“Per combattere la minaccia terroristica nel nostro Paese non basta la polizia italiana, serve un Fbi europeo in grado di sconfiggere le gelosie tra le varie forze dell’ordine nazionali”. E’ la proposta di Antonio Polito, vicedirettore ed editorialista del Corriere della Sera. Ieri il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha presentato un piano da un miliardo di euro per la sicurezza. Durante la conferenza stampa ha sottolineato: “Qualcuno sta cercando di equiparare gli immigrati ai terroristi, ma ci sono verità inoppugnabili. Chi vuole farci credere che il nemico venga solo da fuori, nascondendo che è cresciuto nelle nostre periferie, sa che sta dando vita a una mediocre illusione”.



Polito, ritiene che il piano antiterrorismo di Renzi possa funzionare?

La questione sicurezza è essenzialmente un problema europeo. L’Italia ha aderito al sistema di Schengen che non prevede più frontiere interne. Dobbiamo dunque affrontare il problema elevando di molto l’efficienza comune dei servizi di polizia e di controllo delle frontiere esterne. Tra l’altro una delle frontiere esterne, forse la più estesa, è tutta nostra. Da quella frontiera si è ormai accertato che passano con troppa facilità potenziali terroristi e foreign fighters. La soluzione quindi è certamente rafforzare le difese di polizia interne, ma soprattutto elevare l’uso delle tecnologie di sicurezza nelle frontiere esterne.



Renzi pensa di dare il bonus 80 euro agli agenti di polizia. E’ una misura concreta?

Dal punto di vista delle forze dell’ordine il problema è un altro. Noi avremmo bisogno di una Fbi europea, cioè di un’agenzia federale sul modello di quella americana con poteri e con mezzi molto forti. Vanno sconfitte le gelosie tra le polizie europee. Per i criminali e per i terroristi è facile circolare all’interno dell’area Schengen, ma per le polizie è difficile inseguirli in quanto la collaborazione è ancora su base nazionale. E’ un obiettivo lontano e difficile, tanto che gli Stati Uniti ci sono arrivati soltanto agli inizi del 900.



Sul fronte interno invece che cosa si può fare?

Le polizie vanno messe nelle condizioni di avere un numero di auto e di agenti sufficienti. Anche l’Italia ha bisogno di un coordinamento superiore, perché tre diverse forze di polizia finiscono inevitabilmente per pestarsi i piedi.

Per Renzi, “chi vuole farci credere che il nemico venga solo da fuori, sa che sta dando vita a una mediocre illusione”. Condivide questa affermazione?

Questo è verissimo. Le truppe di questo esercito che combatte contro di noi sono dentro le stesse nazioni europee. Nella maggior parte dei casi sono di cittadini europei che danno alla loro realtà una causa diversa ed esterna, quella cioè dello stato islamico.

Come si farà sentire l’emergenza terrorismo sull’agenda politica del governo?

Finora il governo sta tentando di sfuggire il più possibile ai rischi. Rischi quindi legati alla guerra, alla partecipazione a spedizioni militari e al terrorismo in casa nostra. L’Italia è in una posizione migliore rispetto a Francia e Belgio, anche perché la sua immigrazione islamica è più recente e certamente meno radicalizzata. Anche se non possiamo nascondere che anche da noi ci sono delle cellule dormienti. Il governo sta quindi cercando di allontanare da sé lo spettro di un’emergenza.

 

Per l’inviato speciale dell’Onu, Martin Kobler, è l’Isis “la minaccia più grave in Libia”. E’ così?

Sì. Dopo la Siria, la Libia è il secondo Paese mediterraneo dove non c’è un governo con pieni poteri. Si tratta di uno Stato fallito con due governi in lotta tra loro, cui si aggiungono una serie di bande locali. C’è quindi il rischio reale che diventi il brodo di coltura ideale per un’espansione del fondamentalismo islamico.

 

Secondo Renzi, “senza una chiara strategia per il dopo qualsiasi adesso diventa meno forte e meno credibile”. Il nostro governo può dire di avere una posizione netta?

L’Italia è in ritardo nel dare una risposta al governo di Baghdad e Washington. Entrambi hanno chiesto che i nostri Tornado, già impegnati in Iraq, partecipino anche alle azioni di bombardamento. Non possiamo stare alla finestra né fare i neutralisti. Giovedì Renzi vedrà il presidente Hollande, che gli chiederà anche ai sensi del Trattato dell’Unione Europea una collaborazione nella lotta al terrorismo. Vedremo quale risposta gli darà Renzi. Per il resto mi sembra corretto che l’Italia aspetti le determinazioni internazionali che saranno decise dalla coalizione, ammesso che questa esista e che sia pronta a combattere l’Isis.

 

L’abbattimento del jet russo mette a rischio l’esistenza stessa della coalizione?

La Turchia sostiene i ribelli sunniti che combattono contro Assad in Siria, e la Russia bombarda quei ribelli. Insieme dovrebbero poi combattere l’Isis, ma è chiaro che le due cose non possono stare insieme. D’altra parte si sa che in Turchia c’è un sentimento diffuso e un interesse radicato del governo che in passato ha usato l’Isis in funzione anti-sciita e anti-Iran.

 

(Pietro Vernizzi)