“Alla Camera, Forza Italia non è importante dal punto di vista numerico ma come idea di riforme condivise. Credo che Fi sulle riforme abbia interesse a starci però non ha senso rimettere in discussione tutto, noi si va avanti comunque, se non vogliono andiamo avanti anche senza”. Lo ha detto il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, nel corso di un’intervista a RTL. Mentre l’ex segretario Pd, Pierluigi Bersani, ha sottolineato: “Siamo uniti, si può arrivare al 2018. Abbiamo dato un colpetto al patto del Nazareno”. Ne abbiamo parlato con Gianfranco Pasquino, professore di Scienza politica alla Johns Hopkins University di Bologna.
Che cosa ne pensa dell’ultima uscita del premier Renzi?
E’ un eccesso di sicurezza dovuto a una vittoria importante quale l’elezione del presidente Mattarella, con il soccorso peraltro non necessario di voti forzisti che lo esalta forse anche sopra misura. Comunque è anche un segnale che ormai il Patto del Nazareno è ritenuto superato.
Davvero è convinto che Renzi non abbia più bisogno del Nazareno?
Non ne ha più bisogno nella misura in cui ha capito che nel momento in cui ne discute riesce anche ad avere il sostegno del suo partito in modo unitario. Anche perché Ncd non ha nessun altro luogo dove andare, o sta al governo o è risucchiato in un’opposizione nella quale conterebbe pochissimo. Nel frattempo i Cinque Stelle continueranno lentamente a subire uno stillicidio di fuoriusciti. L’unico vero problema di Renzi è sperare che abbiano ragione gli economisti quando dicono che avremo quella che io definirei una crescita “un pochino felice”.
E se adesso Mattarella si rifiutasse di firmare l’Italicum?
Lo stesso presidente Napolitano aveva detto che era il caso di sottoporre la legge elettorale a “opportune verifiche di costituzionalità”. Mattarella è stato uno dei giudici costituzionali che ha contribuito a “distruggere” il Porcellum, e nella sentenza della Corte c’era anche scritto che quella legge non consentiva agli elettori di scegliere davvero i rappresentanti. I capilista bloccati finiscono con il produrre il 70% dei parlamentari nominati. Mattarella probabilmente, insieme ai giudici costituzionali, riterrà che ciò non sia conforme al principio della libertà di scelta degli elettori. Bersani fa bene a sollevare il punto, perché è effettivamente una questione delicata e controversa.
Il nuovo presidente interverrà in modo attivo sulla questione delle riforme?
E’ difficile pensare che Mattarella se ne stia a guardare l’approvazione di una legge che non risponde pienamente ai criteri della sentenza della Corte costituzionale. Non dimentichiamoci che il nuovo presidente è stato parlamentare molto a lungo e che è stato l’estensore di una legge elettorale che molti di noi hanno criticato, ma che la stragrande maggioranza dei politologi ritiene nettamente superiore sia al Porcellum sia all’Italicum. Mattarella non lo dirà “a voce alta e forte”, ma farà valere le sue critiche e obiezioni attraverso la cosiddetta “moral suasion”. Anzi sono convinto che, prima ancora di essere eletto, abbia spiegato a Renzi di avere delle riserve sulla nuova legge elettorale.
Ncd continuerà a fare il “tappetino” di Renzi?
Lei esagera definendo Ncd un “tappetino”, perché abbiamo un ministro degli Interni come Alfano che ha le sue idee e le difende. Lo stesso Lupi, ministro dei Trasporti, non prende semplicemente ordini ma attua una politica discussa dall’intero consiglio dei ministri. Ncd è un partito piccolo che ha bisogno di tempo per radicarsi. La legge elettorale con la soglia del 3% gli consentirà comunque di entrare in parlamento, e quindi forse deve semplicemente riposizionarsi e trovare qualche tema nel quale fare valere il suo profilo in modo visibile.
Per Gianfranco Fini, il centrodestra soffre di una divaricazione per quanto riguarda i temi. Esistono ancora dei temi di destra?
Il centrodestra avrebbe un tema forte che però non è capace di declinare: la nazione. La sinistra farebbe molta fatica a convincere il suo elettorato di essere un “partito nazionale”. Renzi ha provato a dire che il Pd è il Partito della Nazione, anche se la sua è più un’aspirazione che una realtà. Il centrodestra ha quindi la strada spianata per fare emergere una comunanza tra gli italiani, senza esagerare con i toni come Marine Le Pen, ma puntando appunto agli elettori moderati. Ma soprattutto quello che il centrodestra non doveva accettare è il premio alla lista nell’Italicum. Se Berlusconi non insiste sul fatto che il premio deve andare alla coalizione, condannerà il centrodestra a essere minoranza per parecchio tempo, con il rischio che al ballottaggio si posizionino Pd e M5S.
Renzi sarà tentato di andare a elezioni anticipate?
Non credo. In primo luogo non ha ancora approvato la riforma del Senato. Inoltre deve riuscire ad abolire realmente le province, che per ora sopravvivono come struttura burocratico-amministrativa, deve abolire il Cnel e portare a compimento la riforma costituzionale. Francamente non so se ci riuscirà entro il 2015, e comunque non è mai una buona scelta quando un presidente del consiglio decide di sua spontanea iniziativa di andare a elezioni anticipate, in quanto gli italiani non hanno mai gradito di essere chiamati in continuazione alle urne.
(Pietro Vernizzi)