L’orrenda strage avvenuta a Parigi pone tanti interrogativi su come gestire in modo nuovo immigrati e profughi, da continente e Paese civile. Non basterà più ciò che è stato detto e fatto finora su un tema cruciale come questo.
Oramai chiunque sa che avremo progressivamente nel tempo spostamenti biblici di popolazioni in cerca di lavoro e democrazia. I rischi di importazione anche di elementi negativi connessi a questo fenomeno comporteranno radicali cambiamenti nel nostro modo di pensare e di organizzare le comunità. Le frontiere potranno e dovranno certamente essere meglio custodite, ma come ci insegna l’esperienza Usa rispetto alla pressione migratoria sudamericana, soprattutto in California, difficilmente si riesce a contenere una pressione forte come quella di masse di persone che cercano di evadere dalla miseria. C’è lo racconta la storia millenaria del nostro Vecchio continente.
Nessun nuovo “blocco continentale” ci potrà preservare dalla marea umana che aumenterà sempre più nei prossimi anni a causa dell’instabilità politica che lo stesso Occidente ha provocato in molti Paesi mediorientali e soprattutto africani. L’Africa, in particolare, con il vertiginoso aumento demografico che la interesserà nei prossimi anni può facilmente diventare una bomba umana in contrasto con l’Europa.
Le cancellerie europee, c’è da sperare, sappiano rapidamente uscire dall’imbarazzante condizione di ignavia politica in cui si trovano, innanzitutto decidendo le soluzioni militari, diplomatiche, economiche come unica entità politica, accelerando così l’unica soluzione che si doveva da tempo adottare: la costituzione degli Stati Uniti d’Europa.
La responsabilità dell’instabilità politica delle aree regionali a noi vicine, come il Medio Oriente, è da addebitare quasi interamente alla assenza politica dell’Europa: questa situazione dovrà essere recuperata rapidamente.
Gli europei dovranno delineare la loro politica per queste infuocate realtà, ma decisive saranno le soluzioni economiche, di investimenti e di aiuti umanitari, in particolare nella sanità e nell’istruzione. L’Isis va combattuta e isolata con l’intelligence, militarmente, ma soprattutto con la leva economica e con le migliori pratiche di amicizia verso quei popoli, pena la loro strumentalizzazione nella spirale di odio verso gli occidentali.
Peraltro, lo status quo rischia di stringere il Vecchio continente in una morsa micidiale. Saremo stretti da due fronti: quello esterno e quello interno dei populisti operanti nei vari Paesi europei. I populismi sono originati dalla mancanza di prospettive per il benessere e la sicurezza raggiunta nei decenni. Gli europei hanno paura dei cambiamenti perché non ne sono da tempo attori. Ridare alle persone un orizzonte, una prospettiva, un protagonismo, capovolge, invece, lo stato grave di degrado culturale in cui ci si trova.
I tempi che verranno saranno positivi alla condizione che vorremo e sapremo affrontare le sfide che quest’epoca ci pone davanti.