“Ho scelto di dimettermi perché rifiuto radicalmente un sistema politico in cui esistono solo due campi: da un lato quello renziano basato su un solo leader e un solo partito, dall’altra quello anti-sistema dominato da Grillo”. Lo afferma Gaetano Quagliariello, ex ministro delle Riforme costituzionali, che nei giorni scorsi si è dimesso da coordinatore di Ncd. Una scelta determinata da numerosi attriti, che hanno riguardato tanto le unioni civili quanto le stesse riforme. Il senatore Quagliariello attacca Renzi: “Si ispira a Blair ma non considera che l’Italia non è l’Inghilterra e non ha un bipartitismo consolidato. Da noi l’M5S continua a crescere, e quello di Renzi è un gioco pericoloso perché se gli sfugge di mano può portare a esiti assolutamente imprevedibili”.



Quagliariello, tutti si chiedono: perché si è dimesso proprio adesso e non prima?

Perché l’uscita di sicurezza si poneva all’indomani dell’approvazione sostanziale delle riforme. Avevamo preso un impegno per portare il Paese fino a quel punto, operando per ricostruire uno schieramento in linea con i nostri princìpi e la nostra cultura. Le riforme sono state approvate, attivando di fatto la legge elettorale e sbloccando la fase di sospensione nella quale si trovava il funzionamento del sistema.



L’Italicum non prevede possibilità di alleanze. Quali conseguenze comporta questo fatto?

Aiuta a consolidare due campi: quello del sistema renziano, con un solo partito e un solo leader, e quello dell’anti-sistema, dominato da Grillo. Ne rimane un terzo, tutto da edificare: l’alternativa possibile al sistema renziano. Su quali basi è possibile costruirlo? E’ un campo che può nascere soltanto sulla base di una proposta nuova e non certo dalla somma dell’esistente. Il vero momento in cui si comprenderà se quel campo c’è o meno saranno le prossime amministrative, in particolare a Roma. Quel che in particolare già da ora è certo è l’ impossibilità di fare parte sia del campo renziano, come alleato di governo, sia del cantiere dell’alternativa a Renzi. E’ diventata un’ambiguità che nessuno può più sopportare.



Anche Napolitano ha criticato il “combinato disposto” di Italicum e riforma del Senato che lei ha votato. Come risponde?

Avevamo chiesto da alleati una disponibilità a cambiare l’Italicum che però pubblicamente non è arrivata. Non credo che in politica sia una buona cosa affidarsi ad accordi privati.

Chi c’è con lei e quale progetto avete?

Il mio problema non è quello di fare una scissione né un partitino, bensì di creare una dinamica perché si potenzi un’alternativa al sistema renziano. Un prototipo di un grande movimento civico nazionale che possa trovare espressione nel sostegno ai candidati occidentali, liberali e cristiani alle prossime amministrative. L’obiettivo sarà far vincere candidati civici come quelli che hanno corso e vinto ad Arezzo, Venezia, Nuoro e Matera. Un grande schieramento che ponga le premesse per la nascita di un nuovo partito a vocazione maggioritaria.

Comunque vadano le amministrative, alle politiche con l’Italicum conta solo chi riesce ad andare al ballottaggio. Come supererete questo scoglio?

Abbiamo appunto due anni di tempo per formare un grande schieramento. Per questo le ho parlato di un movimento e non di un partito, e spero che in questo movimento ci possano essere anche persone che provengono da storie differenti, inclusi Pd e Forza Italia.

Ha senso parlare ancora di destra e di sinistra nel momento in cui il segretario del Pd sta approvando una legge di stabilità di centrodestra?

Questa definizione della legge di stabilità mi sembra inesatta. E’ vero che c’è l’abolizione della tassa sulla prima casa. La manovra è costruita però in modo tale che non si comprendano bene le coperture, sicché si rischia di provocare nuove tasse a livello regionale e comunale. E soprattutto si affronta in modo insufficiente il problema dei tagli di spesa. E’ una manovra in deficit come quelle che hanno determinato la situazione di difficoltà in cui l’Italia si è venuta a trovare di fronte alla crisi. Una legge di stabilità di fine ciclo elettorale, in una situazione nella quale non mi sembra che le elezioni siano alle porte.

 

Il Partito della Nazione di Renzi può essere la nuova Dc, soltanto meno confessionale?

No, a me sembra un esperimento blairiano in salsa italiana. Un partito leaderistico che occupa tutto un campo e che affida alle capacità del segretario la conquista del voto moderato, quello più fluttuante e che di solito determina la vittoria alle elezioni. L’Italia però non è la Gran Bretagna, rispetto a cui ha una stabilità istituzionale assai meno forte e una tradizione bipartitica assai meno pronunciata. Inoltre in Italia c’è un partito anti-sistema forte e radicato come l’M5S che i sondaggi danno in crescita. Quindi quello di Renzi è anche un gioco pericoloso, perché se sfugge di mano può portare a esiti assolutamente imprevedibili.

 

Sulle questioni etiche Renzi lascerà libertà di coscienza. Che bisogno c’era di dimettersi?

Mi scusi, ma sembra quasi che la notizia sia che su grandi questioni come adozione e utero in affitto si lasci libertà di coscienza. Chiunque lascerebbe libertà di coscienza su questi temi. Se c’è un patto di coalizione non ci si può accontentare solo di questo. Si doveva quantomeno richiedere un tentativo serio di arrivare a un compromesso. Se questo fosse fallito si doveva cercare di approvare la norma in tempi il più possibile compatibili con una riflessione reale. E’ mancato tutto questo e ci siamo accontentati di un fatto scontato come la libertà di coscienza.

 

(Pietro Vernizzi)