L’assemblea dei senatori Pd ha votato sì all’Italicum ma senza i 29 parlamentari che si riconoscono negli emendamenti Gotor. La minoranza del partito ha lasciato la sala in cui era in corso l’incontro, e quindi la legge elettorale è stata votata solo dai 71 presenti. “C’è stata una discussione vera e seria e c’è stato ascolto reciproco – ha dichiarato Renzi -. Dalle nostre decisioni dipende la tenuta del Paese”. Mentre per Francesco Boccia, deputato del Pd, “chi guida il partito ha la responsabilità di evitare che questa discussione porti alla deflagrazione”.
Che cosa ne pensa di quanto è avvenuto nell’assemblea dei senatori del Pd?
Rispetto la maggioranza del Pd che, credo con grande imbarazzo, sta cercando di tenere in vita il patto politico con Verdini. Ma nello stesso tempo condivido la battaglia culturale della minoranza del Pd, che ha chiesto semplicemente a Renzi di fare scegliere i deputati della Repubblica dagli elettori. In questi anni in cui ci siamo battuti contro il Porcellum noi abbiamo raccontato in tutte le sedi che bisognava ridare voce agli elettori.
Lei al Congresso per chi aveva votato?
Io nel Congresso avevo votato Renzi perché si era impegnato a cancellare i nominati dal Parlamento. Prendo atto invece che si sta decidendo di mantenere un Parlamento composto per la stragrande maggioranza da nominati. Mi auguro quindi che in queste ore si cambi idea. Gli emendamenti Gotor consentono agli italiani di scegliere i deputati con le preferenze. Se questo non dovesse accadere la scelta della maggioranza del partito accontenterebbe Verdini, ma non gli italiani e gli elettori del Pd. Berlusconi non vuole le preferenze.
La minoranza del Pd sta chiedendo a Renzi di fare saltare il Patto del Nazareno?
No, la minoranza del Pd sta chiedendo a Renzi di fare eleggere i deputati con le preferenze. Non ho mai criticato il confronto con centrodestra e M5S né l’accordo con Berlusconi. Trasformare però la legge elettorale cancellata dalla Corte costituzionale a causa dell’impossibilità degli italiani di scegliere gli eletti, con un’altra legge che consente solo a pochi deputati di essere eletti con le preferenze, prelude a misure molto gravi.
Ritiene che ci sia stato un errore di “metodo”?
E’ giusto discutere di riforme e trovare un accordo con Berlusconi e con tutti gli altri leader all’opposizione, inclusi gli stessi Salvini, Vendola e Grillo. Avere invece un unico interlocutore nell’opposizione è un fatto grave, soprattutto se quest’ultimo viene prima degli stessi interlocutori all’interno del partito. E in questo momento per Renzi il dialogo con Verdini è prioritario rispetto a quello con molti dirigenti del Pd. Questo è un errore non solo nella sostanza, ma anche nel metodo.
Il partito andava coinvolto maggiormente?
Una riforma così importante deve essere prima condivisa da tutto il Pd e poi sottoposta al consenso con gli altri gruppi. Tanto più che Sel, Lega e M5S voteranno contro, e quindi Renzi non può neanche sostenere di avere coinvolto le opposizioni. Dobbiamo chiederci se una legge elettorale così serve al Paese, e io credo che non risolva i problemi di credibilità della democrazia che l’Italia ha da quando il centrodestra volle il Porcellum.
La posta in gioco della battaglia sull’Italicum è anche la sopravvivenza stessa della sinistra del partito?
No. Personalmente mi ritengo un “apolide” e non ho motivo per credere che una legge elettorale possa tenere in vita o meno le correnti. In ogni caso se ci sono dei gruppi culturali che discutono di scelte strategiche per il Paese, sono un fatto positivo per lo stesso partito. Se invece ad alcuni piace il partito del padrone, con un signore che decide e tutto il resto assimilabile a una proprietà, questo non è il Pd e spero che non lo diventi mai. Se c’è un signore che nomina tutti i parlamentari poi siamo nelle sue mani, e non ci si deve lamentare se avremo una deriva autoritaria. Anche perché la storia dell’Italia insegna che chi ha imposto le leggi elettorali poi ha quasi sempre perso le elezioni.
Al di là dell’Italicum, che cosa si sta consumando nel Pd?
Siamo alla vigilia di scelte importanti, non solo per la legislatura ma anche per il futuro del Paese, e siccome il Pd non ha padroni la gente al suo interno discute e si confronta. Chi guida il partito ha la responsabilità di evitare che questa discussione porti alla deflagrazione. Chi ha dedicato una vita ai valori per le quali l’Ulivo si è trasformato in Pd, pretenderà fino in fondo il rispetto delle idee degli altri. Se dovesse venire meno questo rispetto si scriverà una bruttissima pagina della storia politica italiana.
Dopo la fuoriuscita di Cofferati si va verso la scissione?
Lo escludo, penso che sia sbagliato e non c’è nessuna motivazione che possa consentire a un militante del Pd di andare via. Il Pd è la casa di tutti e le battaglie vanno fatte dentro al partito.
(Pietro Vernizzi)