Non è frequente che il presidente della Repubblica partecipi alle sedute del Consiglio superiore della magistratura. Il capo dello Stato ne è istituzionalmente presidente e garante, ma proprio in questa veste mantiene tutta la distanza possibile dall’operatività quotidiana dell’organo di autogoverno della magistratura. E’ il vicepresidente (un “laico” designato dal Parlamento, attualmente Giovanni Legnini) a sedere a capotavola nel day-by-day del Csm: scelte per la copertura di incarichi, controversie interne (recentemente quella ai vertici della Procura di Milano sulle inchieste Expo), possibili interventi disciplinari (ad esempio quello ipotizzato nei prossimi giorni a carico del procuratore di Arezzo per negligenze e profili d’incompatibilità nelle indagini su Banca Etruria).



Sedici consiglieri “togati” espressione delle singole correnti interne alla magistratura; e otto “laici” indicati dal Parlamento. E poi il primo presidente della Cassazione (la cui designazione era all’ordine del giorno ieri) e il procuratore generale della stessa Corte. il ventisettesimo membro è è il presidente della Repubblica, la cui presenza, ieri a Palazzo dei Marescialli, ha avuto le caratteristiche di una virtuale prima volta.



L’ex giudice costituzionale Mattarella, infatti, ha fatto della discrezione verso il Csm un ovvio punto qualificante di un anno d’esordio all’insegna del low profile. Un po’ per carattere e collaudato stile politico, non da ultimo per stemperare le forti tensioni nate fra magistratura, Csm e Quirinale durante l’ultima fase della lunga presidenza di Giorgio Napolitano: caratterizzata dal pressing della Procura di Palermo nelle indagini sulla cosiddetta “trattativa Stato-mafia” all’inizio degli anni 90. Ieri invece la presenza di Mattarella al Csm è stata molto connotata.



Da un lato l’occasione non si presentava solo formale: la designazione del nuovo primo presidente della Corte di Cassazione è nei fatti la scelta del “primo magistrato” italiano. L’indicazione era quasi scontata ed è caduta su Giovanni Canzio, finora presidente della Corte d’Appello di Milano (la più alta carica del Palazzo di giustizia milanese). Un esito tutt’altro che banale: sbloccato da un chiarimento interno all’altra magistratura italiana e al Csm. Pochi giorni fa era stato Giuseppe Berruti, presidente della terza sezione della Cassazione, ad accettare la nomina a commissario Consob lasciando strada libera a Canzio.

Il passaggio aveva fatto parlare di “Nazareno fra i giudici”: laddove un magistrato vicino al centrodestra (Berruti, già membro dello stesso Csm) si era ritirato dalla corsa per il vertice della Casazione a favore di un esponente moderato di Magistratura democratica. Canzio d’altronde aveva riannesso alla “sinistra giudiziaria” la Corte d’Appello di Milano dopo la controversa parentesi di Alfonso Marra (vicino al centrodestra), dimessosi per i riflessi della cosiddetta inchiesta P3. Ma Marra aveva già dovuto fare i conti con l’inattesa opposizione di Berruti in Csm. Era comunque riuscito a imporsi sulla concorrenza di Massimiliano Rordorf (Md): ex commissario Consob, promosso proprio ieri presidente aggiunto della Cassazione dal Csm.

Il curioso intreccio fra l’assestamento dell’organigramma della Cassazione con quello della Consob è forse causale, ma non del tutto marginale, nei giorni in cui il ruolo dell authority finanziarie è nel mirino (e lo stesso Mattarella, l’altroieri, ha marcato la sua vigilanza istituzionale sull’inedito coinvolgimento nel campo della tutela del risparmio di un’altra autorità indipendente guidata da un magistrato, l’Anac di Raffaele Cantone).

Più simbolicamente sostanziale è sembrata la presenza fisica del capo della Stato alla mossa davvio di un più ampio giro di poltrone giudiziarie: la sostituzione di Canzio alla Corte d’Appello di Milano sarà il primo passaggio, prevedibilmente contemporaneo a quello del successore di Edmondo Bruti Liberati a capo della Procura di Milano. Qui Il candidato front runner resta il procuratore aggiunto per i reati finanziari Francesco Greco: eterno candidato al vertice Consob.

No, quella di Mattarella ieri al Csm non è stata visita semi-natalizia. il Presidente è invece andato a trasmettere ai magistrati – ma nondimeno ai “laici” del Csm – un messaggio chiaro: non è tempo né di conflitti interni o esterni alle istituzioni, né di designazioni “sbagliate” negli uffici chiave del sistema giudiziari.