“Il nome di Prodi alle Quirinarie è stato voluto personalmente da Grillo per spaccare il Pd. Un ‘capolavoro’ di mancanza di coerenza per chi si presenta come anti-euro e poi per il Quirinale candida proprio colui che più di tutti ha sostenuto la moneta unica”. E’ la constatazione di Paolo Becchi, professore di Filosofia del diritto all’Università di Genova, dopo che nella rosa dei dieci nomi per le Quirinarie dell’M5S sono stati inseriti anche Romano Prodi e Pierluigi Bersani. Con l’aggravante che il primo dei due, a differenza degli altri nove candidati, non è emerso dalla discussione della rete ma solo per volontà di Beppe Grillo.



Che cosa ne pensa dei dieci nomi scelti per le Quirinarie?

Le Quirinarie del 2013 erano state un grande esempio di democrazia diretta ed erano arrivati dalla rete dei nomi inattesi come Gino Strada, la Gabanelli e Rodotà. I nomi proposti per queste nuove elezioni dimostrano che non siamo più in presenza di una strategia, bensì di una tattica. Lo scopo è scombussolare e dividere il Pd, presentando dei nomi che possono metterlo in difficoltà come Bersani e Prodi.



Come valuta questa tattica?

E’ una tattica da vecchia politica, e se l’M5S voleva dimostrare di essere il nuovo, questo è proprio il segno che ormai il Movimento è diventato un partito come tutti gli altri.

Alla fine però a decidere sarà la base del Movimento …

La base ratificherà decisioni che sono già state prese. Oggi si voterà su questi dieci nomi che sono stati presentati e si porterà avanti il nome del candidato. Anche se si può escludere che esca Prodi, perché è difficile che possa rappresentare l’anima dell’M5S. Va notato che Grillo ha inserito il nome di Prodi di propria volontà, senza che a differenza degli altri nove nomi fosse stato discusso prima dalla rete.



A che cosa servono realmente le Quirinarie?

Le Quirinarie non servono assolutamente a nulla, anche perché riguarderanno solo i primi tre scrutini in cui Pd e Forza Italia opteranno per la scheda bianca. E’ difficile pensare che l’M5S, a truppe ormai ridotte del 20%, possa raggiungere la maggioranza qualificata. Mentre dal quarto scrutinio in poi l’M5S ha annunciato il “liberi tutti”. Da sabato in poi cioè non si andrà avanti a votare per il candidato dei Cinque Stelle, ma si faranno accordi con gli altri partiti. E in quell’occasione sbucherà probabilmente il nome di Prodi.

La tattica è spaccare il Pd o dividere Renzi e Berlusconi?

Le due cose marciano insieme. Dividere i due contraenti del Patto del Nazareno e sostituirsi a Berlusconi può funzionare mettendo in discussione i rapporti interni al Pd. Se fra i dieci nomi si propone una figura come Bersani, ex segretario del Pd, e Prodi che è il fondatore dell’Ulivo, è abbastanza evidente che si sta cercando di dividere il partito di Renzi. O magari di creare un “Pd meno Erre”, per parafrasare l’espressione “Pd meno Elle” con cui qualche mese fa Grillo accusava l’allora partito di Bersani di essere la fotocopia di quello di Berlusconi. Solo che il “Pd meno Erre” (dove la Erre sta per Renzi) in realtà è il Movimento 5 Stelle.

 

Ma Prodi non è proprio il “padre” dell’euro?

Appunto. La candidatura di Prodi è molto contraddittoria per l’M5S che si proclama anti-euro, e che ha deciso di fare una campagna per un referendum che non ci sarà mai. Si è voluta creare l’illusione di un Movimento anti-euro, e poi si candida Prodi che è colui che ha introdotto l’euro e che ne è stato uno dei massimi sostenitori.

 

Che cosa ne pensa dei nove parlamentari che martedì hanno annunciato la fuoriuscita dall’M5S?

Ormai l’emorragia non è più fisiologica ma patologica. Quando il 20% dei deputati eletti lascia, incomincerei a pormi qualche problema sul funzionamento del partito in quanto tale. Grillo ha attuato una strategia molto forte e ormai i cinque del “direttorio” controllano tutti gli altri. Basta una parola di Di Maio o di Di Battista, e immediatamente la linea del vertice politico è più che rispettata.

 

A quale progetto è funzionale il “direttorio”?

Il “direttorio” va nella direzione di un partito molto chiuso e settario, che non ammette possibilità di discussione al suo interno, ma che rispetta rigorosamente una linea dettata dall’alto esercitata nella pratica appunto da Di Maio e Di Battista.

 

Per Gessica Rostellato, transfuga dell’M5S, ci sarebbero stati dei contatti tra fittiani e Movimento per un “Patto anti-Nazareno”. Lei che cosa ne pensa?

I nomi presentati per le Quirinarie seguono un’altra logica. Non so quale interesse possa avere Fitto su nomi come quelli di Bersani o Prodi. Nel Pd ci sono molti mal di pancia, e tenuto conto del voto segreto si potranno manifestare. L’unica possibilità per incidere però è con la candidatura di Prodi, che può creare uno scombussolamento nel Pd. Anche se credo che alla fine il Patto del Nazareno reggerà e che il nuovo presidente della Repubblica sarà scelto da Renzi e Berlusconi.

 

(Pietro Vernizzi)