“Stiamo assistendo alla frattura più grave che ci sia mai stata all’interno del Pd, e che nasce paradossalmente dal fatto che Renzi sembra avere sempre la fortuna dalla sua. La sinistra del partito teme di essere spazzata via ed estromessa alle prossime elezioni”. Lo afferma Peppino Caldarola, ex direttore dell’Unità ed ex parlamentare dei Ds. Dopo gli attacchi portati avanti da Pier Luigi Bersani, il vicesegretario Lorenzo Guerini ha replicato: “Mi pare ci sia stato un eccesso di polemica, che a mio parere non è utile, ma rispetto le opinioni di tutti, anche quelle che non condivido”.



Che cosa sta avvenendo nel Pd?

La situazione è grave, perché lo scontro in atto riguarda l’intera politica di Renzi. La minoranza, che finora aveva criticato “pezzo a pezzo” la strategia di Renzi, questa volta con le parole di Bersani invece dà un giudizio totalmente negativo e su un punto decisivo. L’accusa a Renzi è fondamentalmente quella di essere un uomo che governa stravolgendo la Costituzione e minacciando la democrazia. Sono tematiche che difficilmente possono coabitare nello stesso partito, sembra uno scontro tra partiti opposti.



Qual è il problema politico che sta sotto a questo scontro?

Se uno guarda la lettera aperta di Gianni Cuperlo a Matteo Renzi, il punto che solleva sulla legge elettorale è di ridurre solo al 30% il numero dei deputati eletti con le preferenze. La preoccupazione è che Renzi, attraverso i consiglieri regionali e attraverso la nomina dall’alto dei parlamentari, faccia delle due camere una sorta di monocolore renziano. Quindi c’è il timore di una estromissione di fatto dal gioco politico alle prossime elezioni.

Che cosa ne pensa delle dichiarazioni di Bersani?

Tutta questa vicenda di cui stiamo parlando assume un carattere anche un po’ drammatico, perché Bersani è l’uomo che finora aveva tentato di smussare gli angoli e cercato il compromesso, mentre questa volta ha deciso di rompere ogni indugio. Il problema è che neppure Matteo Renzi sembra voler cercare il compromesso. Le tentazioni alla scissione, che sono pressoché quotidiane e ricorrenti, e che finora mi sono sembrate inattuabili, cominciano invece a profilarsi non nell’immediato ma nel medio termine.



Perché Bersani ha rotto gli indugi proprio adesso?

L’elezione di Mattarella sembrava avere nello stesso tempo rafforzato e indebolito Renzi, in quanto lo aveva privato del patto del Nazareno. Il premier però è un uomo fortunato, e lo vediamo attraverso la congiuntura economica favorevole, il fatto che Renzi abbia ripreso in mano alcuni dossier internazionali e la formazione di una sua corrente all’interno del partito. Ancora una volta quindi la sinistra del partito teme di essere spazzata via.

C’è un coordinamento all’interno dell’opposizione anti-Renzi o questa sta andando in ordine sparso?

Finora va tutta in ordine sparso, con sospetti e diffidenze reciproche. Si sente parlare della voglia di creare un partito più a sinistra del Pd, ma ci sono molti galli nel pollaio. C’è Vendola, c’è il protagonismo di Landini, c’è lo stesso Bersani che fino a oggi aveva rappresentato un punto di equilibrio ma che ora sembra avere assunto una posizione più dura.

 

Questa fronda sarebbe in grado di esprimere una reale alternativa politica?

Questa fronda è un fatto minoritario, e poi se guardiamo ai fenomeni europei ci accorgiamo che le bolle elettorali si stanno creando attorno a formazioni di destra o di tipo qualunquista. Syriza in Grecia e Podemos in Spagna, pur essendo di sinistra, si presentano come formazioni del tutto nuove e con personale politico altrettanto nuovo. Finché la sinistra italiana non troverà un leader più giovane di Renzi non ci sarà partita a meno che il premier non sbagli qualcosa. Il paradosso è che siamo di fronte alla classica situazione in cui si può vincere contro la squadra di Renzi solo se quest’ultima si fa due o tre autogol.

 

Lei che cosa ne pensa delle accuse a Renzi di costituire un’anomalia all’interno della stessa democrazia?

Siamo di fronte a un leaderismo molto spinto, forse il più accentuato che abbiamo mai conosciuto, di certo più marcato rispetto a Craxi e allo stesso Berlusconi. In questo senso siamo di fronte a una mutazione del tema della rappresentanza. C’è un pericolo per quanto riguarda la conformazione istituzionale, che porta a pensare che un’unica forza politica a un certo momento si trovi ad avere un consenso maggioritario acchiappatutto. Però è anche vero che questa stessa forza politica può perdere tutto alle elezioni successive.

 

(Pietro Vernizzi)