“A prescindere da quello che sarà il futuro politico del segretario della Fiom, l’unica vera certezza è che la Cgil è stata ‘suicidata’ da Camusso e Landini. Abbiamo un sindacato che non ha compreso quello che stava accadendo nel mondo del lavoro, perché era preso interamente dalla battaglia politica”. Sono le parole di Peppino Caldarola, ex direttore de L’Unità ed ex parlamentare dei Ds. Ieri Landini si è detto intenzionato a “cambiare l’Italia più di Matteo Renzi”, ribadendo priorità e obiettivi della sua “creatura”, a partire da una riforma del sindacato contro “l’asse governo-Confindustria”.
Landini nega di voler fare politica. Quali sono le sue vere intenzioni?
La sua intenzione è quella di fare politica. Io non prenderei sul serio né la sua smentita né quella della Fiom, perché è evidente a questo punto che la scelta di Landini è quella di creare un soggetto politico. Non lo vuole chiamare partito perché nessuno dei nuovi protagonisti della politica accetta questa definizione, in quanto temono la “damnatio” implicita in questa parola. Però è del tutto evidente che Landini ritiene che ci sia uno spazio a sinistra del Pd che va colmato, e che pensa di essere lui a doverlo fare chiamando a raccolta alcune associazioni come Libera ed Emergency, così da porre le altre forze, da Vendola alla sinistra Pd, di fronte al fatto compiuto.
La dirigenza della Cgil è stata presa alla sprovvista dall’uscita di Landini. Come risponderà quell’area politica che gravita intorno al sindacato della Camusso?
L’asse tra una parte del Pd che viene dai Ds e una parte del gruppo dirigente della Cgil rompe gli schemi della sinistra Pd classica. Landini stravolge questo gioco scendendo in campo in prima persona e sottraendo a queste forze il primato della guida dello schieramento a cavallo tra sinistra riformista e sinistra radicale. La Cgil della Camusso è spiazzata perché teme che l’iniziativa di Landini le copra tutto lo spazio politico che ha cercato di aprirsi in questo periodo. Il suo timore è inoltre che il protagonismo di Landini possa provocare un big bang nella Cgil, e quindi la fine stessa di questa segreteria.
In quest’ottica come vede il futuro della Cgil?
La Cgil è stata “suicidata” da Camusso e Landini e rischia di scomparire. Negli ultimi anni Cgil e Fiom sono state caratterizzate da molte battaglie interamente politiche. Abbiamo visto anche una grande battaglia di Landini sulla democrazia in fabbrica a partire dalla Fiat, ma con un giudizio d’insieme completamente sbagliato. Il segretario Fiom aveva previsto una fuga della Fiat dall’Italia, invece l’azienda di Marchionne resta in Italia, aumenta le assunzioni, diversifica i prodotti e riconquista fette di mercato.
Da dove è nato quello che lei ha definito “un giudizio d’insieme completamente sbagliato”?
Abbiamo un sindacato che non ha compreso quello che stava accadendo, perché si è dedicato interamente alla battaglia politica. Landini e Camusso stanno portando avanti ciò che stava per fare Cofferati, il quale poi si fermò perché capì che rischiava di stravolgere la natura stessa del sindacato. Landini e Camusso invece vogliono occupare la scena politica, e nel momento esatto in cui ciò riesce la Cgil smette di essere un sindacato.
Passiamo all’Italicum. Secondo lei Renzi può stare tranquillo?
Renzi dovrebbe fare un gesto nei confronti della sinistra Pd e ridurre il numero dei nominati. Quella che gli è mossa da Cuperlo e Bersani è una critica giusta, e se il segretario accetta di modificare questo aspetto avrà tutte le carte in regola per chiedere l’approvazione dell’Italicum e per invitare la sinistra Pd a rispettare la disciplina di partito.
L’incremento delle assunzioni grazie al Jobs Act rafforza la posizione di Renzi nella sua area?
Renzi è un uomo fortunato, perché sta incrociando una fase favorevole dell’economia italiana. Solo i settari possono però sostenere che il premier non abbia merito, in quanto gli va riconosciuto il fatto di avere dato un’iniezione di ottimismo. Chi ha formulato giudizi trancianti sul Jobs Act non ha compreso che il tema non è il posto fisso, bensì il fatto di garantire il passaggio da un lavoro all’altro.
Per chi voteranno i delusi da Berlusconi?
Stiamo attraversando un vero terremoto politico. Salvini ha scosso l’albero del centrodestra, ma la scissione di Tosi fa sì che la Lega nord perda una componente moderata. In questo modo si condanna il partito di Salvini a essere sempre più estremista e radicaleggiante. Sono posizioni che possono accontentare una parte dell’elettorato di Forza Italia, ma non la sua maggioranza che non vuole il centrosinistra al governo ma neppure Casa Pound. Renzi è all’inizio di un percorso che potrebbe portarlo al Partito della Nazione. Un partito molto più trasversale del Pd, che può cercare di lanciare un amo non solo a tutto il centrosinistra con ambizioni di governo, ma anche a settori del centrodestra che non hanno paura di mischiare le loro carte con il centrosinistra.
(Pietro Vernizzi)