“Il testo della riforma costituzionale non si tocca. Alla fine sono convinto che al momento del voto al Senato, nel Pd prevarrà il senso istituzionale e di coesione”. A evidenziarlo è Emanuele Fiano, onorevole del Pd e relatore del disegno di legge costituzionale a Montecitorio. Ieri la Camera dei deputati ha approvato il testo con 357 sì e 125 no, mentre il Movimento 5 Stelle al momento del voto è uscito dall’aula. Pier Luigi Bersani ha sottolineato che “tanti deputati hanno dato un’ulteriore prova di responsabilità confidando sulla possibilità di migliorare la legge perché per noi doveva rimanere aperta la discussione sull’art.2 sulla composizione del Senato. Si è detto che se no il patto del Nazareno implodeva e quindi si è blindato il testo ma noi pensiamo che su questo punto si debba tornare”.



Onorevole Fiano, come commenta il voto alla Camera sulla riforma costituzionale?

Molto bene. La riforma ha ottenuto 357 voti a favore e ciò rappresenta un passo avanti significativo nel cambiamento che vogliamo realizzare.

Per Bersani, “o si modifica in modo sensato l’Italicum o io non voto più sì sulla legge elettorale e di conseguenza sulle riforme perché il combinato disposto crea una situazione insostenibile per la democrazia”. Lei che cosa ne pensa?



Rispetto la sua opinione essendo persona autorevole e alla quale voglio anche bene, ma non condivido queste affermazioni. Io non vedo nessun rischio autoritario, anche perché la principale critica alla legge elettorale di Pier Luigi Bersani, quella sui capilista bloccati, ha un elemento di contrappeso. Il partito o la lista che dovesse vincere le elezioni con l’Italicum avrà 340 deputati di maggioranza, dei quali 240 saranno scelti con le preferenze. Il partito che vince avrà un gruppo parlamentare che sarà in larga parte espressione non tanto del leader e della segreteria, quanto delle preferenze degli elettori.



Il problema dei capilista bloccati non riguarda però il principale partito bensì tutti gli altri…

Certo che riguarda il principale partito. Chi afferma che c’è un rischio autoritario esprime il concetto che il combinato disposto dei capilista bloccati, di una camera unica che esprime la fiducia al governo e di una legge elettorale che premia una lista sola, porti la segreteria di un solo partito a decidere tutto. Questa teoria è confutata esattamente dall’applicazione del dispositivo sui capilista bloccati, perché proprio il principale partito avrà oltre i due terzi del suo gruppo scelto con le preferenze. Quindi non è vero che nel principale partito sarà deciso tutto dalla segreteria. Per quanto riguarda gli altri partiti, il sistema delle pluricandidature farà sì che un altro 30% dei parlamentari sarà comunque scelto con le preferenze.

Che cosa risponde alle critiche all’articolo 2 della riforma costituzionale?

Rispondo che è un sistema pluralista. La rappresentanza delle sole giunte regionali comportava il rischio che il sistema delle due camere potesse uscire quasi in modo monocolore, se le giunte regionali fossero state della medesima compagine politica che esprimeva la maggioranza di governo alla Camera. Con il sistema di rappresentanza dei consigli regionali noi avremo la garanzia che in quei consigli sarà rappresentata anche la minoranza.

 

Come aggirerete gli scogli nel voto sulla riforma costituzionale al Senato e sull’Italicum alla Camera?

Vedremo quale sarà il comportamento di Forza Italia. E’ quest’ultima che deve risolvere le sue contraddizioni, perché ha compartecipato all’approvazione delle modifiche di queste riforme. Seguire compiutamente tutto l’iter di una norma e poi al momento del voto finale dichiarare, come fa Brunetta, che “questa legge è una mostruosità” è profondamente contraddittorio.

 

Contate di riaprire il dialogo con Forza Italia?

Non abbiamo una particolare urgenza di farlo. Possiamo solo notare che nello scenario politico si è determinata una contraddizione tra i comportamenti iniziali e il voto finale. Se FI avesse detto fin dall’inizio che era contraria al merito della proposta, ciò sarebbe stato più coerente con un voto finale contrario. Ci è più difficile capire chi si dichiara a favore di una proposta e poi vota contro alla fine.

 

La legge elettorale riuscirà a passare?

Siamo fiduciosi perché alla Camera abbiamo i numeri e al Senato perché pensiamo che anche nel nostro partito alla fine prevarrà quel senso delle istituzioni e della coesione di una comunità politica che ieri ha guidato il voto del 99% dei nostri deputati, alcuni dei quali anche dichiarandosi in dissenso hanno votato a favore della riforma.

 

Il testo della riforma costituzionale non si tocca?

Non lo si tocca più per regolamento, perché non è stato modificato ieri e quindi il Senato non ha più la possibilità di intervenire alla prossima votazione.

 

(Pietro Vernizzi)

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