Pippo Civati non parteciperà alla Festa dell’Unità a Bologna. Una scelta che sarebbe nata da un malinteso con gli organizzatori, anche se nella realtà dà voce al malcontento di una certa parte del Partito Democratico. Lo stesso malcontento espresso da Massimo D’Alema, che proprio dai padiglioni della Festa dell’Unità ha paragonato Renzi a Berlusconi, affermando che l’“annuncite” del premier “non è un neologismo. L’Italia ne ha sofferto moltissimo: nel corso dei governi di Berlusconi era un’attività costante”. E ha aggiunto D’Alema riferendosi all’esecutivo: “I risultati per ora non sono stati soddisfacenti”.
Civati, perché ha deciso di non partecipare alla festa dell’Unità?
Da parte mia non c’è nessuna polemica e non avrei sollevato la questione, quantomeno se gli organizzatori non mi avessero inserito nel programma pur sapendo che quella sera avevo già altri impegni. Sarebbe necessaria una maggiore attenzione al pluralismo in una festa di un grande partito come il Pd. Invece c’è uno staff del premier e tutti si devono adeguare, altrimenti sono vissuti con fastidio. C’è un clima, nei confronti di chi rappresenta la parte non renziana del Pd, che non è semplice, e che personalmente non mi fa sentire a mio agio.
D’Alema ha detto: “Credo che un partito non possa essere il movimento del premier”, e ha aggiunto: “Il Pd in questo momento non ha una segreteria”. E’ d’accordo con lui?
La seconda frase è una mera constatazione: la segreteria non c’è da quando Renzi è andato a Palazzo Chigi, ed è rimasto soltanto qualche membro perché gli altri sono andati al governo con lui. E’ sbagliato fare così, non c’era nessun motivo per non rinnovare la segreteria in tempi brevi. Per quanto riguarda la prima affermazione di D’Alema, ho sempre chiesto di interpretare la leadership in modo diverso. Le direttive che provengono dall’alto non funzionano, soprattutto in un Paese come il nostro che ha bisogno di un rinnovamento profondo.
Fassina ha proposto di abolire il pareggio di bilancio in Costituzione. Lei che cosa ne pensa?
Il Pd ha votato il pareggio di bilancio in Costituzione in una fase che non è molto diversa dall’attuale. Sono d’accordo sul fatto che l’ossessione per l’equilibrio di bilancio ha provocato diversi problemi all’Europa. Vorrei però che ci fosse un’azione concertata che non sia vissuta come un momento di deresponsabilizzazione. Il principio del rigore ha dimostrato di essere insufficiente o forse sbagliato per fare ripartire l’economia, non diamo però il segnale che vogliamo ricominciare a spendere o in Europa non ci parlerà più nessuno. Ciò che dobbiamo fare non è sforare i limiti del 3% e del Fiscal Compact, ma chiedere all’Ue gli strumenti economici per realizzare interventi che stabiliamo insieme.
Renzi ha lanciato il programma dei mille giorni. Lei avrebbe preferito votare nel 2015?
Sì, ho sempre contestato lo schema delle larghe intese. Prima si fa la legge elettorale e prima si chiarisce la distinzione tra destra e sinistra. Ncd minaccia di allearsi con il Pd, ma io non sono affatto d’accordo perché loro si chiamano Nuovo Centro Destra e noi siamo il centrosinistra. Io quella distinzione la voglio mantenere, quindi prima si va a votare e meglio è. Aspettare il 2018 mi sembra perfino pericoloso.
D’Alema ha criticato Renzi per il suo accordo con Berlusconi, ma era stato proprio lui a tentare la strada delle riforme bipartisan senza riuscirci. Non è una contraddizione?
Penso che lo schema in cui Renzi si è inserito lo abbiano preparato altri. Questo schema prevede il tentativo di un’alleanza con un centro per le elezioni e con un centrodestra per le riforme. La presenza di Berlusconi ha sempre reso molto complicato qualsiasi accordo bipartisan, perché il Cavaliere per cinque volte lo ha fatto saltare. Renzi si è inserito su una strada già tracciata e D’Alema qualche responsabilità sulla costruzione di una certa mentalità ce l’ha.
Secondo lei con chi si dovrebbe alleare il Pd?
Il Pd deve rappresentare l’intero centrosinistra e per farlo deve liberarsi dell’alleanza con il centrodestra. Più passa il tempo e più la proposta di Alfano rischia di consolidarsi. Vorrei un Pd che affronti un ragionamento alla pari con le altre forze di sinistra. Mi riferisco non solo a Sel, ma soprattutto a quell’elettorato che sta tra Sel e il Pd e che in questi mesi ha sofferto, magari scegliendo il M5S, perché non si fidava di queste relazioni pericolose con la destra.
Lei in questo ampio campo del centrosinistra inserisce lo stesso M5S?
No. Tantissimi elettori del centrosinistra, soprattutto nel 2013, hanno scelto di votare il M5S e almeno la metà proviene dal Pd. Sarebbe irrispettoso pensare che questi elettori siano tutti impazziti, ma dobbiamo cercare di recuperare quei voti all’interno del centrosinistra senza fare “sperimentazioni Ogm” estranee alla nostra storia e ai nostri valori.
(Pietro Vernizzi)