“La strada della Leopolda porta Renzi in un vicolo cieco riproponendo il primato del cerchio magico. Sono convinto che il cerchio magico condurrà Renzi alla sconfitta”. E’ la previsione di Peppino Caldarola, ex direttore dell’Unità ed ex parlamentare dei Ds. La sesta Leopolda, dal titolo “Terra degli Uomini”, si terrà a Firenze dall’11 al 13 dicembre. Mentre sabato a Roma ci sarà l’incontro aperto organizzato da Gianni Cuperlo cui parteciperanno anche Pier Luigi Bersani e il sindaco uscente di Milano, Giuliano Pisapia. Lo stesso Pisapia ha scritto una lettera a Repubblica, insieme al sindaco di Genova, Marco Doria, e a quello di Cagliari, Massimo Zedda, in cui afferma: “Noi, che governiamo le nostre città con un approccio ideale e non ideologico, pensiamo che in un momento così difficile e complesso sia necessario ritrovare quell’unità aperta e larga del centrosinistra che, sola, può ridare fiducia alle cittadine e ai cittadini italiani. Quelle forze sono principalmente il Partito democratico, perno e componente maggioritaria, e Sel”.



Partiamo dalla lettera dei tre sindaci a Repubblica. Che senso ha questo gesto politico?

Si tratta di tre sindaci dell’area non Pd che furono indicati e quindi eletti con il voto del Pd, però fuori dalle intenzioni del Partito democratico. Nella lettera c’è l’ambizione di proporre il loro modello come un punto di riferimento per le prossime amministrative. L’area politica che essi rappresentano però si è molto ristretta nel corso di questi anni e nessuno sa valutare quanto sia elettoralmente valida. A ciò si aggiunge un secondo limite: uno dei tre personaggi che propongono questa strategia, cioè Pisapia, avrebbe potuto o potrebbe candidarsi per risolvere questi problemi.



Renzi prima ha candidato Sala, poi ha fatto un passo indietro indicendo le primarie. Perché secondo lei?

Renzi non sa che pesci prendere perché in nessuna delle grandi città ha un suo candidato prediletto. E anche quando in passato li ha avuti, questi hanno regolarmente perso. Sala è stato indicato nell’immediatezza del successo dell’Expo, ma c’è il timore che si voti a troppa distanza dalla manifestazione e che una parte della sinistra scelga una strada autonoma. Questo spinge Renzi a una certa prudenza, cercando di far convergere tutte le forze intorno a un candidato. Se questo è Sala meglio, altrimenti il premier cambierà candidato con molta disinvoltura.



Pisapia ha lanciato la sua vice, Francesca Balzani. Ha le carte per vincere?

Occorre tenere conto che oggi la destra a guida Salvini è molto più aggressiva di quella della Moratti. Anche a Milano inoltre c’è l’affacciarsi del fenomeno grillino. Quindi la situazione è più complicata di quella che dovette affrontare Pisapia nel 2011. Molto dipenderà anche dal grado di unità che si riuscirà a creare intorno al candidato del centrosinistra, non solo tra le forze politiche, ma anche nel blocco elettorale che ha eletto Pisapia. Non c’è dubbio comunque che la Balzani ha le capacità e potrebbe essere un buon sindaco.

Lei come vede invece il futuro di Pisapia?

Pisapia è un personaggio interessante perché non ha un profilo gauchiste, pur avendo militato in Rifondazione, e quindi può svolgere un ruolo nazionale.

A Milano si può ripetere quanto avvenne alle Regionali in Liguria, con la sinistra divisa e la destra che vince compatta?

Lo scenario più probabile è quello delle Regionali in Emilia-Romagna in cui risultò molto forte l’astensionismo, anche perché questo fenomeno a sinistra si è approfondito. Inoltre la destra, pur data per spacciata, ha forse trovato una strada per rimettersi insieme, galvanizzata anche dal risultato francese. In terzo luogo la stella polare di Renzi brilla un po’ meno. La Leopolda parla a una parte dell’Italia, non certo a tutta. Rischiamo quindi che si ripeta quello che è avvenuto sia in Liguria sia in Emilia-Romagna.

 

Resta il fatto che per Renzi le elezioni si vincono al centro, mentre Pisapia propone l’alleanza con Sel. Chi dei due ha ragione?

Non è vero che le elezioni si vincono al centro. Per vincere le elezioni occorrono un’identità molto netta della propria parte politica e la capacità di allargare il proprio fronte elettorale. Quindi Pisapia sbaglia quando afferma che basta unire la sinistra per vincere le elezioni, perché da sola la sinistra non vince proprio niente; ma ha torto anche Renzi se pensa che si vinca al centro. Il centro era un grande tema della prima repubblica, ma nella seconda e nella terza repubblica è un fantasma che non si capisce dove si possa acchiappare.

 

Venerdì inizia la Leopolda. Come legge il suo significato politico?

La Leopolda è un fenomeno che Renzi fa male a ripetere. Il segretario di un partito che convoca un meeting di persone a lui vicine escludendo il suo stesso partito compie davvero una scelta strana, e dà l’idea che a Renzi non importi molto del Pd. E se non importa a Renzi non si capisce perché dovrebbe importare a un elettore. Già è singolare un segretario che si fa una sua corrente interna al partito, ma che si faccia una corrente esterna è veramente una cosa bislacca.

 

Prima ha detto che la stella polare di Renzi non brilla più come prima. Perché?

Per la sua eccessiva autoreferenzialità. Renzi ha colto con una capacità straordinaria un sentimento popolare che era la volontà di cambiamento, di demolizione delle vecchie strutture politiche e anche di rinnovamento generazionale. Invece da qualche tempo non fa altro che autocelebrarsi, promuovendo uomini della sua cordata toscana in tutti i posti di comando. Non lo fece neppure De Mita con gli avellinesi. Quando si governa, normalmente si è meno popolari di quando si è all’opposizione. Se a ciò si aggiunge l’autoreferenzialità si finiscono per perdere i contatti con la società reale.

 

(Pietro Vernizzi)