Il Nazareno? Un falso problema per Rino Formica, ex ministro socialista. Il problema vero è lo scontro che sarà innescato dalla riforma costituzionale e che opporrà Renzi a Mattarella e al Parlamento. Renzi è “in una posizione costituzionalmente scorretta” spiega Formica. Un ruolo non suo, che esploderà in un conflitto. Avrà Mattarella dalla sua? Non è detto. Ma molto dice Formica anche a proposito del nuovo capo dello Stato.



Tra Forza Italia e Pd è scontro sul patto del Nazareno. Solo una messinscena?
Quando un patto è contingente può essere cancellato, rinnovato, riscritto, riaperto, se si ricreano le condizioni. Ma queste adesso non ci sono, perché manca la forza del contraente Berlusconi. 

Sergio Mattarella non è uomo renziano. Con lui al Colle Renzi è più forte o più debole?
Bisogna fare un ragionamento che prescinde dalle persone. Nel nostro ordinamento costituzionale, il presidente del Consiglio è nominato dal presidente della Repubblica e ratificato dal Parlamento. Nella realtà in cui siamo, invece, Renzi è indotto ad essere inglobante verso il presidente della Repubblica e a sovrastare il Parlamento. Sta in una posizione costituzionalmente scorretta. Il problema è: come si risolverà nei prossimi mesi un conflitto che si intravede crescente?



Lei cosa prevede?
Bisogna capire bene chi c’è dalla parte di Renzi. Forzare la norma costituzionale e trasformare il bilanciamento e l’equilibrio dei poteri costituzionali in un nuovo modello centrato sul presidente del Consiglio è un tentativo che ha bisogno di forze culturali, economiche, sociali, politiche, internazionali.

Tutte, insomma.
Il problema è che per il momento Renzi è circondato da velleitari. Il vuoto culturale e politico della destra — ma anche della sinistra — li fa apparire giganti, nonostante siano dei nanetti. Renzi stesso galleggia in una condizione di assoluto vuoto politico. E’ venuta meno la forza gravitazionale.



Quale forza?
Quella rappresentata da istituzioni, partiti, sindacati, corpi intermedi. In questi anni tutto si è destrutturato.

Si parlava di Mattarella.
L’altro giorno il Parlamento è riuscito a fare 42 applausi ad un discorso di 30 minuti, credo che neanche Stalin li abbia mai avuti…

Non paragonerà Mattarella a Stalin.
Ma no. Intendo dire che i tre quarti di quegli applausi non andavano alle frasi pronunciate, erano liberatori. Deputati e senatori si sono sentiti tranquillizzati sulla durata del Parlamento. Questa è la prima certezza che Mattarella ha saputo comunicare.

Lo stesso Renzi ha fugato lo spettro del voto, la sera stessa dell’elezione di Mattarella.
Le elezioni avverranno tra la fine dell’anno e l’inizio del 2016. Perché o la riforma costituzionale si insabbia in Parlamento, e allora si va alle elezioni, o viene approvata. Se viene approvata va al referendum. Se Renzi lo vince, fa sciogliere le Camere e si va a elezioni con il nuovo ordinamento. Se lo perde, è travolto e la crisi politica che si apre con la sua caduta porta anche in questo caso allo scioglimento delle Camere. Il vero nodo sarà la battaglia culturale e politica che avverrà sul nuovo  modello di riforma costituzionale.

Di nuovo l’elemento culturale. 

E’ fondamentale, perché le culture politiche che hanno fatto la Repubblica italiana sono tutte morte, meno quella o quelle del movimento cattolico o di uno dei suoi filoni, che dir si voglia.

Indubbiamente Mattarella appartiene a una di queste.
In Mattarella vive sicuramente quella tradizione del cattolicesimo democratico che assomma Dossetti e Moro. In questo senso, il nuovo presidente è un esempio tipico di sodalizio tra pensiero politico e agire politico.

Secondo lei che cosa ha indotto Renzi a optare per il nome di Mattarella e a blindarlo “fino alla fine”?
Renzi lo ha subìto.

Subìto? E da chi?
Io non credo che all’estero fossero molto preoccupati dell’influenza di Berlusconi… Per lui si parla di viale del tramonto, ma la fine di Berlusconi riguarda al più le strade, anzi i vicoli italiani. Poteva esserci sì una preoccupazione delle cancellerie sulla situazione italiana e sul nostro orientamento politico, c’è stata sempre. Ma credo che fossero indifferenti sia verso Amato che verso Mattarella. Entrambi garantivano la nostra posizione tradizionale.

Formica, subìto da chi?
…l’influenza potrebbe essere stata molto potente… Guardi, nel discorso di Mattarella c’è un solido riferimento ai principi sociali della Carta costituzionale, ma non c’è una parola che riguardi i partiti politici. C’è un’altra cosa importante, ed è il riferimento ai giovani, innanzitutto ai giovani che stanno in Parlamento. Saranno innanzitutto loro ad attuare la Costituzione nei suoi princìpi. Questi giovani parlamentari non sono la Boschi e i suoi amici, che sono figli della nomenclatura la quale non è mai citata nella sua versione organizzata ossia il partito politico. Sono quel movimento che ha superato i partiti politici, sono i grillini.

E come è avvenuta la svolta che ha convinto Renzi a buttarsi su Mattarella?
E’ accaduto quando si è arrivati all’opzione del presidente politico. Il candidato ideale per Renzi e per tutti i pattisti del Nazareno era una figura debole politicamente, ma questo nella situazione presente non era accettabile e allora si è pensato di fare ricorso a un tecnico. L’uomo era Padoan. Ma quando si è scelto il politico, chi poteva garantire l’unità del Pd erano Amato o Mattarella. E qualcuno più forte di Renzi ha detto Mattarella.

Ma Mattarella perché?
Storicamente e logicamente appartiene ad un’area politico-culturale forte che è l’unico possibile sostegno, oggi, in Italia, di una repubblica senza partiti.

Un’area politico-culturale minoritaria che è comunque parte integrante dello stesso Pd.
Non lo so se è minoritaria; anzi, secondo me sta diventando maggioritaria, anche perché nella cultura della sinistra tradizionale propria del Pd prevale uno spirito dimissionario. 

Diceva della repubblica senza partiti.
Una repubblica senza partiti in Italia ha solo due pilastri: la Chiesa e i carabinieri. 

Ciò detto, non fa ancora i nomi.
Non ha importanza. Vede, quando parliamo della Chiesa ci riferiamo a un mondo. Parlare di persone è un non senso, è perfino contraddittorio.

(Federico Ferraù)