“Ricordo ai senatori M5S che la proposta di attribuire il premio alla lista è venuta proprio dal loro Movimento e mi auguro che questa apertura sia apprezzata”. Lo ha detto il ministro per le Riforme istituzionali, Maria Elena Boschi. Oggi il Senato voterà sulla nuova legge elettorale, e a creare particolari tensioni è la posizione della sinistra Pd che ha annunciato che non voterà l’Italicum se non sarà accolto l’emendamento contro i capilista bloccati. Ma anche in Forza Italia negli ultimi giorni sono volati gli stracci. Abbiamo chiesto un’analisi ad Alessandro Chiaramonte, politologo dell’Università di Firenze.
Qual è il significato politico dell’uscita del ministro Boschi?
E’ evidente che si sta cercando di trovare un consenso il più largo possibile, su un punto della riforma elettorale che forse ancora è controverso. Rispetto al premio di maggioranza assegnato alla singola lista con il più alto numero di voti, invece che alla coalizione, non è ancora chiarissima la posizione del centrodestra e in particolare di Forza Italia.
Quali sono le principali voci discordi?
Il senatore Donato Bruno (Forza Italia) si è espresso in maniera nettamente contraria alla soluzione del premio alla lista. D’altra parte c’erano state aperture in tal senso da parte di altri esponenti del centrodestra. Nell’incertezza di questa posizione il Pd vorrebbe tutelarsi cercando il favore dell’M5S sul premio di maggioranza alla lista.
Se salta il Patto del Nazareno sulla legge elettorale, viene meno anche l’accordo sul Quirinale?
Non sono così certo del fatto che il Patto del Nazareno comprenda anche un nome per il Quirinale. Se Forza Italia dovesse ritenere che quello del premio alla coalizione anziché alla lista sia un elemento imprescindibile del Patto stabilito a suo tempo con Renzi, l’eventuale sponda dell’M5S potrebbe portare a uno stravolgimento. Dubito però che Renzi possa avere maggior fiducia nei Cinque Stelle di quanto non ne abbia nei confronti di Forza Italia per quanto riguarda la riforma elettorale.
Quindi l’invito della Boschi a Grillo è solo un modo per sollecitare Berlusconi a rispettare il Patto?
Esattamente, è una manovra tattica come le dichiarazioni di Brunetta che vanno apparentemente in una direzione diversa da quelle di Berlusconi. All’interno sia del Pd sia di Forza Italia le posizioni non sono omogenee, ma è probabile anche che alcune dichiarazioni siano tattiche in vista di un riposizionamento sugli accordi della riforma.
La sinistra Pd è sulle barricate contro la legge elettorale. Fino a che punto si spingerà?
Il destino di un’eventuale scissione della sinistra Pd è legato chiaramente alla riforma elettorale. Se si dovesse andare nella direzione del premio di maggioranza assegnato alla lista che ottiene il maggior numero di voti, un partito separato a sinistra del Pd sarebbe largamente ininfluente. E’ probabile che gli scissionisti a quel punto si troverebbero in un vicolo cieco, e potrebbero avere ben poca voce in capitolo sia nei governi sia nell’opposizione. Per quanti nella sinistra Pd stanno eventualmente pensando alla nascita di una nuova formazione, la partita della riforma elettorale è quindi decisiva. Se passa il premio alla lista, per loro non resta che fare l’opposizione interna al Pd.
Per il senatore Minzolini, Forza Italia è il partito più penalizzato dall’Italicum. E’ davvero così?
Guardando agli scenari di oggi, la situazione non sembra uguale per sinistra e destra. La sinistra ha un partito con una certa dimensione, il Pd, che quindi può permettersi di correre da solo alle elezioni, sperando di vincerle se non al primo turno quantomeno al secondo. Nel caso del centrodestra non c’è un grande partito com’era un tempo il Pdl, che potrebbe anche fare da solo. Qui siamo di fronte a una serie di partiti, anche se Forza Italia e Lega nord sono maggiori degli altri.
Che cosa accadrà a questa galassia se fosse approvato l’Italicum?
Se dovesse passare la riforma per cui il premio è assegnato alla lista con il maggior numero di voti, in questo frangente è difficile immaginare un listone unico del centrodestra che metta insieme i candidati di Lega nord, Forza Italia, Nuovo Centro Destra, Fratelli d’Italia, tutti sotto a un unico simbolo e leader. Attualmente non mi pare che ci siano le condizioni per fare questo. Non è escluso che possano esserci domani, e l’eventuale corsa separata di queste liste è evidente che le mette fuori gioco per la possibilità di vittoria. Anzi ci sarebbe il rischio che al secondo turno si confrontino Pd e M5S. Capisco quindi le preoccupazioni di Minzolini.
Alla fine i deputati di Forza Italia voteranno una legge elettorale “suicida” per fare un piacere a Berlusconi?
Il problema è che il partito è di Berlusconi, è quindi sta a lui decidere che cosa fare o meno. Quanti in passato hanno cercato di porsi in antagonismo a Berlusconi si ritrovano oggi in altri partiti e fuori dalla politica. Anche in questa circostanza deciderà Berlusconi in prima persona e gli altri si adegueranno.
(Pietro Vernizzi)