“Mattarella è indubbiamente un ‘presidente-arbitro’: segue tutto con grande attenzione, ma fischia solo quando qualcuno commette fallo. Finché tutto fila liscio invece non ci si accorge neanche di lui”. E’ quanto afferma Luciano Ghelfi, giornalista politico del Tg2. Negli ultimi Sergio Mattarella ha messo da parte la riservatezza che di solito lo contraddistingue per occupare il centro della scena. Ha presieduto direttamente il Csm che ha eletto il primo presidente della Corte di Cassazione, Giovanni Canzio; sul crac delle banche ha parlato di “episodi gravi” e di fronte alla scelta di Renzi, che ha affidato il caso al presidente dell’Autorità nazionale anti-corruzione, Raffaele Cantone, ha invitato tutti a rispettare le rispettive competenze che in questo caso erano della Banca d’Italia.



Da “presidente-notaio”, per due giorni Mattarella si è trasformato in mattatore della scena politica. E’ solo una coincidenza?

No, non è una coincidenza. In realtà Mattarella sta seguendo tutte le vicende politiche ed economiche del Paese, però interviene solo quando serve. Il suo modo di interpretare il ruolo è che il presidente-arbitro si fa sentire solo quando ciò è necessario. Se l’andamento della vita politica e sociale è corretto, non ha bisogno di farsi sentire.



Nel discorso alle alte cariche, è stato molto netto.

Ha parlato di “rispetto delle competenze” e della necessità di “evitare le invasioni di campo per non erodere i confini tra gli ambiti e i poteri”. 

E ha presieduto personalmente il Csm che ha eletto il giudice Canzio.

Presiedendo il Csm e rendendo solenne il passaggio di consegne al presidente della Cassazione, Mattarella riconosce il ruolo della magistratura nel suo specifico terreno. Tra l’altro la nomina del presidente della Cassazione è stata a larghissima maggioranza, con 23 voti a favore e solo tre astenuti, e questo a Mattarella ha fatto molto piacere.



Perché Mattarella è intervenuto sulle banche?

Quello di Mattarella è un richiamo a largo raggio. Il presidente ha ben presente la questione banche e la sua ricetta è quella di non complicare le cose. Il suo intervento ha molti livelli di lettura, per esempio c’è una frase in cui avalla il lavoro della Banca d’Italia, dicendo che “sta positivamente operando in questo momento”. Quindi c’è un richiamo affinché tutti stiano al loro posto, nonché un invito a non esagerare nel cercare soluzioni originali e alternative a quelle esistenti.

Che idea si è fatto della vicenda?

Mattarella si è convinto che la questione è estremamente delicata e seria, e che quindi non può essere trascurata. Il presidente studia le parole una per una, perché parla di tutela per quanti sono stati indotti ad assumere rischi di cui non erano consapevoli. E’ quindi una tutela di chi è stato raggirato allo sportello, e cui sono stati fatti firmare documenti senza che potesse capirne la portata. Quella cui pensa Mattarella non è una tutela totale, per esempio non vi è incluso lo speculatore.

Che cosa ne pensa Mattarella del modo in cui Renzi si sta muovendo in Europa, attaccando a più riprese la Merkel? 

Sull’Europa il capo dello Stato la pensa in modo molto simile a Renzi. Nell’intervento di lunedì ha dichiarato: “Abbiamo il dovere di chiedere, come ha fatto il governo, che siano integralmente onorati gli impegni previsti in materia di unione bancaria. Rassegnarsi a un’unione bancaria lacunosa e vulnerabile, come hanno evidenziato anche l’Ue e la banca centrale, esporrebbe l’intera Europa a rischi di carattere sistemico”. Di fatto è un avallo delle posizioni di Renzi nei confronti della Merkel. Sui rapporti con l’Europa non esiste alcun tipo di divaricazione tra Quirinale e Palazzo Chigi.

 

E sull’intervento contro l’Isis?

Mattarella è convinto che l’Italia sia già molto esposta. Noi abbiamo gli istruttori a Erbil e i Tornado in Kuwait. Nell’incontro con il corpo diplomatico ha usato una frase molto involuta ma assolutamente interessante: “Ci fa piacere che la Germania arrivi a fare quello che noi già facciamo da un anno”. In questo modo il Quirinale rivendica che l’Italia sta già facendo molto. C’è del resto identità di vedute anche quando Mattarella afferma che in Siria non si può andare alla cieca come si è fatto con la Libia.

 

Ci sono temi che stanno più a cuore a Mattarella che a Renzi?

Sì, sono temi come volontariato, terzo settore, assistenza agli ultimi, dalla disoccupazione all’handicap. Su questi aspetti Mattarella ha lavorato moltissimo, ha dimostrato grande attenzione, dicendo che nel loro complesso le istituzioni non hanno fatto abbastanza.

 

Perché questa insistenza?

Mattarella crede fortemente nel ruolo dei corpi intermedi, dei cittadini che si occupano degli altri e quindi di tutto ciò che è volontariato e che “arriva laddove lo Stato non può e non deve arrivare”.

 

Su questo è in contrapposizione con Renzi?

Qualche accenno di differenza c’è. Sollecitare una maggiore attenzione sicuramente vuole dire che su questo lo Stato può fare di più.

 

(Pietro Vernizzi)