“Facciamo un accordo sul Quirinale con Berlusconi e con le altre opposizioni dalla prima votazione, quando è necessaria la maggioranza qualificata. Farlo dalla quarta, quando basta la maggioranza assoluta, è una contraddizione carica di ambiguità perché mescolerebbe i voti del governo con quelli dell’opposizione anche se non più necessario”. Sono le parole di Miguel Gotor, senatore del Pd, al termine della direzione del Pd per fare il punto in vista dell’elezione del presidente della Repubblica. Il segretario-premier si è rifiutato di fare nomi di eventuali candidati, ma ha sottolineato che il Pd ha una “responsabilità” nell’elezione del inquilino del Colle, e quindi “o siamo in condizioni di fare quel che è necessario” oppure “noi saremo additati come colpevoli”.
Perché Renzi si è rifiutato di fare nomi di eventuali candidati?
Sono d’accordo con lui, perché in questa fase bisogna stare il più distanti possibile dal toto-nomi, un gioco di società che lascia il tempo che trova. Prima dei nomi sono importanti la definizione di un profilo possibile e soprattutto l’individuazione di un metodo di selezione.
Qual è il profilo ideale del nuovo presidente della Repubblica?
Per quanto mi riguarda il profilo più adatto è quello di un uomo o una donna che abbiano esperienza politica, specifica competenza economica e un campo di relazioni in grado di garantire l’Italia e il governo nel contesto europeo come ha egregiamente fatto Napolitano, e anche sensibilità costituzionale, perché il processo di riforme deve proseguire. L’Italia ha bisogno di un presidente della Repubblica che sia una figura autonoma e autorevole, non una figurina che rimanda ad altro. Le parole chiave sono quindi autonomia e autorevolezza.
Quale metodo va ricercato per la sua elezione?
Renzi ha fatto bene nella direzione di ieri a dichiarare che il Pd indicherà un suo nome sin dal primo scrutinio. Al riguardo ha cambiato idea e spero che ciò non avvenga di nuovo. Infatti, qualche giorno fa aveva sostenuto di volere eleggere un presidente della Repubblica con un coinvolgimento delle opposizioni e del più ampio campo di forze possibili, ma a partire dalla quarta votazione quando il quorum si abbassa e dunque prevedendo di votare bianca nei primi tre scrutini.
Che cosa non vi convince di quest’ipotesi?
Si tratta di una contraddizione gravida di conseguenze politiche, in quanto vorrebbe dire che Renzi sta implicitamente cercando un accordo con Berlusconi e Verdini, per eleggere un presidente della Repubblica scaturito direttamente dal Patto del Nazareno. Se così fosse il nuovo inquilino del Colle sarebbe il prodotto di una maggioranza ristretta e consociativa nata mescolando i sostenitori trasversali del patto del Nazareno tra Forza Italia e Pd.
E come si potrebbe superare questa contraddizione?
Dal punto di vista politico il modo migliore per uscirne sarebbe quello di puntare su Romano Prodi, il padre dell’Ulivo, ma sono possibili anche altri candidati altrettanto autorevoli come Amato o Mattarella. Per il Pd, però, sarebbe importante ripartire dal trauma dei 101, che oggi può essere superato per due motivi: anzitutto perché ci troviamo in una diversa fase politica per ragioni oggettive (non bisogna formare anche un nuovo governo e il presidente della Repubblica non è privo del suo potere di sciogliere le Camere, come Napolitano nel 2013) e poi perché il partito è più forte e con un maggiore numero di grandi elettori, e quindi potrebbe riuscire oggi laddove ieri ha fallito. Si potrebbe partire anche dai primi tre scrutinii, perché faccio notare che lo stesso Berlusconi e alcuni suoi sodali non si sono detti indisponibili sul nome di Prodi. Sarebbe ben strano scoprire che a essere indisponibile fosse Renzi, che è segretario del Pd.
Questa ostinazione sui 101 non sembra un po’ una vostra vendetta politica, un puntiglio?
Come le dicevo, oggi ci sarebbero i numeri per eleggere Prodi, forse addirittura nei primi tre scrutinii e ancora più agevolmente dal quarto in poi, con un voto della maggioranza che sostiene il governo. Il puntiglio sarebbe di chi vuole eleggere al quarto scrutinio, quindi a maggioranza assoluta, un presidente della Repubblica con i voti di Berlusconi, dunque frutto del Patto del Nazareno, questo sì che sarebbe inaccettabile. Non si tratta quindi di una vendetta: stiamo parlando di Prodi, che è il fondatore dell’Ulivo e uno dei principali garanti e protagonisti del bipolarismo in Italia.
Voi siete disposti a eleggere il presidente della Repubblica insieme a Berlusconi solo se si tratta di Prodi?
No, siamo aperti anche ad altre ipotesi, ma alle condizioni che ho detto prima. Nelle prime tre votazioni è giusto, in base al dettato della Costituzione, ricercare il consenso più ampio possibile, anche perché sarà necessaria una maggioranza qualificata di oltre 700 voti. Se Renzi in merito ha cambiato idea sono contento. Per questo sottolineo che è importante il metodo, più che i nomi: un conto sarebbe eleggere nei primi tre scrutinii un presidente della Repubblica con il concorso delle opposizioni, come prevede la Costituzione, e dunque un garante dell’unità nazionale, un altro dalla quarta in poi, quando non sarebbe necessario, e questo vorrebbe dire che il solco è quello tracciato dagli interessi visibili e oscuri del patto del Nazareno.
E se Renzi sparigliasse presentando un Veltroni, un Fassino o un Bersani?
Non sarebbe uno sparigliare: vorrebbe semplicemente dire che il prescelto, pur proveniendo dal Pd e da una storia di sinistra, si sarebbe piegato alla logica e alle convenienze del patto del Nazareno e non risponderebbe a quei requisiti di autonomia e di autorevolezza a cui accennavo. Per come lo conosco, escludo che costui possa essere Bersani, che ha fatto dell’autonomia e del rifiuto di ogni manipolazione la cifra distintiva del suo carattere politico, anche pagandone un prezzo.
Renzi sbaglia a temere i franchi tiratori?
Renzi non deve temere i franchi tiratori, né utilizzarli come fantasma o pretesto per nascondere le proprie difficoltà o incertezze. Deve piuttosto fare una buona proposta, cioè una scelta di un profilo autonomo che non sia il semplice distillato del patto del Nazareno, ma che sia all’altezza della responsabilità nazionale e di governo del Pd e del suo ruolo di perno del sistema politico italiano per come è scaturito dalle elezioni del 2013. Se così sarà, vedrà che non ci sarà nessun franco tiratore, e anche il governo Renzi sarà più forte e in grado di durare l’intera legislatura nell’interesse generale dell’Italia.
Perché insiste tanto sull’autonomia e si sente di consigliare questo criterio di scelta a Renzi?
Solo chi è autonomo per davvero puo’ essere anche leale. Chi invece è dipendente da qualcuno o da un patto è soltanto fedele, per convenienza o perché è ricattabile, ma, se è così, prima o poi tradisce.
(Pietro Vernizzi)