“Il Pd sul territorio è il principale ostacolo alla creazione di un partito leaderistico a livello nazionale, in quanto anche quelli di Napoli, Milano, Liguria e Sicilia sono dei veri e propri partiti personali su base locale. La vicenda di De Luca va inquadrata nell’ambito di questa dialettica”. Lo afferma Sandro Staiano, docente di diritto costituzionale nell’Università Federico II di Napoli. Il presidente della Campania, Vincenzo De Luca, risulta indagato insieme ad altre sei persone per concussione. L’accusa è avere saputo in anticipo per vie traverse la sentenza relativa al suo ricorso contro la legge Severino. In pratica Guglielmo Manna, marito del giudice Anna Scognamiglio che emise il verdetto il 22 luglio scorso, avrebbe fornito informazioni riservate allo staff del governatore in cambio della promessa di un incarico nella sanità campana.
Professore, è la solita offensiva giudiziaria o si tratta di un fatto politico che va letto con categorie proprie?
Ci troviamo di fronte a un caso ormai abbastanza tipico nel contesto italiano. La decisione politica, quando è dilemmatica, è molto spesso demandata alla giurisdizione. Si chiede a quest’ultima un ruolo di supplenza nelle ipotesi in cui il decisore politico non riesca a operare. Sulla base della legge Severino, la sospensione di De Luca avrebbe potuto operare quando non c’era stato ancora l’insediamento.
In che senso?
De Luca non aveva ancora avuto la possibilità di formare la giunta e quindi di nominare un vicepresidente. Di fronte a questa situazione, la decisione che si poteva assumere era quella che il governo ritardasse il provvedimento di sospensione, per dare modo a De Luca di nominare il vicepresidente e notificargli quindi il provvedimento di sospensione, in modo che la Regione fosse amministrata nel periodo di sospensione dallo stesso vicepresidente. Il governo ha invece preferito notificare una sorta di “provvedimento suicida”, di fatto prospettando una situazione di grave blocco istituzionale.
Perché con De Luca e Berlusconi abbiamo assistito a due pesi e due misure nell’applicazione della legge Severino?
Il caso di Berlusconi non è assimilabile a quello di De Luca. Berlusconi ha ricevuto una misura inibitoria dal Parlamento per la condanna ricevuta. Anche a De Luca è stata applicata la misura, il quale però l’ha impugnata, cosa che invece non è stata possibile al leader di Forza Italia. Non c’è stata un’omissione dell’autorità competente nei confronti del governatore campano. In entrambi i casi dunque è stata applicata una misura interdittiva, soltanto che in sede giudiziale De Luca ha avuto la sua tutela.
Da Roma a Napoli, ma anche a Milano, Renzi sembra voler risolvere i vari nodi locali con un suo intervento personale. Che cosa dobbiamo aspettarci?
Ci troviamo di fronte a una debolezza della decisione politica che si accompagna a una trasformazione dei partiti. La personalizzazione ha a che fare con questo cambiamento. Quando parliamo di una debolezza della decisione politica ci riferiamo a una serie di elementi e di circostanze nonché alla crisi dei partiti. Alcuni affermano che i partiti non esistono più, e che oggi ci troviamo di fronte a una democrazia senza partiti fatta di leadership personali. In realtà, questo non è vero. Sicuramente i partiti non si sono estinti e non recedono dal campo delle relazioni istituzionali, piuttosto si sono trasformati.
In che modo è avvenuta questa trasformazione?
I partiti si sono tutti fortemente orientati verso leadership personalistiche. La forma del partito personale ha preso il posto dei vecchi partiti che avevano un assetto prevalentemente oligarchico. C’è una concentrazione e una unidimensionalità della leadership. Questa trasformazione in alcuni casi non è interamente compiuta, mentre in altri presenta degli elementi di difficoltà o di crisi. Per esempio Forza Italia, che nasce come partito personale, oggi presenta una crisi di leadership.
Nel Pd invece che cosa sta avvenendo?
Il Pd è un partito personale in corso di consolidamento. Questa trasformazione cioè non è ancora avvenuta, perché il partito personale presuppone una riduzione degli apparati tradizionali a una funzione servente nei confronti del leader. Agli apparati tradizionali subentra una rete di relazioni autonome che si instaurano sul territorio.
Da dove nascono le difficoltà che Renzi incontra in Campania come a Roma o in Liguria?
Dal fatto che in realtà il partito personale nazionale incontra la resistenza degli apparati locali, cioè di veri e propri partiti personali locali con leadership locali. Ora Renzi si trova di fronte a un bivio: o accetta e si confedera con queste realtà locali, oppure le disarticola. Le riforme istituzionali in corso sono tese proprio a disarticolare il tessuto locale, ridimensionando Regioni e Comuni. E’ quello infatti il tessuto istituzionale in cui si sono consolidati i partiti locali. Per raggiungere questo obiettivo Renzi procede “togliendo il brodo di coltura”, cioè le istituzioni locali.
(Pietro Vernizzi)