E’ il capolavoro politico di Matteo Renzi. Con un cinismo impensabile alla vigilia, il premier ha fatto intendere a Berlusconi che il Nazareno fosse più importante del Pd, mentre all’ultimo ha fatto esattamente l’opposto: ha usato Sergio Mattarella, un candidato al quale nessuno a sinistra poteva dire di no (Vendola compreso), per unire il partito e mettere l’ex Cavaliere con le spalle al muro. Forza Italia è disorientata, tra le sue file prevale lo scoramento (ieri pomeriggio perfino un fedelissimo di stretta osservanza berlusconiana, al telefono, si lasciava sfuggire un “non contiamo più nulla”). Ma non è finita qui, perché Renzi si sta spingendo oltre, molto oltre. La conferma viene da un senatore del Partito democratico che ha parlato con il sussidiario all’unica condizione di rimanere anonimo.
Senatore, Berlusconi grida al tradimento, Renzi tira dritto con Mattarella. i giochi sembrano fatti. Che cos’è accaduto?
Renzi finalmente ha fatto prevalere le ragioni della ditta. Ha avuto più paura di far andare in pezzi il Pd piuttosto che di logorare e forse anche far saltare il rapporto con Berlusconi. Alla buon’ora.
Dunque ha fatto bene i conti, è convinto di spuntarla.
Forse non vi siete accorti di due fatti molto importanti. Uno sono i due incontri avvenuti ieri e l’altro ieri, con i fuoriusciti di 5 Stelle. L’altro, è che Renzi ha ottenuto da Berlusconi quello che voleva.
Intende dire il sì all’Italicum?
Quello. E ora siamo autosufficienti.
Davvero il rischio che il Pd andasse in pezzi era reale?
Lo era. Ma Renzi ha stupito innanzitutto la minoranza, rendendola marginale ma fedele. E ha tenuto unito il partito. Con un nome al quale nessuno, tranne Pippo Civati e i suoi, ha potuto dire di no.
Insomma l’ingenuità di Berlusconi è stata quella di supporre che Renzi preferisse lui al suo partito.
Adesso posso dire che è stato così. Guardi, anch’io credevo che il Nazareno fosse più forte… Renzi probabilmente ha rassicurato Berlusconi, quest’ultimo non deve esserselo sognato se ora grida al tradimento del Nazareno.
Vada avanti.
Ha pensato, dopo aver fatto votare ai suoi in Senato una legge elettorale che a Forza Italia non piace, soprattutto per il premio alla lista, di essere autorizzato a passare all’incasso. Di poter partecipare a una designazione per il Quirinale fatta a quattro mani, se non proprio di suo gradimento. Adesso, finalmente, il conto torna.
Quale conto, scusi?
Il fatto è che qualche segnale, come i sassolini di Hansel e Gretel, era stato seminato, mettiamola così.
Per esempio?
Quello che hanno detto Zanda e il ministro Boschi all’approvazione dell’Italicum in Senato martedì: la maggioranza è autosufficiente. In realtà, non lo era, o meglio lo era solo facendo un artificio aritmetico e calcolando i voti presenti in aula. Perché i 51 voti venuti da Forza Italia e da Gal sono stati fondamentali per arrivare a 184. Senza quei voti la maggioranza era 130… molto sotto la maggioranza assoluta.
Berlusconi può ancora tirare fuori un coniglio dal cappello?
Mi spiace, ma il cappello non c’è più. Tanto di cappello a Renzi, invece. Adesso la marginalità di Berlusconi è, direi, certificata.
Mattarella sarà eletto dal Pd, da Sc e aggregazioni, da Gal che è un satellite di FI, e da Sel. Oltre a buona parte della trentina di fuoriusciti di M5S. Un raggruppamento che porterà Mattarella a essere poco sopra la soglia, anche perché qualche franco tiratore va messo nel conto. Potrebbe contare su 530, 540 voti. E Renzi che parlava di presidente largamente condiviso.
Napolitano nel 2006 fu eletto con 538 voti. Ed è stato un grande presidente.
Secondo lei che indicazioni darà Berlusconi? Dirà ai suoi di non partecipare al voto, come nel 2006?
E’ probabile. Perché se invece chiede di votare scheda bianca, nulla vieta che 30, 40 grandi elettori di FI vadano in soccorso di Mattarella, perfino con la logica del tanto peggio tanto meglio. Se anche da quella parte arrivassero voti per Mattarella…
A quel punto la sconfitta di Berlusconi sarebbe totale.
In effetti.
Oggi (ieri, ndr) tutti gli esponenti di FI erano certi che ci sarebbero state pesanti conseguenze sull’approvazione sia della legge elettorale sia della riforma costituzionale. Non temete la vendetta di Berlusconi?
Il provvedimento più divisivo è l’Italicum, che ora va alla Camera, dove la nostra maggioranza è ampia, talmente ampia da poter fare a meno perfino di Ncd.
E se per sbaglio quel provvedimento dovesse di nuovo tornare in Senato? Non passerebbe.
Vuole sapere se Renzi pensa al voto? Secondo me sì… E’ vero, in quella legge c’è un problema perché la sua applicazione è differita (al 1° luglio 2016: è la cosiddetta clausola di salvaguardia, ndr). Ma se tutto precipita, c’è sempre il consultellum.
Dove il Pd non può pensare di avere realisticamente la maggioranza assoluta, senatore…
Questo potrebbe essere un problema, ma si potrebbe risolvere.
Con qualche formazione centrista di sostegno?
Con altre forze che condividono un progetto di rinnovamento realmente riformista.
Sul serio questo è uno scenario che Renzi ha contemplato?
Assolutamente sì. Anche se c’è da fare una riflessione: mai nessun presidente della Repubblica ha sciolto le Camere appena eletto… Intanto, Renzi ha fatto un capolavoro. Oggi probabilmente è davvero finita l’epoca berlusconiana.
Non crede che cambi anche la sinistra?
Certamente: in meglio. Renzi si libera del centro e vira a sinistra. Davvero l’effetto Tsipras è su larga scala, come giustamente ha fatto notare Nichi Vendola…
(f.f.)