“Renzi e Berlusconi hanno due interessi molto divergenti, il primo vuole la segretezza per giocare la carta vincente, il secondo la pubblicità per non apparire prigioniero dei giochi del premier”. E’ la lettura di Peppino Caldarola, ex direttore dell’Unità ed ex deputato dei Ds, dopo che ieri è saltato il banco durante l’incontro tra i due leader che si sono visti per due ore per definire il successore di Napolitano. Qualcosa deve essere andato storto se Berlusconi ha fatto sapere ai grandi elettori di Forza Italia: “Non abbiamo ancora individuato un candidato. Saremo in consultazione permanente per arrivare a un nome per il Capo dello Stato che possa darci garanzie”. Per Caldarola però non è esclusa neanche l’altra ipotesi, e cioè che i due leader “ci stiano prendendo tutti in giro”.
Che cosa è successo ieri nell’incontro tra Renzi e Berlusconi?
La prima ipotesi è che i due abbiano già deciso e che la lungaggine della trattativa sia un modo per distogliere l’attenzione da una decisione già presa. L’altra ipotesi è che Renzi voglia mantenere le sue carte nascoste, mentre Berlusconi le vuole conoscere immediatamente. E’ probabile che ci sia anche un gioco di veti, cioè qualche candidato che non va a genio a Berlusconi, e si dice che uno di questi possa essere Mattarella.
E a Renzi chi non va a genio?
Qualcuno sostiene che possa esserci una resistenza di Renzi sul nome di Amato, sul quale confluirebbero Berlusconi, Alfano e la sinistra Pd. Si sta comunque cercando un candidato che, almeno dalla quarta votazione, possa essere eletto. Questo richiede una trattativa dura, soprattutto se Renzi ha deciso di eleggere il capo dello Stato con i voti di Berlusconi.
Renzi non riesce a capire chi piace a Berlusconi anche senza dirglielo prima?
Sono convinto che Berlusconi sia animato dal proposito di votare il candidato di Renzi. Ha però il problema di non fare la figura dell’ingenuo nei confronti della sua gente. Deve quindi poter dire: “Io partecipo con il mio voto all’elezione del presidente, ma ho anche preso parte alla sua scelta”. Renzi ha invece interesse ad arrivare alla vigilia della quarta votazione con il nome più coperto possibile, per impedire che sia impallinato dai giornali o dai gruppi politici.
Sono due interessi molto divergenti. Secondo lei una volta in aula si andrà verso il Vietnam?
Renzi non vuole affatto il Vietnam, perché l’unico sconfitto sarebbe lui. Nel caso di una successione di votazioni infruttuose, alla fine sarebbe eletto un presidente da una maggioranza trasversale , e anche se fosse una persona a lui vicina, Renzi avrebbe dato l’impressione di non essere il “dominus” della situazione. Il suo interesse è capire se riuscirà o meno a fare blocco. I nomi più forti in questo momento sono Amato e Veltroni, ma non escludo anche ipotesi di altro genere come Casini. A 48 ore però le carte sono ancora coperte, sempre che Renzi e Berlusconi non ci stiano prendendo tutti in giro e abbiano già deciso il nome da tempo.
Nel frattempo Bersani quale partita sta giocando?
Il primo obiettivo di Bersani è mostrare di essere nella partita e non essere stato tagliato fuori dal Patto del Nazareno. Ha dato la sua disponibilità su Amato, e l’avrebbe anche su candidati che fossero espressione del Pd. Poi c’è anche una comprensibile partita personale, che è stata colta dall’M5S quando ha inserito Bersani nell’elenco delle Quirinarie. Non c’è dubbio che una parte della sinistra Pd pensa che poi il bandolo della matassa si possa trovare candidando l’ex segretario. Contro di lui tutto sommato Berlusconi non farebbe la guerra mondiale, e quindi Bersani si sente ancora in corsa.
Secondo lei alla fine Bersani potrebbe farcela?
Bersani potrebbe essere il nome che unisce il Pd, perché toglie alla sinistra interna qualunque argomento. Non è un nome che rafforza l’asse con Berlusconi, e sarebbe qualcosa che in qualche modo Renzi subisce. Questa sua tendenza alla “renzata”, cioè al colpo a effetto, con Bersani non ci sarebbe. Non so però se per il segretario-premier ci siano i margini per fare un colpo di teatro, perché i nomi dei candidati sono stati fatti tutti e non ci sono altre personalità “in riserva”.
(Pietro Vernizzi)