La polemica italica sui poteri forti è tutta da ridere, se non ci fosse, invece, ahimè, da piangere. Inizia con un evento che farebbe notizia in un Paese normale in merito alla deontologia giornalistica. La lettera del direttore del Corriere della Sera Ferruccio de Bortoli il quale accusa in forma diretta il premier di tutto ciò di cui si può accusare un politico, giungendo sino ad accusarlo di rapporti con la massoneria, di minare l’ordinamento democratico, di aprire la strada a una sorta di declino terribile in cui il Bel Paese crollerebbe. Per l’amico de Bortoli che ha creato Monti con quel che ne consegue è quasi un contrappasso! Non c’è male come lungimiranza. Si dovrebbe tacere non per educazione ma per scaramanzia: si potrebbe portar bene a Renzi tanto quanto si è portato male a Monti.



Il problema sta nel fatto culturale ben più generale che il Corriere è sempre più simile al Corriere dell’ultimo Albertini: diciannovista anti-parlamentarista, perché antigiolittiano e dominato da una classe dominante in declino che invocava Mussolini come fascismo bianco, illudendosi che il fascismo nero non giungesse, come invece giunse con buona pace di tutti i liberali che fallirono e con loro lo Stato post-risorgimentale che rinacque solo con la Lotta di liberazione nazionale, che non fu una rivoluzione tradita, ma, invece, una grande guerra patriottica. Ma di lì il dibattitto – ovvero in verità una sequela di insulti – è rotolato giù come una palla di neve. La slavina non c’è stata perché di neve in Italia non ve n’è più.



I poteri forti sono scomparsi, come mi sono sforzato di dimostrare nel mio Chi comanda in Italia. E in tali frangenti Huntington ci insegnò che emergono – quando appunto gli Stati si devertebrano – le forze in grado di centralizzarlo, ossia i militari. Ma in uno Stato ormai inserito in una cuspide internazionale come l’Europa unita, colpi di stato nazionali sono impossibili e allora ci si illude di riportare l’ordine trasformando gli ordini – scusate il bisticcio montesqueiano – in poteri. Ecco i magistrati e i burocrati verticali divenire veri e propri poteri, invece di essere servitori della legge generale, ordini, appunto. Ma non potendo centralizzare perché sono divisi, portano decentralizzazione anarchica e poteri di veto, ossia bloccano qualsivoglia iniziativa trasformatrice.



Anche la Cei, che dovrebbe dirci parole sante sulla Santissima Trinità e sull’Immacolata Concezione, invece sproloquia sull’articolo 18 e si occupa di minuzie varie. La malattia alla Ruini non è finita, anzi il malato peggiora, perché ora quell’intelligenza strategica che Ruini aveva – per una causa che io cattolico che non vuole l’unità politica dei cattolici ma la libertà nella fede non condivideva, ma nel mentre profondamente rispettava – si è liquefatta.

Invece tutto il piccolo establishment si è risvegliato: tutti contro Renzi! Anche Della Valle, che di solito non sbaglia bersaglio. Certo, le sponde di azione son poche, ora che Montezemolo non è più in Fiat, ma il fatto è che ciò che è in atto è la disgregazione degli Agnelli, dopo i Pirelli, i Marzotto e via dicendo… Perché di questo si tratta, specularmente alla disgregazione di Mediobanca avvenuta prima e non a caso.

Ma occorre guardare a questo processo in forma positiva e trasformare oligopoli familistici in battaglie aperte e in competizioni che aiutino l’Italia a uscire dalle secche dell’ordoliberalismo teutonico che Juncker ha vieppiù rafforzato. La Mogherini è un bravissimo ostaggio, ma ostaggio è, perché con la diavoleria dorotea che il democristiano Juncker si è inventato, ormai in Europa non si tocca palla se non si è vassalli dei tedeschi. E anche Draghi sta in cantina a pane e acqua: lo faranno anche apparire in televisione assai meno di prima, vedrete.

Ora anche la propaganda fa paura. Perché? Ma perché l’ordoliberalismus sta divorando anche la Germania della donna di casa sveva signora Merkel, e se l’Spd non si risveglia dal sonno neoclassico, la destra si mangerà quel Paese. E se la destra se lo mangia più di quanto già oggi non accada, i fantasmi terribili potrebbero ritornare, perché due sono i paesi al mondo che hanno in sé l’istinto di potenza di far da soli: la Germania e la Cina, che non a caso ora s’intendono più che mai scavalcando la Russia che è in tal modo sempre più isolata e sola.

L’editoriale debortoliano farà storia: è il corno di guerra tedesco che tra le fronde wagneriane appassite rimpiange Monti e insieme è disperato per l’errore allora compiuto. Monti…. e lo vuole far tornare su dal fondo del Reno dove cercava l’ oro con le Norne à la Fornero. Tornare indietro per comandare non fisicamente s’intende, che è già stato dimenticato. Ma forse un altro Monti si prepara a prenderne il posto. I poteri forti, insomma, sono poteri debolissimi che più deboli non si può, ma sono minacciosi e possono condurci al disastro se suonano il corno wagneriano.

Renzi sbaglia in tre cose. Primo, non combatte le battaglie sino in fondo. Dica chiaramente che il tema non è l’articolo 18 ma lo Statuto dei diritti dei lavoratori, ossia la legge 300/1970. Una legge del 1970 varata contro tutti ma da tutti votata perché il Paese sprofondava nel caos sociale, con il povero Brodolini morente e i sindacati divisi. Ebbene, non si possono governare le relazioni industriali per quaranta e più anni senza capire che occorre costruire un nuovo ordinamento intersindacale non statualistico che dà oggi il lavoro in mano agli avvocati e ai magistrati. 

Pietro Merli Brandini, un novantenne lucidissimo che Renzi dovrebbe ascoltare e leggere, ha giustamente ricordato su “Conquiste del lavoro” che sino a quando quella svolta disastrosa non si verificò, sindacati imprese e Pil crescevano come non mai. La situazione è ben mutata lo so, ma una relazione deve pur esserci!

Secondo errore renziano. Legga Machiavelli (un vecchio proprio vecchio). Ci insegna che i nemici non si feriscono. Se li si ha li si uccide. Il nemico non ferirlo mai, ma uccidilo sempre: se rimane vivo ti odierà e ti combatterà a morte. Renzi ha fatto tutto il contrario: li ha spaventati e li ha lasciati vivi. Penso alla Ragioneria Generale dello Stato, che non ha eliminato accentrando presso Palazzo Chigi il controllo della spesa, e penso ai magistrati che tentano di tutto per intimidirlo, anche in famiglia. Faccia subito una riforma che ridia all’Italia il volto di uno stato di diritto.

Terzo errore: continuare con i cerchi magici amici. Non si rottama e non ci si circonda solo di coetanei amici. I vecchi servono eccome! Marchionne, infatti, mi sembra vecchio e se consideriamo bene le cose, anche Berlusconi lo è ed è molto più saggio di quanto non predichino i suoi nemici feriti. Allora si decida, Renzi, e vedrà che questi poteri son tigri di carta, ma come le ombre cinesi fanno molta molta paura. Non ne abbia: si possono lacerare senza spargimento di sangue alcuno.