“Per Renzi garantire l’asse con Berlusconi in vista del voto per il Quirinale è fondamentale. La strategia dei due leader è muoversi nell’ombra per evitare che i loro avversari abbiano buon gioco a fare del cecchinaggio”. Lo afferma Vittorio Feltri, editorialista de Il Giornale ed ex direttore di Libero, nel momento in cui la partita per il Colle si intreccia sempre di più con il dibattito sulle riforme istituzionali. Intanto la situazione in Forza Italia è sempre più tesa, come documenta il fatto che giovedì l’incontro del gruppo dei senatori del partito ha visto consumarsi uno scontro verbale molto violento tra Denis Verdini e Renato Brunetta.



Fino a che punto Berlusconi controlla ancora Forza Italia?

Nello stesso modo in cui Renzi è in grado di controllare il Pd. C’è una quota di fedelissimi che segue il Cavaliere, e poi c’è una “scheggia”, che può anche essere importante, che invece procede per conto proprio o addirittura ha il piacere di contrastare la realizzazione della volontà del capo.



Nella situazione interna a Forza Italia quanto conta il tema delle riforme?

A Berlusconi stanno a cuore le riforme istituzionali perché ha potuto sperimentare che con l’attuale assetto non si va da nessuna parte. Anche due o tre giorni fa ha ribadito che il capo del governo non riesce a realizzare il suo programma politico perché ciascun provvedimento poi passa nelle aule, viene modificato, stravolto ed esce completamente diverso rispetto a come è entrato. Per il resto quello che preme di più agli altri è la conservazione del posto, delle riforme interessa poco a tutti.

La legge elettorale sta creando malumori in Forza Italia?



La legge elettorale sta creando malumori da almeno sette anni. Dal 2008 non si fa che parlare di riforma elettorale e in tutti questi anni non si è riusciti a combinare nulla. Inoltre non si sa bene di quale legge elettorale si stia parlando, perché c’è chi parla di un ritorno al Mattarellum e chi dell’Italicum. Insomma non si capisce ancora niente e si discute sul nulla.

Quale sarà la strategia di Renzi in vista del voto per il Quirinale?

Più che in situazioni ufficiali, Renzi si sta impegnando in incontri in cui tutto avviene sottobanco. Specialmente in una situazione così delicata, se non si fanno degli accordi preliminari si arriva alla trattativa finale avendo poche chance di concluderla.

Per il premier conta di più il patto con Berlusconi o l’unità del Pd?

L’unità del partito non ce l’avrebbe comunque, perché sappiamo che alla sua sinistra ha degli oppositori interni. Di Berlusconi invece ha bisogno, perché diversi provvedimenti approvati in Parlamento sono andati in porto solo grazie all’aiuto o quanto meno al mancato ostruzionismo di Forza Italia. Il Cavaliere per Renzi si è rivelato importante, e su questo c’è poco da discutere. Poi se salterà il Patto del Nazareno faremo altri discorsi, ma per il momento è ben saldo. Che poi certe cose non si dicano alla luce del sole fa un po’ parte della logica delle cose, perché altrimenti tutti gli avversari sia di Renzi sia di Berlusconi avrebbero un facile gioco a fare del cecchinaggio.

 

C’è il rischio che Prodi sia eletto per fare un dispetto a Berlusconi e a Renzi?

E’ difficile dirlo. Bisognerebbe prima vedere come si pongono le altre formazioni politiche in aula, perché a quel punto uno può anche studiare come fare un dispetto. Ma se non sa come si dispongono gli schieramenti, farlo a priori è un’operazione quasi impossibile.

 

Lei vedrebbe bene un “presidente-notaio” come Mattarella?

Sì, a Renzi farebbe comodo avere un personaggio al Quirinale meno ingombrante rispetto a Napolitano, anche perché come si dice in dialetto abbiamo un premier un po’ “faso tuto mi”. Avere un altro Napolitano cui rendere conto, dal quale addirittura in certi casi dipendere, potrebbe essere un freno alla sua attività e alla sua voglia di dire più che di fare. Di personaggi di questo tipo è piena l’Italia, c’è solo l’imbarazzo della scelta. La stessa candidatura di Padoan nasce da queste osservazioni. Renzi sta pensando a un personaggio grigio e scolorito che non disturbi il manovratore.

 

Questo “personaggio grigio” una volta al Quirinale potrebbe decidere che è lui che conta?

Certo, è già successo. L’esperienza ci insegna che per esempio Oscar Luigi Scalfaro, eletto presidente della Repubblica per disperazione dopo 20 scrutini, una volta insediatosi rivelò di avere un temperamento ben diverso da quello che gli era stato attribuito. Fu cioè un presidente che non soltanto si faceva rispettare, ma che imponeva anche le sue idee.

 

Renzi sembra escludere un ex segretario del Pd come Veltroni, Fassino o Bersani. Sono nomi che potrebbero tornare in auge?

Mi sembra improbabile, almeno nel breve e nel medio termine, poi è chiaro che può succedere di tutto. Al momento bisogna riconoscere che Renzi, piaccia o non piaccia, non ha avversari nel centrosinistra. Non c’è nessuno che sia in grado di prendere in mano il bastone di comando, e finché la situazione è questa è chiaro che Matteo Renzi ha buon gioco.

 

(Pietro Vernizzi)