“Lega Nord e M5S hanno da un po’ di tempo messo in disparte i temi anti-euro perché si sono accorti che in Europa chi sostiene queste posizioni non vince le elezioni. E come spesso accade in Italia, la sinistra di Fassina arriva ora su quelle stesse posizioni quando quasi tutti gli altri le hanno abbandonate”. Ad affermarlo è Antonio Polito, vicedirettore ed editorialista del Corriere della Sera. Gli aderenti al progetto di Sinistra Italiana hanno infatti denunciato che “il Pd sta progressivamente occupando il centro del sistema, interpretando in autonomia il ruolo di garante delle politiche di austerità e del progetto di ristrutturazione neoliberista in atto”.



Polito, partiamo dalle Comunali a Roma. Secondo lei quale candidato sosterrà il centrodestra?

Dalla manifestazione di Bologna sembra emergere la volontà di ricostruire una coalizione di centrodestra. Lo ha fatto capire lo stesso Salvini quando ha detto: “Puntiamo a candidati unici del centrodestra alle elezioni amministrative”. Se questo avverrà, Forza Italia, Lega Nord e Fratelli d’Italia dovranno trovare degli accordi. Per esempio a Roma si sceglierà il candidato che preferisce Forza Italia, a Bologna quello di Fratelli d’Italia e a Milano quello della Lega.



Quale fronte potrebbe sostenere la candidatura di Marchini?

Se Marchini sarà candidato, prevarrà più il suo nome rispetto a quello di chi lo sostiene. La qualità, la collocazione e la personalità del candidato creeranno di fatto una proposta politica. Tra l’altro lo stesso Salvini ha già dichiarato che incontrerà Marchini, perché vuole sapere quali sono le sue proposte. Lo schema con cui Marchini vuole andare alle elezioni consente questa ambiguità politica: si presenta infatti con una sua lista civica, e poi chi vuole è libero di sostenerlo. A quel punto è chiaro che chi lo sostiene non presenterà il suo candidato. E’ uno schema più civico, molto simile a quello che ha portato Brugnaro a vincere a Venezia.



La Sinistra Italiana di Fassina a Roma è pronta ad appoggiare l’M5s. Sono le prove generali in vista di un accordo nazionale?

In termini di alleanze politiche no, per la semplice ragione che i Cinque Stelle non si alleano con nessuno per definizione. Quindi non credo che intendano stringere un patto con la Sinistra Italiana. In termini elettorali invece è una scelta che può contare, perché anche a prescindere dalla dichiarazione di Fassina, comunque delle frange di sinistra radicale potrebbero sostenere i candidati dell’M5s. Soprattutto se la sinistra radicale non candidasse delle sue personalità.

Nel frattempo che cosa si aspetta dalle Comunali a Milano?

Renzi sta puntando alla candidatura di Sala, il quale si è detto disponibile, anche se probabilmente non avrà l’appoggio di Sinistra Italiana. Sala è certamente il candidato migliore tra quelli circolati finora a sinistra, dove non c’erano molti nomi di prestigio.

La sinistra radicale si sta collocando su posizioni anti-euro. L’arco degli euroscettici si allarga?

Aderire all’arco anti-euro è visto come una possibilità di guadagnare consensi. D’altra parte in questa frangia della sinistra radicale, questo elemento anti-euro era presente da tempo. Anche se va ricordato che Stefano Fassina è stato responsabile economico e membro della segreteria del Pd ai tempi del governo Monti, quando il partito sosteneva l’esecutivo. Fassina ha votato il provvedimento che ha inserito nella Costituzione italiana il pareggio di bilancio. La sua presa di posizione anti-euro è quindi un po’ tardiva.

 

E’ una posizione che comunque avvicina la Sinistra Italiana a M5s e Lega nord?

Sì, anche se da un po’ di tempo M5s e Lega parlano molto meno di uscire dall’euro. Si sono accordi che in Europa i partiti anti-euro non vincono le elezioni, anche se magari fanno dei buoni risultati elettorali. Non le hanno vinte nemmeno in Grecia, in quanto lo stesso Syriza vuole rimanere nell’euro. Quindi questa posizione sta diventando sempre meno popolare e, come spesso accade, la sinistra in Italia ci sta arrivando in ritardo quando ormai è già un po’ accantonata. 

 

Infine a Bologna abbiamo visto l’intero centrodestra unito. Quanto può durare il “matrimonio d’interesse” tra Berlusconi e Salvini?

Durerà quantomeno fino alle elezioni, cioè fino a quando non dovranno litigare su chi debba essere il candidato premier. Non vedo perché dovrebbero marciare divisi. Il fatto di unirsi darà una maggiore credibilità al centrodestra e lo porterà alle elezioni in condizioni accettabili. Altro discorso sarà quando bisognerà decidere il programma elettorale del centrodestra per l’Italia e chi sia il candidato premier. Non è comunque una scadenza vicina, perché non si voterà prima del 2017 e forse anche nel 2018.

 

(Pietro Vernizzi)