“Grazie alle riforme istituzionali una minoranza molto ristretta si aggiudicherà il dominio sull’intero Paese. Andiamo verso una forma autoritaria che schiaccia le minoranze e soffoca il dissenso”. Lo evidenzia Lorenza Carlassare, professore di Diritto costituzionale nell’Università di Padova ed ex membro della Commissione dei 35 saggi. Ieri è slittato, all’ultimo, il voto sull’emendamento “canguro” presentato del senatore Pd Roberto Cociancich, che permette al governo di evitare 19 votazioni a scrutinio segreto sull’articolo 1 (il voto è aggiornato a oggi). Sempre nella giornata di ieri il presidente Grasso ha sciolto la temuta riserva sull’articolo 2: sono stati dichiarati ammissibili solo gli emendamenti al comma 5, come richiesto dal governo.
Che cosa ne pensa della riforma costituzionale che emerge dall’accordo nel Pd?
E’ una riforma pessima anche con queste modifiche. Molti costituzionalisti hanno posto il problema di un Senato che non è elettivo, ma cui sono date delle alte funzioni costituzionali. Al momento non si capisce che cosa significhi l’emendamento su cui è stato trovato l’accordo nel Pd.
Lei come valuta questa scelta?
In modo negativo. Il Senato avrà gli stessi identici poteri della Camera proprio sulla funzione legislativa più alta che è quella di cambiare la Costituzione. E questi poteri saranno affidati a personaggi impreparati, inadatti e politicamente poco affidabili anche per il modo in cui saranno selezionati. In una democrazia non si possono dare funzioni di legislazione a organi non elettivi.
Che cosa ne pensa del nuovo meccanismo di elezione dei giudici costituzionali?
La Camera in un momento di saggezza aveva eliminato questo punto che ora è riproposto uguale sotto forma di terzo emendamento, e che riguarda il potere del Senato di eleggere due giudici costituzionali. L’obiettivo dichiarato è fare contenta la minoranza Pd, anche se personalmente trovo un po’ strano che ne sia contenta. Io lo trovo uno degli aspetti più gravi.
Perché è un aspetto così grave?
Qualcuno ha affermato che in questo modo si bilanciano i poteri della Camera, ma i senatori per il momento continuano a essere dei personaggi nominati. Gli equilibri all’interno della Corte costituzionale sono delicati. Trovo pericoloso mettere ben due giudici nelle mani dei senatori nominati, i quali rappresentano la classe politica regionale che si auto-perpetua. In questo modo c’è uno strapotere del Senato.
Qual è la logica dietro a questo emendamento?
E’ facile comprenderlo. Oggi la Costituzione prevede che il Parlamento in seduta comune elegga cinque giudici. Mentre con la riforma 630 deputati eleggeranno tre giudici e cento senatori ne sceglieranno due. Questo significa che le segreterie dei partiti hanno messo le mani sulla Corte costituzionale.
Qual è il risultato complessivo di riforma del Senato e Italicum?
Le riforme istituzionali così come sono confezionate consentono a una minoranza di prendere in mano tutto il Paese, tra l’altro concentrando i poteri al vertice. Dire che si va verso una forma autoritaria non mi sembra sbagliato. Il Senato non è più elettivo, la Camera ha una maggioranza artificiale prodotta da meccanismi elettorali falsati che sono messi lì apposta per togliere voce a qualunque forma di dissenso e pluralismo. Le Province, che dovevano sparire, esistono ancora mentre è stato abolito il consiglio provinciale. Vorrei sapere che cosa resta al popolo sovrano.
In parte la responsabilità è anche dell’Italicum?
Assolutamente sì. L‘Italicum non dà un premio alla maggioranza, ma fa diventare maggioranza chi non lo è. Inoltre attribuisce il premio a un partito, e non consente di formare coalizioni. Il premio in teoria dovrebbe scattare per chi raggiunge il 40%, ma questa soglia è del tutto fittizia.
In che senso?
Se nessuno arriva al 40% i due partiti più votati vanno al ballottaggio, senza che ci sia nessuna soglia per parteciparvi. Possono andarvi anche due partiti che hanno avuto il 20%, e uno di questi avrà il 55% dei deputati pur con un seguito elettorale inesistente. E’quindi una legge che può consegnare lo Stato in mano a una minoranza molto ristretta. Anche perché al momento dello stesso ballottaggio non sono consentiti apparentamenti. Per un cittadino che non vuole votare né l’uno né l’altro partito, l’unica possibilità è rimanere a casa.
Secondo lei il risultato di queste riforme istituzionali è un presidenzialismo di fatto?
Il presidenzialismo se non altro è un modo democratico di organizzare lo Stato. Il nuovo assetto invece sarà determinato non solo della riforma del Senato ma anche dalla legge elettorale. Con la conseguenza che un unico partito si aggiudicherà il dominio sull’intero Paese, e andremo verso una forma autoritaria che schiaccerà le minoranze e soffocherà il dissenso.
Questa riforma così problematica può essere migliorata?
Certo che può essere migliorata. In primo luogo occorre cambiare l’Italicum. O la legge elettorale sarà abolita con un referendum, oppure sarà dichiarata illegittima dalla Corte costituzionale. Già quando ha annullato il Porcellum, la Corte ha detto che le esigenze di governabilità vanno prese in seria considerazione ma non hanno valore costituzionale. E quindi non possono sovrapporsi al principio di rappresentanza che ha valore costituzionale.
(Pietro Vernizzi)