“Dal Libano all’Afghanistan, dai servizi di intelligence ai reparti speciali, Renzi compie dei piccoli passi per venire incontro alle richieste degli alleati ma sa che l’Italia non può fare di più”. A sottolinearlo è Stefano Folli, editorialista di Repubblica, a proposito della politica estera dell’Italia contro l’Isis. Giovedì il presidente del consiglio italiano incontra Francois Hollande, un giorno dopo che il presidente francese si è visto con Angela Merkel. “Auspico che la Germania si possa impegnare di più contro l’Isis”, è stato l’invito di Hollande. La Merkel ha risposto mettendo a disposizione 650 soldati tedeschi da inviare in Mali.
In quali condizioni Renzi arriva all’incontro con Hollande?
L’Europa è divisa sulla risposta da dare all’Isis. Da un lato Hollande e Cameron sono abbastanza in sintonia, mentre Renzi si trova sostanzialmente sulle posizioni della Merkel. Italia e Germania puntano soprattutto sull’integrazione dei servizi di intelligence, e meno sulla risposta militare in quanto tale. Quindi c’è una sostanziale divisione, anche se si cercherà di dire che l’obiettivo è comune: sconfiggere il terrorismo.
In Italia Renzi sostanzialmente non ha un’opposizione interna. Questo gli consentirà di avere una linea più marcata in politica estera?
Renzi ricalca la tradizione della politica estera italiana nel Mediterraneo e nel Medio Oriente. La sua è una posizione di basso profilo, attenta a non disturbare troppo questo o quello dei contendenti e a non esporsi più di tanto. E’ questa la linea italiana che Renzi ha ammodernato ma non cambiato. E’ una linea che nessuno, né nel Pd né da sinistra, può contestare.
Come si struttura questa politica estera ispirata alla cautela?
Avere puntato tutto sull’integrazione dei servizi di sicurezza e di intelligence è un aspetto di questa politica non troppo impegnativa, perché in questo momento essere in prima linea significa giocare la carta militare come sta facendo la Francia. D’altra parte è vero che Renzi si è impegnato a inviare 150 soldati in più in Libano. Di recente inoltre il Parlamento ha approvato una misura che consente al presidente del Consiglio di utilizzare forze speciali per azioni di intelligence allargato sul campo. E sappiamo il ruolo che da anni l’Italia ha rivestito in Afghanistan.
Che cosa dirà Renzi a Hollande?
Pur nella cornice di una grande prudenza, l’Italia si sta muovendo per non lasciare del tutto sola la Francia. Non si viene incontro in modo completo alle richieste francesi, ma si tenta comunque di non essere del tutto estranei alla grande partita politico-militare che si sta giocando in Medio Oriente.
Per Renzi bisogna stare attenti a non fare “in’altra Libia” in Siria. Che cosa significa in concreto?
Renzi intende dire che una risposta militare non ben calibrata può portare a ripetere gli errori commessi in Libia. L’analogia regge fino a un certo punto, perché tra Siria e Libia sono diverse le circostanze e la stessa minaccia che viene dalle forze jihadiste. Da un punto di vista strettamente politico Renzi ricorda però che la Francia è stata responsabile della crisi libica, e che l’Italia ha pagato un prezzo per l’operazione avviata da Sarkozy con la copertura degli inglesi. L’Italia è il Paese più vicino alla Libia e il più esposto alla sua destabilizzazione.
Lei ritiene che la linea di Renzi sia la risposta giusta?
E’ la risposta che le circostanze permettono. Non si può immaginare un’Italia che esce dai binari che ha sempre seguito in questi casi. Renzi si rende conto che la forza politica dell’Italia è limitata, e d’altra parte sia pure con piccoli passi qualcosa sta facendo. Basti pensare a Libano e Afghanistan, ma anche alle proposte su intelligence e reparti speciali. Il premier si rende conto che non può rimanere inerte. Non si può pretendere che l’Italia assuma il ruolo del Regno Unito.
Renzi ha annunciato che vuole organizzare un grande summit sul Mediterraneo. Quale ruolo intende giocare?
Una politica autonoma dell’Italia nel Mediterraneo non è pensabile. Diverso è il caso se parliamo di un’azione di raccordo tra le nazioni europee per cercare di mettere in comune alcuni aspetti della politica mediterranea. Basta non farsi troppe illusioni.
Perché l’Italia conta così poco?
Storicamente l’Italia ha un peso militare e una capacità politico-diplomatica che sono inferiori rispetto ad altre nazioni europee. Per la nostra storia e per le vicende del ‘900, Francia e Regno Unito hanno una lunga tradizione di Stato nazionale e di interventismo militare. Il solo fatto di avere governato per decenni dei grandi imperi coloniali conta parecchio: il Regno Unito è stato il centro del mondo fino alla seconda guerra mondiale. L’Italia invece è in una posizione più debole, come lo è da questo punto di vista anche la Germania.
(Pietro Vernizzi)