Il primo ministro greco Antonis Samaras ha fatto il suo appello finale agli elettori in vista delle elezioni parlamentari di domenica, che vedono il suo partito Nea Dimokratia in lizza contro la sinistra di Syriza. Samaras ha dichiarato che nonostante gli anni di austerità, il Paese ha mostrato segnali di ripresa. Nel frattempo il leader di Syriza, Alexis Tsipras, ha dichiarato che il suo Paese restituirà alla Grecia la sua “dignità”. Abbiamo chiesto un’analisi a Teodoro Andreadis Synghellakis, giornalista della Bbc greca e autore del libro-intervista “Alexis Tsipras. La mia sinistra”, pubblicato dalle edizioni Bordeaux con la prefazione di Stefano Rodotà.



Come vede il voto per il rinnovo del parlamento greco?

Tutti i segnali ci dicono che si va verso un cambio della guardia, in quanto Syriza ha un ampio margine di vantaggio nei sondaggi che si pensa sarà confermato nell’urna. Ciò che occorre è un cambio di passo, e se i sondaggi come sembra saranno confermati metteremo fine o comunque ridiscuteremo in toto l’austerità. Bisogna arrivare con i conti in ordine, ma senza le crisi sociali precedenti.



In che modo è possibile farlo?

Occorre togliere alla Troika il diritto di decidere come e dove sono fatti i tagli, e ritornare nella normalità democratica. Va restituito al governo il potere di decidere in quali settori intervenire senza tagli lineari, ma con dei tagli mirati e una sensibilità sociale che dovrebbero essere alle base di tutti i Paesi membri dell’Ue.

Syriza avrà la maggioranza assoluta oppure no?

Questo è qualcosa che si dovrà vedere, perché dipende molto dai risultati dei piccoli partiti e la legge greca è complessa quasi come quella italiana. Il numero dei seggi della forza politica che si classifica prima alle elezioni dipende da quante liste entrano nel Parlamento. Al momento ci sono forti indicazioni che dicono che Syriza o avrà la maggioranza assoluta, o che ci andrà comunque vicina.



In caso non ci arrivasse, con chi si potrà alleare?

Le affinità ideologiche maggiori sono con i socialisti del Pasok o con la formazione Democratici e Socialisti di Georgios Papandreu, che non si sa però se entrerà in Parlamento o meno. Questa vicinanza ideale è stata inoltre minata dagli anni di austerità e dalla partecipazione dei socialisti ai governi di alleanza con il centrodestra. Bisognerà vedere se ci saranno dei deputati socialisti che singolarmente potrebbero decidere di sostenere il governo, o se avremo un accordo con Pasok. Le alternative sono un accordo con il partito centrista “Il Fiume” (To Potami) del giornalista Teodorakis o con la lista Greci Indipendenti.

La Bce ha detto che se Atene non troverà un nuovo accordo con la Troika, non acquisterà titoli greci. Come si metteranno le cose?

Ci sarà un periodo di trattativa in cui si fermerà il gioco, si vedrà che cosa si può fare sul debito, e poi si giungerà a una conclusione. E’ ormai chiaro che la Grecia non uscirà dall’euro, e quindi si deve comunque trovare una soluzione per una permanenza realistica e accettabile dal punto di vista sia economico sia sociale della Grecia all’interno della moneta unica. Si farà pressione da tutte e due le parti, tenendo il punto fermo da parte sia di Syriza sia dell’altro fronte. Però poi molto probabilmente si arriverà a un compromesso.

 

Quanto conta il fatto che questa volta i titoli greci sono in mano a Bce e Fmi?

Se ci dovesse essere un taglio del debito ci saranno meno problemi diretti per i cittadini. Si possono trovare delle soluzioni ed è probabilmente più facile farlo perché si sa con chi si deve trattare. Da parte dei creditori si propone un allungamento dei tempi di pagamento e la riduzione degli interessi, ma noti economisti dicono che questo non basta per riuscire ad arrivare a un risultato. L’economista greco Vatikiotis ha dichiarato: “Senza un taglio del debito la Grecia non potrà ripagare quanto deve e l’economia del Paese non potrà ripartire in nessun modo”.

 

(Pietro Vernizzi)

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