“Una rosa segreta di nomi condivisa da Berlusconi e Renzi, che sarà sottoposta all’approvazione del Partito democratico”. E’ questo il metodo con cui sarà scelto il nuovo presidente della Repubblica secondo Agostino Giovagnoli, politologo e professore di Storia contemporanea nell’Università Cattolica del Sacro Cuore, secondo cui “a parte suggerire dei nomi a lui graditi e pretendere che non se ne scelga uno particolarmente sgradito, non credo che il Cavaliere possa pretendere di definire un nome secco insieme a Renzi”.



Come farà Renzi a trovare un nome che metta d’accordo sia la sinistra Pd sia Berlusconi?

L’abilità di Renzi consisterà nell’evitare questo tipo di scoglio. Non può fare un accordo con Berlusconi prima di una consultazione interna al suo partito, perché questo provocherebbe una lacerazione troppo profonda e troppo pericolosa per il Pd. Renzi starà attento però a fare delle proposte che sa già essere gradite a Berlusconi. La filosofia con cui si è mosso in questi mesi comprende questa esigenza di tenere Forza Italia dentro la costruzione del nostro sistema politico, di cui il presidente della Repubblica costituisce un passaggio fondamentale.



Renzi e Berlusconi hanno stretto un accordo segreto sul nome del presidente della Repubblica?

Più che sul nome c’è un accordo di sostanza sulle qualità del nuovo presidente, il che forse vuol dire un accordo sulla rosa di nomi. Berlusconi, facendo i nomi di Casini ed Amato, ha provato a giocare d’anticipo. Ma a parte suggerire dei nomi a lui graditi e pretendere che non se ne scelga uno a lui particolarmente sgradito, non credo che il Cavaliere possa pretendere di definire un nome secco insieme a Renzi.

Che cosa ne pensa delle candidature di Mattarella e della Finocchiaro?

Sono entrambi nomi validi anche se con un profilo diverso tra loro. Quello della Finocchiaro potrebbe andare più incontro a un’esigenza di cementare l’unità del Pd, recuperando un nome gradito alla minoranza o che comunque sia espressivo nei suoi confronti.



E Mattarella?

Quella di Mattarella è una figura che certamente ha fatto parte della storia del Pd, ma che è comunque al di sopra delle parti e che potrebbe avere anche l’apprezzamento all’esterno del partito in virtù della tradizione cattolico-democratica che rappresenta e per il ruolo che ha assunto nella Corte costituzionale. Tanto la Finocchiaro quanto Mattarella sono entrambi dei candidati validi anche se il secondo sarebbe più rappresentativo.

 

Quali sono invece le chance di una figura come Amato?

Amato è a maggior ragione una figura trasversale e di grande spessore politico. E’ gradito all’ampia parte del Pd, incluso lo stesso D’Alema, ma piace anche a Berlusconi per il suo passato nel Psi. Amato sarebbe dunque una figura utile a gestire una situazione che comunque sarà complicata, perché noi non sappiamo che cosa ci riservano i prossimi anni. Un presidente politico che, proprio come Napolitano, sappia gestire l’imprevisto e l’imprevedibile oggi risponde alle esigenze più vere del nostro sistema istituzionale.

 

Oltre a quelli che abbiamo già fatto, quali altri nomi possono essere stati inseriti nella rosa di Renzi e Berlusconi?

Tra i nomi più probabili ci sono quelli di Veltroni, Delrio e Franceschini. Ci sono delle ragioni politiche per sceglierli, anche se i due in assoluto più indicati sono Mattarella e Amato.

 

Veltroni può riuscire a ottenere il consenso della sinistra Pd?

Veltroni ha un problema storico, il suo rapporto da sempre antagonistico con D’Alema. E’ qualcosa che continua a pesare, anche se Veltroni ha dalla sua che comunque è stato in qualche modo un precursore di Renzi. C’è quindi un motivo politico per cui il suo nome continua a girare, anche se non è quello che più facilmente può raccogliere tutti i consensi di cui c’è bisogno.

 

Con Casini potremmo avere il primo presidente non di sinistra dopo Cossiga?

Quello di Casini oggi è un nome improponibile. Berlusconi lo sente come una figura non ostile, ma Casini è molto logorato dalla lunga vicenda politica e largamente impopolare a sinistra. Sarei stupito se fosse lui a succedere a Napolitano.

 

(Pietro Vernizzi)