Il nuovo naufragio al largo del Canale di Sicilia nel quale hanno perso la vita 330 persone ha scatenato un dibattito politico sull’operazione Triton con cui l’Ue ha sostituito l’operazione Mare Nostrum che era condotta esclusivamente dal governo italiano. L’ex premier Enrico Letta ha commentato su Twitter affermando che occorre “ripristinare Mare Nostrum. Che gli altri Paesi europei lo vogliano oppure no. Che faccia perdere voti oppure no”. Il suo successore, Matteo Renzi, gli ha risposto che “il problema non è Mare Nostro o Triton, si può chiedere all’Europa di fare di più e domani lo farò. Il punto politico è risolvere il problema in Libia, dove la situazione è fuori controllo”. Per Gian Carlo Blangiardo, professore di Demografia all’Università di Milano-Bicocca ed esperto di immigrazione, “tanto la soluzione prospettata da Letta quanto quella di Renzi sono ugualmente un’utopia. Per affrontare un problema serio come l’immigrazione occorre maggiore realismo”.
Quali sono le differenze tecniche tra Mare Nostrum e Triton?
Mare Nostrum ha funzionato per diverso tempo e ha dato dei risultati positivi cercando di contenere il numero di vittime. Per quanto riguarda Triton, è un po’ troppo presto per poter giudicare e fare dei confronti. E’ stato il tentativo di migliorare il sistema, rendere più partecipe il resto dell’Europa, superare le difficoltà che c’erano in Mare Nostrum, soprattutto dal punto di vista finanziario. Non c’è stato però il miglioramento che ci si aspettava e questo giustifica una certa delusione.
Come valuta la scelta di limitare il raggio d’azione di Triton alla prossimità delle coste italiane?
Da un lato si vogliono contenere i costi dell’operazione, che dal punto di vista dell’Italia erano francamente ingenti. D’altra parte è vero che Mare Nostrum arrivava in alto mare, ora Triton resta sulla soglia e qualche volta i barconi non ce la fanno ad arrivare. Il sistema ideale sarebbe quello di arrivare fino in Libia e tenerne sotto controllo il territorio. Oggi però questo è un’utopia.
Renzi ha detto: “Il punto politico è risolvere il problema in Libia”. Anche la sua è un’utopia?
Sì. Nella Libia di oggi dal punto di vista pratico ciò non è realizzabile. A meno ovviamente di forzare certe regole internazionali e invadere il Paese con i nostri soldati. Probabilmente la Libia non ha neanche le forze per reagire, ma il resto del mondo arabo non vedrebbe la cosa di buon occhio. Creare una situazione in cui si cerca di collocare una risposta sul terreno sarebbe anche giustificabile, perché in teoria lo si farebbe nell’interesse degli esseri umani che rischiano di naufragare a loro volta. Però rispetto alle regole che si condividono nel sistema internazionale ciò non verrebbe accettato.
Quindi l’Italia non può influire in nessun modo sulla realtà libica?
L’Italia potrebbe svolgere un ruolo perché in qualche modo ha maturato dei crediti. Con Mare Nostrum abbiamo ottenuto dei risultati importanti che ci sono costati. Questo dovrebbe consentirci di sederci a un tavolo con altri partner internazionali, per dire loro: “Noi abbiamo fatto la nostra parte, troviamo il modo perché insieme si faccia di più”.
In che modo?
Un singolo Stato non può occupare la Libia, ma se ci fosse una legittimazione internazionale sotto l’egida delle Nazioni Unite, probabilmente una volta chiarite le finalità a quel punto qualcosa si potrebbe fare.
Per Enrico Letta, occorre “ripristinare Mare Nostrum. Che gli altri Paesi europei lo vogliano oppure no. Che faccia perdere voti oppure no”. Lei che cosa ne pensa?
Il principio è bello, soprattutto perché viene da un politico e non da un vescovo o dal Papa. Letta quindi può fare queste affermazioni, ma poi occorre mettere in conto anche tanti altri aspetti. Tra questi ci sono la fattibilità e la sostenibilità, che derivano anche da una certa esperienza. Mare Nostrum è stato uno strumento che funzionava bene, ma che era insostenibile sia dal punto di vista economico sia dal punto di vista demografico. Serviva per risolvere una situazione di emergenza temporanea, ma non si poteva pensare che diventasse una misura strutturale.
Perché?
Attraverso Mare Nostrum l’Italia ha accolto 170mila immigrati sul proprio territorio nazionale. Non si poteva mantenere a regime una situazione simile troppo a lungo.
Ritiene che l’Ue sia stata inadempiente?
Una certa latitanza c’è stata, e in una visione di equilibrio di medio-lungo periodo è stata un’assenza. E’ inutile che ce lo nascondiamo, i problemi dell’immigrazione sono spesso fughe di tipo economico che nascono, nella stragrande maggioranza dei casi, dalla miseria. Sullo sfondo c’è l’Africa, un continente che non da oggi ha dei grossi problemi. Occorrono soluzioni di lungo periodo in un’ottica di cooperazione seria, di cui si parla da tempo, ma rispetto a cui di fatto è stato fatto ben poco.
(Pietro Vernizzi)