Tra i firmatari un mondo che va da scrittori, attori, docenti universitari e anche suore orsoline. Ma soprattutto molte femministe dell’epoca d’oro. Tutte contro la pratica dell’utero in affitto con la richiesta di mettere al bando la pratica in Europa. “No a chi vuole un figlio a tutti i costi”, rompere “un silenzio conformista su qualcosa che ci riguarda” scrivono. Tra i primi firmatari dell’associazione “Se non ora quando” Stefania Sandrelli, Giovanni Soldati, Fabrizio Gifuni, Sonia Bergamasco, Claudio Amendola, Francesca Neri, Ricky Tognazzi, Simona Izzo, Micaela Ramazzotti, Giuseppe Vacca, Peppino Caldarola, la scrittrice Dacia Maraini, le suore orsoline di Casa Rut a Caserta, l’associazione Slaves no more di Anna Pozzi, Aurelio Mancuso, già presidente di Arcigay e ora di Equality Italia. Ecco una parte dell’appello: “Noi rifiutiamo di considerare la “maternità surrogata” un atto di libertà o di amore. In Italia è vietata, ma nel mondo in cui viviamo l’altrove è qui: “committenti” italiani possono trovare in altri Paesi una donna che “porti” un figlio per loro. Non possiamo accettare, solo perché la tecnica lo rende possibile, e in nome di presunti diritti individuali, che le donne tornino a essere oggetti a disposizione”. Per la regista Cristina Comencini, “concepire che il diritto di avere un figlio possa portarti all’uso del corpo di donne che spesso non hanno i mezzi, che per questo vendono i loro bambini, riconduce la donna e la maternità a un rapporto non culturale, non profondo”.