Anche una volta trasmessa, la puntata di Report di domenica sera continua a porre interrogativi fra i watchers dei Palazzi. Perché Milena Gabanelli ha acceso i fari sul Consiglio superiore della magistratura? Perché occuparsi in questo momento della “fabbrica” dei Procuratori e dei presidenti di Tribunale? Perché un veicolo mediatico che ha (quasi) sempre assunto il lavoro delle Procure come presupposto implicito delle inchieste giornalistiche, si mostra pensoso sui criteri di nomina nei palazzi di giustizia?
Una risposta – non necessariamente corretta – che circola soprattutto a Milano guarda alla transizione che sta interessando proprio la Procura milanese, che attende il successore di Edmondo Bruti Liberati, dopo i recenti terremoti interni legati allo scontro fra il procuratore capo e l’aggiunto per i reati Pa Alfonso Robledo. Il super-candidato “naturale” c’è, ha già buona forza, ma proprio per questo va protetto anche con una campagna d’opinione a favore di nomine non avventurose: come si leggeva in filigraba domenica sera a Report. Nel Csm guidato dal vicepresidente renziano Legnini le sorprese – per le candidature provenienti da Area, la storica corrente della sinistra giudiziaria, maggioritaria a Milano – non sono impossibili (soprattutto per le alleanza fra la corrente centristra UniCost e i componenti laici del centrodestra).
Il candidato in questione è il procuratore aggiunto per i reati finanziari Francesco Greco: un veterano del quarto piano del palazzo meneghino. Giovane sostituto durante Tangentopoli, si ritrovò fra le mani l’esplosivo dossier Enimont. Dieci anni dopo fu invece a capo del team che seguì il coté milanese del crack Parmalat; in mezzo, attorno, dopo, un lavoro di sostanza su casi grandi o meno grandi di Piazza Affari a dintorni. Con una fama di inquirente equilibrato, Greco è esperto conoscitore del “diritto societario materiale” a Milano: dei cognomi e delle idee, degli strumenti, delle soluzioni via via messi a punto nelle banche e nelle holding industriali vecchie e nuove, nei grandi studi legali e nelle università. Gran frequentatore di convegni – ma sempre molto locali e focalizzati – il napoletano Greco non ha mai avuto il profilo “talebano” di Robledo (che ha più volte mosso frontalmente contro i banchieri milanesi) o quello politicamente esposto di Ilda Boccassini, aggiunto delegato all’antimafia. Greco partecipava senza problemi ai summit di Aspen Italia, pilotato dall’ex ministro Giulio Tremonti: che non l’avrebbe affatto visto male, per esempio, alla presidenza della Consob.
“Se Sala diventerà sindaco, Greco sarà l’altro console di Milano al Palazzo di giustizia” si sente sussurrare più spesso in città. Dove non sta certo sfuggendo l’escalation del Corriere della Sera contro il sindaco uscente Giuliano Pisapia: il cui movimentismo sta creando crescenti problemi all’altra super-candidatura “naturale”: quella dell’ex commissario all’Expo a Palazzo Marino. Nome gradito, quello di Sala, non solo al premier Matteo Renzi ma evidentemente anche al vasto crocevia di interessi che si ritrova nel e sul Corriere (che tra l’altro fornisce da tempo ospitalità editoriale alla Gabanelli).
La sinistra giudiziaria, in ogni caso, mostra di puntare con molta più decisione e unità sul suo candidato per la Procura: quello dal profilo più moderato, “responsabile” secondo una recente affermazione di Renzi. Un identikit, quello di Greco, che non diversamente da quello di Bruti Liberati appare consono a una Milano degli affari che – nel post-Expo – vuole ripartire: dopo un ventennio in cui lo scontro fra la Procura e il premier-imprenditore milanese Silvio Berlusconi, ha creato turbolenze pesanti e quasi permanenti.
Milano – se non la capitale morale” – ha voglia di ridiventare veramente la “capitale economica” del Paese, dopo una parentesi di lobbyismo romano indotto dalla contaminazione fra il partito-azienda berlusconiano e i Palazzi. E non c’è dubbio che di questa “idea di Milano”, Sala e Greco sarebbero i due consoli: due tecnici entrambi collaudati, almeno sulla carta, nell’interpretazione politica delle rispettive amministrazioni locali. Sarebbero anche due nomi “renziani, pur se in misura diversa: Sala correrebbe da candidato politico direttamente indicato dal premier, Greco da un Csm che su un’indispensabile nomina “seria e responsabile” a Milano potrebbe ritrovare un momento di riequilibrio interno. Come ha “responsabilmente” auspicato anche Report.