“La strada per Renzi è tutt’altro che in discesa, anche se in quanto ad abilità nel giocare con i numeri parlamentari il premier è imbattibile. Ora però la tentazione di capitalizzare il suo vantaggio andando al voto anticipato si fa sempre più forte”. Ad affermarlo è Peppino Caldarola, ex direttore de l’Unità ed ex deputato dei Ds. Ieri nove parlamentari di Scelta civica hanno deciso di aderire al gruppo del Pd. “Se Forza Italia, che ha sempre difeso il patto sulle riforme, adesso vuole rimangiarselo buon appetito – ha scritto il premier nella sua Enews –. Ho sempre detto che voglio fare accordi con tutti e che non ci facciamo ricattare da nessuno. Perché i numeri ci sono anche senza di loro. Spero che dentro FI prevalgano buon senso e ragionevolezza”.
Dopo l’ingresso degli ex parlamentari di Scelta civica nel Pd, Renzi è libero di spostarsi più a sinistra?
No, non si sposta più a sinistra perché quella di Scelta civica è una componente liberal, più a destra di Bersani e di Fassina. Questa operazione esprime il tentativo di Renzi di raccogliere nel suo partito tutti i gruppi che fanno riferimento all’area di governo. Vedremo avvicinarsi anche gli ex dell’M5S e qualche berlusconiano deluso.
Il piano di Renzi era fin dall’inizio quello di disfarsi del patto del Nazareno appena ottenuto quello che voleva?
Non credo che volesse disfarsene. Diciamo che gli si è un po’ rotto il giocattolo tra le mani, mentre gli avrebbe fatto comodo tenere in piedi il patto almeno fino all’approvazione definitiva della legge elettorale. Forza Italia gli avrebbe potuto così garantire i voti in caso di dissenso parlamentare della sinistra Pd. All’origine della rottura c’è da un lato il fatto che Forza Italia vive un proprio dramma interno, quello di un partito con un leader disinteressato alla vita della propria creatura politica. Dall’altro, gran parte del gruppo dirigente di FI vive con sofferenza questa alleanza subalterna a Matteo Renzi. Il premier ora andrà avanti con le forze che ha, anche se non mi pare che il suo percorso parlamentare si presenti più facile senza il patto del Nazareno.
Qual è la strategia politica che ha in mente Renzi?
Più che di strategia parlerei di tattica. Forse si può dire che l’unica strategia che Renzi ha in testa è quella di un sistema politico bipartitico, impostato su una legge fortemente maggioritaria. Ha in mente inoltre un partito che continuerà a definire di centrosinistra, ma che sarà sempre più un coagulo di forze trasversali. Pensa cioè al Partito della Nazione, che si colloca al centro dello schieramento politico e ne diventa l’asse essenziale.
In fondo, Renzi è un democristiano?
No, Renzi è il meno democristiano dei leader politici, perché conosce il conflitto e non la mediazione. I democristiani erano inclusivi, mentre il premier non lo è, i primi puntavano molto sull’associazionismo e il secondo sul populismo e sul fascino della leadership.
Da un punto di vista ideologico che cos’è il Partito della Nazione cui aspira Renzi?
Esempi simili possono essere trovati in Giappone con il Partito Liberal Democratico e in Messico con il Partito Rivoluzionario Istituzionale. La Dc era un’altra cosa perché rappresentava, come dicevo, un partito inclusivo, che dove vedeva un movimento di popolo tendeva ad andargli incontro e a riassumerlo al suo interno. Renzi invece ha in mente una formazione nella quale ci sia spazio soprattutto per le culture che definirei di “sinistra-destra”.
E sarebbero?
Si tratta di quelle culture impostate sul criterio generazionale e sul superamento delle ideologie e della dicotomia destra-sinistra. In questo momento il Pd di Renzi è una forza che rompe antichi assetti e che sta sfasciando vecchi partiti: ha rotto le ossa agli ex comunisti, sta spezzando le reni a Forza Italia. L’elemento “caterpillar” è dominante, si vede assai poco quello costruttivo. Forse lo si vedrà più avanti, e se non sarà così sarà un bel problema sia per Renzi sia per l’Italia.
La sinistra Pd potrebbe rompere con Renzi sui capilista nell’Italicum?
Sulla legge elettorale ci può essere una rottura vera tra Renzi e la sinistra di Bersani e D’Alema. Siccome al premier possono mancare i voti di Forza Italia, il viaggio dell’Italicum può diventare molto complicato. Renzi ha già dimostrato di non essere innamorato di questa legge elettorale, e può anche adattare la proposta in relazione alla maggioranza disponibile. In quanto ad abilità nel giocare con i numeri parlamentari Renzi ha superato lo stesso Massimo D’Alema. Se una parte dei deputati del Pd decidessero di non votare la sua legge elettorale, non ho dubbi che lui scatenerebbe i suoi per trovare da qualche parte altri 20 deputati.
Renzi sta pensando anche alle elezioni anticipate?
Sì. Non immediatamente, perché sarebbe uno sgarbo verso il nuovo presidente della Repubblica che andrà un po’ convinto con il tempo. Il voto anticipato permetterebbe a Renzi di capitalizzare i segnali di miglioramento economico, le sue vittorie tattiche, compresa quella del Quirinale, e lo scompaginamento dei suoi avversari.
Qual è il senso politico dell’operazione frequenze Tv?
Sia sul terreno fiscale sia su quello delle tv Renzi sta facendo con Berlusconi il gioco del gatto con il topo. Berlusconi in questo momento con un salto indietro di oltre 20 anni è interessato al destino del suo impero piuttosto che al partito che ha fondato. Renzi ha capito che lì c’è un punto di debolezza, usa bastone e carota e dopo il voto per il Quirinale più il bastone che la carota. Con il tempo però riprenderà anche a dare qualche contentino al leader di FI.
(Pietro Vernizzi)