Silvio Berlusconi e Matteo Salvini si sono incontrati domenica sera per una cena ad Arcore, sottoscrivendo un accordo sulle Regionali e sull’opposizione a Renzi. “Per mesi – ha osservato Salvini – noi abbiamo fatto opposizione solitaria a un governo incapace e pericoloso, ora anche Forza Italia forse se n’è resa conto, forse riparte un dialogo”. Il leader della Lega nord ha confermato di avere chiesto a Forza Italia di sostenere i suoi candidati in Veneto, Liguria e Toscana. Ne abbiamo parlato con Fabrizio Rondolino, giornalista e scrittore.
E’ possibile rinsaldare l’antica alleanza tra Forza Italia e Lega nord?
Berlusconi non è nuovo a repentini cambi di rotta. Normalmente il Cavaliere sottoscrive un accordo, e poi a un certo punto cambia idea. E’ successo con la Bicamerale nel 1997, poi con il governo Letta e ora anche con il Nazareno. Staremo a vedere. La mia impressione però è che Berlusconi abbia un po’ perso l’ultima occasione.
Per quale motivo?
Dentro alla logica delle riforme condivise propria del Nazareno, Berlusconi aveva e avrebbe tuttora un ruolo. Con Salvini invece finirà per fare la ruota di scorta. Sia Renzi sia Salvini hanno fatto un’Opa sull’elettorato di Forza Italia. Alleandosi con l’uno contro l’altro, Berlusconi rischia soltanto di agevolare questo disegno senza trarne in cambio grandi vantaggi.
Salvini ha commentato: “Con Berlusconi ricominciamo a parlare ma da qui a dire che c’è un accordo a 360 gradi, questo no. Ci è stato detto che Fi ha deciso di essere all’opposizione e questo ci riempie di gioia”. Che cosa ne pensa di questa dichiarazione?
E’ in corso da tempo una battaglia per la leadership del centrodestra. Dentro a Forza Italia nessuno è riuscito a scalfire la leadership di Berlusconi, mentre fuori da Forza Italia c’è un leader potenziale che è Salvini. In questa logica il ruolo di Berlusconi è del tutto secondario.
Lei in futuro vede un bipolarismo tra Renzi e la Lega?
Sì, la linea di tendenza è quella.
Il premier ieri si è incontrato di nuovo con Alfano. Renzi teme la nuova intesa tra Salvini e Berlusconi?
L’unica cosa di cui ha paura Renzi è che si faccia un altro governo in questa legislatura, cosa che io credo non avverrà. Con questo Parlamento, non vedo la possibilità di altre maggioranze politiche né di altri presidenti del Consiglio. Tutto il resto per il segretario del Pd va bene. Renzi sarebbe ben contento di andare a elezioni anticipate, come pure di andare avanti con i voti di Alfano, di Berlusconi, degli ex di Scelta civica o dell’M5S. Quando la Serracchiani afferma che la rottura di Berlusconi non la preoccupa, secondo me dice la verità. I renziani hanno una carta in più, il Pd oggi è l’unica forza che non teme elezioni anticipate. Dal punto di vista di Renzi ovviamente è meglio fare le riforme, ma se non si facessero la colpa sarebbe degli altri. In cambio otterrebbe le elezioni anticipate, che è esattamente quello che vuole.
Dopo che Salvini è stato contestato a Palermo, è possibile che la Lega nord assuma una posizione più nordista e FI si prenda i voti del Sud?
No. Forza Italia è finita, avrà un ruolo del tutto marginale. Il gioco lo farà la nuova Lega di Salvini. A contestarlo a Palermo è stato un gruppo di militanti di sinistra, mentre ad ascoltarlo c’era tutto il centrodestra siciliano. Anzi quanto è avvenuto a Palermo è stato un ideale passaggio di consegne: il centrodestra forse non si è ancora del tutto affidato a Salvini, ma di certo lo riconosce come un interlocutore privilegiato e va ad ascoltarlo. La distinzione Nord/Sud non ha più luogo, sono schermaglie ideologiche, ma non si può certo dire che ci sia Palermo contro Salvini. La sfida è come sempre tra la sinistra e la destra, con la differenza che questa volta anche a Palermo il capo della destra è Salvini.
Per l’Italia Tsipras è un interlocutore affidabile?
No, per nulla. Quella del governo greco è una linea avventurista e castrista. In questi giorni Tsipras e i suoi ministri hanno inanellato una serie di errori enormi. Hanno tirato in ballo il nazismo, hanno chiesto i soldi a Putin, hanno reclamato il risarcimento dei crimini di guerra, hanno rifiutato la Troika. Così facendo si stanno mettendo fuori dal consesso delle nazioni civili. Mi dispiace per il popolo greco, perché pagherà questa politica molto crudamente, ma se la Grecia continua su questa strada non c’è nessuna possibilità se non il default. Se Tsipras e i suoi ministri si rimangiano tutte le sciocchezze che hanno detto in questi giorni, un accordo si può trovare perché farlo è nell’interesse di tutti. Altrimenti il popolo greco morirà di fame.
(Pietro Vernizzi)