Dentro il centrodestra la domanda si fa di ora in ora più insistente: che cosa opporre al “patto del tortellino”? Forza Italia fa davvero parte dell’opposizione al governo di Matteo Renzi, oppure fa finta di fare opposizione, ed ha ormai scelto di fare una sorta di appoggio esterno di Renzi?

La domanda si è fatta più stringente dopo il comizio che Matteo Renzi ha fatto in chiusura della festa dell’Unità di Bologna. Il premier/segretario ha sancito una sorta di pax emiliana fatta di coinvolgimento delle minoranze nella gestione del Pd: la nuova segreteria unitaria verrà annunciata in settimana, ma ha accuratamente evitato di parlare dei temi più delicati e divisivi, di economia e di riforma del mercato del lavoro.  



E il centrodestra? Resta a guardare, viene da dire parafrasando il titolo di un vecchio film. Berlusconi ha ripreso a fare telefonate in giro per l’Italia, non potendosi muovere liberamente per via delle note vicende giudiziarie. Un leader dimezzato che spiega al suo popolo (tra il 16 e il 18% dell’elettorato, secondo i più recenti sondaggi) che la sua è un’opposizione responsabile. “Noi siamo all’opposizione di questo governo, con responsabilità, e contrastiamo con forza le misure economiche che non ci convincono e ci impegniamo per le modifiche dell’assetto istituzionale”, ha detto al telefono con un raduno in terra pugliese dei suoi sostenitori. Un doppio binario che alla lunga diventa difficile sostenere, e che consegna il ruolo di reale opposizione a questo governo da una parte al Movimento 5 Stelle e dall’altra alle formazioni populiste senza vergogna, la Lega di Matteo Salvini (unico partito che cresce nei sondaggi, accanto al Pd renziano) e i Fratelli d’Italia del duo Meloni-La Russa.



Le scadenze elettorali locali, però, incombono. E il popolo dei berlusconiani ogni giorno che passa manifesta segni crescenti di nervosismo. A rompere la tregua estiva è stato Raffaele Fitto che, del tutto insoddisfatto dalla messe di preferenze che lo ha catapultato al parlamento europeo, ha dissotterrato l’ascia di guerra. Ha spiegato di ritenere necessario “uscire da una posizione di ambiguità e caratterizzarci da un punto di vista identitario e culturale sui temi concreti”. Tradotto: fare opposizione morbida non ha alcun senso, bisogna irrigidire la posizione di Forza Italia e cercare di mettere in difficoltà davvero il governo Renzi. 



Fitto avrà fra poche settimane la possibilità di dimostrare se fa sul serio, oppure no. Accadrà quando dovrà decidere se scendere in campo nella contesa regionale pugliese, oppure no. Il decennio vendoliano volge al termine, il centrosinistra cerca il suo alfiere e forse lo ha già trovato nell’ex sindaco di Bari, Michele Emiliano. Il centrodestra è alla finestra. Quello che è più grave, è che i moderati passano di rinvio in rinvio persino nelle due realtà regionali che voteranno per prime, la Calabria e l’Emilia Romagna, dove non si può attendere la primavera del prossimo anno, si andrà alle urne in autunno per le dimissioni per vicende giudiziarie dei presidenti Scopelliti ed Errani.

Il centrodestra sta correndo il serio rischio di arrivare nudo alla meta. La ricostituzione di uno schieramento moderato che vada dall’Udc/Ncd sino a Lega e Fratelli d’Italia è attualmente al punto zero. Da Frascati, dalla “Summer School” promossa dalla fondazione Magna Carta di Gaetano Quagliariello, si fa sapere che al tavolo con il comitato per le alleanze insediato da Silvio Berlusconi e presieduto da Altero Matteoli siederà una delegazione unitaria della Costituente popolare, cioè il rassemblement costituito da Ncd, Udc e Popolari afferenti a Mario Mauro. Tre debolezze che non fanno una forza e che non riescono a dare minimamente un segno di presenza nella compagine di governo egemonizzata dal Pd. Tre debolezze che fanno la faccia cattiva contro i (veri o presunti) populisti di destra, Salvini e la Meloni. Salvini, soprattutto, non si spaventa certo per i ruggiti a salve di un Alfano che non riesce a imprimere una svolta alla politica migratoria del nostro paese.

Berlusconi sembra del tutto disinteressato a questo stato di cose. Sembra concentrato più che altro sul suo ruolo di “padre costituente” con Renzi, cui dispensa lezioni di politica estera, forte dei suoi storici legami privilegiati con Putin. Ma se non saprà tenere in pugno la galassia del centrodestra, rischierà di vedersela scoppiare tra le mani. Lui è sicuro che questo non accadrà. Lo confortano i sondaggi che lo vedono ancora leader incontrastato dell’area moderata nell’immaginario dell’elettorato di centrodestra. Ma non è detto che i vari Alfano, Cesa, Mauro, Salvini, Meloni e Storace siano disposti a sedersi tutti insieme intorno al tavolo dell’ex Cavaliere. La rottura è più vicina di quanto non si possa immaginare, dal momento che in molti, anche dentro la stessa Forza Italia, vedono Berlusconi come il tappo che tiene compresse le energie del centrodestra e ne impedisce la riorganizzazione. 

Non solo Fitto va tenuto d’occhio, ma anche Rotondi, la Prestigiacomo, Scajola. Tutta gente che continua a pesare. La ricostruzione del centrodestra può passare anche attraverso una clamorosa rottura, ed una sconfitta catartica. Un prezzo durissimo, forse indispensabile per ricominciare. Da zero o quasi.