“Mattarella è un presidente notaio non per temperamento o per scelta, ma perché questo deve essere il suo compito in tempi di governi forti e di maggioranze stabili. Nell’ipotesi di una crisi istituzionale il capo dello Stato sarebbe però in grado di svolgere il ruolo di primo piano esercitato da Napolitano tra il 2010 e il 2014. Quello che Mattarella non sarà mai è invece un presidente conservatore, come fu a suo tempo Oscar Luigi Scalfaro”. E’ il commento di Paolo Franchi, editorialista del Corriere della Sera, alla vigilia del primo messaggio di fine anno di Sergio Mattarella. Un esordio del fuoco che, però, è stato in parte “oscurato” dal messaggio di martedì scorso di Matteo Renzi, in cui il presidente del Consiglio ha cavalcato i soliti temi ma è apparso anche in difficoltà.
Lei che cosa si aspetta che dica il presidente della Repubblica nel suo discorso agli italiani?
Nel discorso di fine anno Mattarella farà riferimento soprattutto all’orgoglio nazionale, un tema presente nello stesso messaggio politico di Renzi. Altri punti del suo intervento saranno la psicologia collettiva degli italiani, il loro impegno, la necessità di non indulgere nel pessimismo. Sarà in sostanza un appello all’ottimismo della volontà. Ma potrebbe toccare anche questioni come il terrorismo e l’immigrazione.
Mattarella parlerà senza avere la scrivania davanti. Qual è il senso di questa scelta comunicativa?
Quello di un messaggio stile discorso dal caminetto. Mattarella si presenta come un capo dello Stato che, al di là della maggioranza che lo ha eletto, è il presidente di tutti e parla a tutti senza frapporre neanche simbolicamente tra sé e gli italiani il filtro di una scrivania.
Di fronte alle difficoltà di Renzi, con il discorso di fine anno il Quirinale potrebbe tornare a giocare il ruolo di primo piano che aveva con Napolitano?
Il Quirinale è stato il baricentro del sistema politico e istituzionale nel momento di massima crisi politica, dal 2010 al 2014. Nel periodo successivo il baricentro si è spostato quasi completamente su Palazzo Chigi. Non credo che ciò sia avvenuto solo per le differenze caratteriali, umane e politiche tra Napolitano e Mattarella, quanto piuttosto perché oggi c’è un governo che dispone di una discreta maggioranza.
Quindi Mattarella continuerà a essere un “presidente-notaio”?
Non è detto. Potrebbe cambiare stile nel caso in cui, per qualsiasi motivo, Renzi fosse effettivamente messo in difficoltà, cosa che per il momento non è realmente accaduta. Se ci si arrivasse i riflettori si sposterebbero nuovamente sul Quirinale. Per ora non siamo ancora in questa situazione, sempre che mai ci si arriverà.
Poniamo invece che la leadership di Renzi continui a essere “assoluta”. A quel punto Mattarella come si porrà?
Se c’è una leadership forte, espressa da una maggioranza solida e con un presidente del Consiglio saldamente al potere, la presidenza della Repubblica, al di là delle caratteristiche dei vari presidenti che si sono via via succeduti, si limiterà a un ruolo notarile. In momenti di crisi politica prolungata si esalta il ruolo di garante e al limite anche di supplente da parte del presidente della Repubblica. Ma finché governo e maggioranza fanno la loro parte, il Quirinale rientra nei limiti più stretti del suo mandato. E’ la stessa Costituzione del resto che prevede che il presidente della Repubblica abbia questo ruolo variabile a seconda delle situazioni.
Quale ruolo gioca in questo senso il carattere di Mattarella?
Nessuno può immaginare che di suo Mattarella intenda avere un ruolo invasivo. E’ la fermezza e la discrezione politica fatta persona, quindi nella sua personalità tutto c’è tranne che la tendenza a debordare. Diverso è il caso in cui sia la situazione a costringerlo ad assumere un ruolo di primo piano.
Dopo un primo anno da “osservatore”, il secondo anno di Mattarella potrebbe comunque segnare la svolta?
Tutto può essere, ma non ho alcun elemento per sostenerlo. Molto dipende da come si determinerà la situazione nel corso del prossimo anno. E’ chiaro che se la maggioranza che appoggia il governo Renzi entrasse in uno stato di forte fibrillazione, Mattarella sarebbe quasi tenuto a esercitare il suo ruolo con più visibilità e a occupare il centro della scena. Sarebbe però una conseguenza del variare della situazione politica. Escluderei invece che per un anno Mattarella si guardi intorno come i calciatori nei primi minuti delle partite.
Al di là dei modi discreti, Mattarella condivide i contenuti dell’azione di governo di Renzi?
La storia politica e intellettuale di Mattarella è nota. Non è certo la storia di un innovatore radicale del sistema politico e istituzionale. Pur senza il carattere della radicalità, si è però sempre mosso come un riformatore e non come un conservatore. Da questo punto di vista per esempio Mattarella è ben diverso da Oscar Luigi Scalfaro. Non so se in cuor suo batta le mani all’Italicum e all’abolizione del Senato, ma di fronte a queste riforme non ha assunto nemmeno un atteggiamento totalmente contrario. La sua preoccupazione è che non si apra un vulnus istituzionale, e del resto in un sistema che non è presidenziale non potrebbe fare di più.
(Pietro Vernizzi)