Bersani va all’attacco: critica Renzi sulla delega fiscale e rilancia Romano Prodi per la corsa al Colle. Dietro di lui, la minoranza Pd riprende fiato e denuncia, ancora una volta, il patto del Nazareno. Era stato Piero Sansonetti, direttore del Garantista, a fare il nome di Pier Luigi Bersani per il Quirinale.
“E’ vero — spiega Sansonetti — proprio con voi avevo ipotizzato Bersani come principale candidato alla presidenza della Repubblica ed ero convinto che lui stesso si sentisse in gara… in effetti con questa mossa si mette fuori dai giochi”.



Di più: va apertamente allo scontro con Renzi.
Va ad uno scontro che definirei non richiesto e per di più riproponendo Prodi. Non che questo avvantaggi Prodi; io non credo che abbia delle chances. E poi, trovarselo al Quirinale indispettirebbe molto Berlusconi.

Allora perché Bersani ha tirato fuori il professore?
Lo usa come spauracchio. L’unico modo che ha la sinistra Pd per contare è star dietro a Bersani, il quale è il solo, nelle loro file, in grado di parlare con Berlusconi. E’ una svolta: così facendo, Bersani e con lui la minoranza dem rinunciano al Quirinale. Hanno scelto un’altra strada, quella di rafforzare la loro parte.



Bersani ha anche criticato Renzi sul decreto fiscale. Lei che idea si è fatto dell’operazione tentata dal premier?
Di certo è un decreto che favorisce i grandi evasori. Io non lo trovo particolarmente scandaloso, è evidente che Renzi cerca un po’ di soldi; i condoni d’altra parte servono a questo, no? Quando servono soldi o si tassano i lavoratori, che sono gli unici a pagare le tasse, oppure si fanno i condoni, e si fa un favore agli evasori.

E Berlusconi?
No, non credo a uno scambio previsto in qualche modo nel patto del Nazareno.

Però nella minoranza Pd l’hanno presa male e ora dicono che il nuovo capo dello Stato non può più essere “figlio” del patto Renzi-Berlusconi. Come la mettiamo?
La minoranza Pd non ha dopotutto una forza enorme. Perché se salta il patto, se Berlusconi viene escluso dalla scelta del Quirinale, può sempre saltare tutto: governo, legislatura. Ma è difficile che questo accada. Diversamente, bisognerebbe presumere un asse tra sinistra Pd e Grillo. Nel caos, il prezzo di un accordo sarebbe l’apertura di Renzi a elezioni anticipate. Ma nessuno le vuole, ovviamente.



Fino a qualche tempo fa si diceva che fosse Renzi a volerle.
Ha la forza di poterle minacciare, è la sua grande arma perché sa che i parlamentari non le vogliono.

La Boschi ha aperto alla clausola di salvaguardia: Italicum in vigore solo nel 2016. La pistola delle elezioni è ancora carica? 

Io avrei qualche dubbio su quella clausola. Come si fa a dire che una legge elettorale vale solo dal 2016? Se il capo dello Stato firma la legge, questa entra in vigore, diversamente è come se non ci fosse. Quella clausola potrebbe essere invece un semplice #staisereno alla Matteo Renzi. Ma lo ha già detto una volta, la seconda non ci crederebbe più nessuno.

Dunque — nel caso — tutti al voto con il consultellum.
Se si va al voto con il consultellum non vince nessuno, e molti restano fuori perché gli uomini li sceglie Renzi. Mi sembra funzionare, no? La paura di andare la voto è il nuovo “fattore K” che tiene in piedi Renzi.

Torniamo al Colle e all’ipotesi citata di una asse tra Grillo e sinistra Pd.
Possibile, ma improbabile. Io penso che la strategia della sinistra Pd sia quella di farsi battere sulla presidenza della Repubblica, ridarsi un profilo politico, e farla pagare a Renzi. Ma senza buttarlo giù. Aumentare il più possibile la propria forza contrattuale, questo vuole la minoranza Pd.

E secondo lei nella corsa alla presidenza quali profili prendono quota?
Padoan a questo punto è il più gettonato. Però non ha mai fatto politica, non ha un profilo politico forte… anche il suo caso lo vedo complicato. Ma non è che ce ne siano molti altri.

Un nome che nessuno ha fatto è quello di Violante.
Mmm… se contro di lui c’erano i franchi tiratori nel voto per andare alla Consulta, perché non dovrebbe averli contro nell’elezione al Quirinale?

Ci vogliono meno voti. Non più i due terzi ma la maggioranza assoluta, s’intende dalla quarta votazione.
Vero. E come soluzione vedrebbe un accordo secco Renzi-Berlusconi-Ncd. Una parte del Pd gli voterebbe contro, ma potrebbe farcela. 

Renzi ha detto: ora avanti tutta con le riforme. I veri nodi però restano la crisi economica e la disoccupazione.
O il governo mette mano alla legge Fornero e riapre la porta delle pensioni, sbloccando un pacchetto da un milione e mezzo di posti, o fino al 2018 l’occupazione sarà sempre in calo. Certo ci vuole la forza politica per poterlo fare; e Renzi non mi sembra averla.

(Federico Ferraù)