#labicinonsitocca è stato trend per un bel po’ dopo la notizia della tassa sulla bicicletta e sui proprietari inserita come emendamento nelle varie modifiche al Codice della Strada che il governo sta varando da qualche settimana. E invece niente, vincono i social, il web, la rete, chiamateli come volete ma hanno smosso qualcosa tanto che addirittura il firmatario di quel provvedimento, il senatore Pd Marco Filippi, ha annunciato a Il Fatto Quotidiano di aver ritirato subito l’emendamento. «Il testo è scritto male, no è mio e mi è stato girato dagli uffici legislativi perché lo presentassi, ma effettivamente può generare confusione», ammette nella lettera al quotidiano lo stesso Filippi. Il testo in questione è in effetti poco chiaro e allo stato attuale per come è messo rischia di stangare gli appassionati della biciclette con presunti marchi, bolli o targhe: gli accenni a “idonea tariffa per i proprietari delle bici e dei veicoli a pedali adibir al traposrto” hanno scatenato la rivolta sui social negli scorsi giorni e la conseguente ritira di Filippi del testo nell’emendamento. Ecco come chiosa il responsabile dell’atto che si dice dalla parte dei fan in bicicletta: «Ci saranno questioni spinose nella riforma del Codice della strada, ma non è certo questo il caso. Il Pd – aggiunge – vuole incentivare e non scoraggiare l’incentivo della bicicletta. Io personalmente ne ho due a casa, ho fatto l’assessore alla Mobilità e amo pedalare. Sono il primo a dire che la bici non si tocca». Capitolo definitivo della sfida? Ai posteri, anzi ai ciclisti l’ardua sentenza.



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