Mattarella parte dal 75%. E’ il gradimento del presidente della Repubblica nel giorno del suo insediamento, nove punti sopra Napolitano quando iniziò il suo mandato nel 2006, anche se poi raggiunse ben presto il 90%. Renzi è al 50% e Berlusconi invece al 19%. A spiegarlo è Nicola Piepoli, sondaggista dell’Istituto Piepoli.



Come vede da sondaggista questo primo giorno di Mattarella da presidente della Repubblica?

Il gradimento di Mattarella è al 75% e quello di Renzi al 50%. Il nuovo presidente della Repubblica parte alto, dei consensi così elevati li aveva soltanto Ciampi.

Per quale ragione i consensi iniziali di Mattarella sono così elevati?



Mattarella è stato approvato da tutti i parlamentari e quindi l’opinione pubblica si adegua. Non a caso il Parlamento è espressione dei cittadini e lo riflette come indice di gradimento, in quanto deputati e senatori sono i nostri rappresentanti.

Napolitano da quanto partiva nove anni fa?

Napolitano è partito dal 67%, poi è salito fino al 90% e per tre anni è stato uno dei “sette re” d’Europa. I sei re d’Europa sono tutti superiori all’80% e Napolitano è rimasto a lungo ai loro livelli. Mattarella invece deve ancora guadagnarsi cinque punti, e non è detto che ce la faccia perché il nuovo presidente è un “lento”.



In che senso?

Mattarella è lento nel decidere, è abituato a pensare, mentre per esempio Renzi è un “veloce”: il premier non pensa nemmeno, agisce prima di pensare. Mattarella però è un galantuomo, almeno se lo dobbiamo giudicare dalle cose che ha fatto. Il nuovo presidente è stato il creatore del Mattarellum, una legge elettorale meritocratica in quanto tre deputati su quattro sono eletti in collegi uninominali.

Come vede il confronto Renzi-Berlusconi nei consensi come leader?

E’ senza paragone, Berlusconi è a un terzo di Renzi: il 19% contro il 50%. In mezzo c’è Salvini con il 26%, ultimo Grillo con il 14%. Il distacco tra Renzi e Berlusconi è in proporzione di gran lunga superiore rispetto a quello tra il capo dello Stato e il presidente del Consiglio.

L’elezione del presidente della Repubblica come ha influito sul gradimento di Renzi e Berlusconi?

Sul gradimento di Renzi ha giocato di un punto, facendolo passare dal 49% al 50%. Su quello di Berlusconi ha inciso invece di due punti, facendolo scendere dal 21% al 19%.

 

Ha inciso tutto sommato poco per una partita così importante…

La gente ha già deciso in anticipo come giudicare i grandi leader. I trend sono molto stabili, non variano di settimana in settimana in modo esponenziale. Nell’arco di una settimana di solito non variano di più di un punto percentuale. Sono molto pochi i trend in precipitosa discesa o in grande salita.

 

Lei come si spiega il 14% di Beppe Grillo?

Il 14% di Beppe Grillo significa che non gode nemmeno della fiducia di tutti gli elettori dell’M5S, perché ha un indicatore della fiducia personale che è inferiore anche a quello delle intenzioni di voto, pari al 18%. Sono fenomeni normali, anche quando c’era Umberto Bossi era sempre così.

 

Eppure stiamo parlando di due leader carismatici e forti, Grillo e Bossi…

Sì, ma il dato di fatto è che Grillo non è forte nemmeno tra i suoi stessi adepti.

 

E’ una figura che divide anziché unire?

Esattamente. Mentre per esempio Salvini sale bene, ed è superiore di 10 punti rispetto al suo partito. Il leader della Lega ha una forza unificatrice, si sente che è sicuro di sé e questo dà sicurezza agli interlocutori. E Grillo non dà sicurezza? Grillo è schizofrenico, dà più il sentimento della divisione mentale che dell’unità.

 

(Pietro Vernizzi)