La maggioranza degli italiani dice sì alle unioni civili ma no al matrimonio gay. E’ quanto emerge da un’indagine realizzata dal sociologo e sondaggista Renato Mannheimer. Per l’esperto, tra il 50 e il 60% degli italiani sono contrari alle nozze omosessuali, mentre tra il 40 e il 50% dicono no alle unioni civili. Tra i contrari c’è anche il 33% degli elettori del Pd, anche se le differenze principali riguardano le fasce d’età. Tra i giovani fino ai 24 anni il 66% è favorevole alle unioni civili, mentre tra gli over 65 il 75% è contrario.
Mannheimer, che cosa ne pensano gli italiani di unioni civili e nozze gay?
Secondo un sondaggio che ho realizzato di recente, tra il 50 e il 60% degli italiani è d’accordo con le unioni civili, e tra il 40 e il 50% è favorevole anche ai matrimoni tra le coppie omosessuali. C’è quindi un accordo piuttosto vasto sulle unioni civili, mentre c’è una percentuale considerevole che si spaventa alla parola matrimonio. Si tratta d’altra parte di dati molto simili a quelli raccolti qualche mese fa da Ilvo Diamanti e pubblicati su Repubblica. Viceversa i sondaggi citati in questi giorni dalla stampa riguardano l’adozione, ed emerge che gli italiani sono contrari alla cosiddetta stepchild adoption, in base a cui una persona gay può adottare il figlio del partner.
Se circa il 60% degli italiani sono contrari alle nozze gay, perché Ncd prende solo il 2%?
Non è detto ovviamente che tutti coloro che sono contrari alle nozze gay o alle unioni civili votino per Ncd. Anche molti elettori del Pd sono contrari al ddl Cirinnà. Non esiste un automatismo tra il voto e le proprie opinioni su un tema così delicato, così come su qualsiasi tema etico. Ricordo che quando nel 1974 si tenne il referendum sul divorzio, numerosi democristiani votarono a favore.
Quindi è un tema che esula dalle logiche di partito?
Esattamente.
Vuol dire che non ci sono differenze tra gli elettori di destra, sinistra e M5S?
Le differenze ci sono. Sulle unioni civili c’è un atteggiamento molto più favorevole tra gli elettori del Pd, mentre quelli di Lega nord e Ncd sono molto contrari. La differenza maggiore non riguarda però gli elettori dei vari partiti, bensì le fasce d’età. Tra i giovani fino ai 24 anni il 66% è favorevole alle unioni civili, mentre tra gli over 65 il 75% è contrario. E anche nella fascia tra i 24 e i 35 anni c’è un elevato favore, e poi man mano più si invecchia e più si è contrari.
Renzi ha scelto di lasciare libertà di coscienza sulla stepchild adoption. Come interpreta questa frenata rispetto alla posizione iniziale?
E’ vero che la maggioranza degli elettori Pd sono favorevoli alle unioni civili, ma non tutti: circa il 67% dice sì e il 33% no. C’è sempre un terzo di elettori del Pd che non è d’accordo. Forse Renzi non vuole toccare un tema che scatena dei dubbi, come è avvenuto anche sui bombardamenti dei Tornado in Iraq. Prima doveva esserci, poi dai sondaggi è emerso che la metà della popolazione non lo voleva e lui ha fatto marcia indietro. E’ possibile che anche sulle unioni civili Renzi guardi a questo aspetto, ma ci possono essere delle valutazioni politiche più complesse.
Le scelte di Renzi sulle unioni civili possono influenzare i suoi consensi?
Li influenzano pochissimo. Ci sono temi come l’occupazione e il fisco che interessano molto di più gli elettori.
Perché allora i media sembrano porre più risalto alla questione dei diritti gay?
Perché è una questione che eccita soprattutto i giornalisti. Se lei fa un sondaggio tra la popolazione chiedendo qual è il tema più importante di cui si deve occupare il governo, quasi tutti rispondono che è il lavoro. Non certo le unioni civili, ma ancora meno la riforma costituzionale o la legge elettorale. Non sempre i giornalisti rispecchiano l’opinione pubblica.
Quindi l’attuale dibattito sui media è espressione più di un’élite che di una maggioranza?
Anche i politici parlano molto delle unioni civili. Ma nei bar la discussione non è sulle nozze gay, quanto piuttosto su reddito, occupazione e sostanzialmente problemi economici.
A quali livelli è il gradimento di Renzi?
L’ultimo sondaggio su questo tema è quello di Ilvo Diamanti pubblicato su Repubblica. Il gradimento per Renzi dà circa due mesi sta crescendo, dopo che durante l’estate era caduto molto. Nel frattempo ultimamente sta diminuendo il gradimento per il governo. Agli italiani piace il leader, anche perché non ci sono alternative, mentre piacciono meno i suoi ministri. Si tratta di una differenza che si va incrementando nel tempo.
(Pietro Vernizzi)