“Fausto Bertinotti sarebbe un ottimo presidente di garanzia. Gode di molte simpatie all’interno del centrodestra, è equidistante rispetto a Pd e Forza Italia ed è stato presidente della Camera. Potrebbe essere lui il nome in grado di sorprendere e unire tutti”. Lo afferma Gianfranco Rotondi, deputato di Forza Italia ed ex ministro per l’Attuazione del programma. Giovedì il parlamento si riunirà in seduta comune per eleggere il successore di Giorgio Napolitano al Quirinale.
Il nuovo capo dello Stato uscirà da un accordo tra Renzi e Berlusconi?
Se Renzi fa con Berlusconi il patto per le riforme, costoso per il premier ma soprattutto per il Cavaliere, è interesse per tutti e due i contraenti che ci sia anche un garante. Ciò che occorre è un capo dello Stato affezionato all’idea di una collaborazione tra le due principali forze politiche in funzione di una riforma delle istituzioni.
Renzi e Berlusconi hanno concordato una rosa o un nome secco?
Né l’una né l’altro, in quanto come sappiamo Renzi non ama condividere il privilegio della responsabilità. Scommetto quindi sul nome secco che finora non è mai andato sui giornali. Sarà una proposta di Renzi, ma il premier sarà così bravo da fare un nome di fronte a cui Berlusconi dirà: “Come non averci pensato prima? E’ il mio migliore amico”.
Quindi Berlusconi non conosce ancora il nome del prescelto?
Certamente no.
Com’è il clima in Forza Italia in questo momento?
C’è fiducia, perché un presidente non ostile è un modo per dare protagonismo a Berlusconi, e se lui è forte lo siamo tutti noi. In Forza Italia c’è la consapevolezza di essere ancora legati alla sorte del Cavaliere, e tutto sommato contenti che sia così perché è una fase in cui Berlusconi torna ad azzeccare altre mosse.
E Fitto?
Fitto ha un’opinione diversa, che va rispettata, non drammatizzata. Non dobbiamo aspettarci una nuova scissione, anzi alla fine può darsi che il candidato proposto da Renzi sarà gradito sia a Fitto sia a Berlusconi, anche perché potrebbe venire fuori dalle amicizie personali degli stessi due esponenti del centrodestra.
Lei che viene da una tradizione democristiana come vedrebbe Mattarella?
Sul suo nome preferisco non pronunciarmi. Deve essere un candidato di fronte a cui il centrodestra dica: “E’ uno di noi”. Deve essere cioè un politico, un garantista, uno che crede nelle riforme, una persona non ostile, qualcuno da cui non ci aspettiamo tiri mancini.
Berlusconi ha parlato di Amato e Casini. Sono tra i “papabili”?
Sono due figure che riassumono la tipologia che ho descritto, anche perché Casini e Amato provengono dall’area di Renzi. Amato è un esponente del Pd, con cui lo stesso Casini ha condiviso le ultime tre maggioranze di governo. Nello stesso tempo sarebbero entrambi condivisi da Forza Italia e sentiti come due di noi.
Berlusconi facendo i loro nomi non rischia di bruciarli?
A questo punto sono tutti bruciati e cotti a puntino, perché il fuoco è uno solo e si chiama Matteo Renzi. C’è una similitudine con l’elezione di Cossiga. Anche allora la scelta fu di un solo uomo, Ciriaco De Mita, e siamo in una fase analoga perché oggi Renzi ha ancora più peso di quello che aveva all’epoca il segretario della Dc.
Cossiga poi si rivelò il peggior nemico di De Mita. Potrebbe accadere lo stesso anche a Renzi?
Questo capita, perché non c’è un’assicurazione sulla vita che copra anche i rapporti umani, e questi possono cambiare. Sette anni sono lunghissimi, e ad avere la garanzia della stabilità non è il “Kingmaker” ma solo il “re” che viene eletto.
Secondo lei a chi potrebbe stare pensando Renzi?
Non partecipo all’indovinello, anche perché bisognerebbe entrare nelle maglie della fantasia di Renzi, e il premier ha dimostrato che la sua è una fantasia veramente infinita.
Sarà una figura di centrodestra?
Non necessariamente, l’importante è che sia una figura condivisa dal centrodestra: per esempio Fausto Bertinotti. L’ex segretario di Rifondazione è una persona lontana sia dal Pd sia dal centrodestra, ma che paradossalmente ha molte simpatie in Forza Italia. E’ una figura istituzionale che ha ricoperto la carica di presidente della Camera ed è distante da entrambe le coalizioni. Per certi aspetti la sua estraneità alle culture in campo potrebbe trasformarlo nell’elemento di sorpresa.
Tra le figure di sinistra, anche D’Alema sta simpatico a Berlusconi…
Sì, ma mi sembra che non stia simpatico a Renzi.
(Pietro Vernizzi)