Provo soprattutto l’amarezza di un padre nel vedere il proprio figlio sbattuto in prima pagina come un mostro senza alcuna colpa”. Lo ha detto il ministro per le Infrastrutture, Maurizio Lupi, dopo che Sel e M5S ne hanno chiesto le dimissioni perché accusato di avere aiutato il figlio Luca a trovare un lavoro. Lo stesso Matteo Salvini ha colto la palla al balzo per polemizzare con Alfano: “Mi aspetto che il ministro dell’Interno o il presidente del Consiglio vengano in Parlamento a spiegare agli italiani se è tutto falso o se c’è qualcosa di vero. E se c’è qualcosa di vero non possiamo avere un ministro dell’Interno e un ministro delle Infrastrutture che lavorano con delle ombre del genere”. Ne abbiamo parlato con Luciano Violante, ex ministro della Commissione Antimafia e già presidente della Camera dei deputati.
Che cosa ne pensa della bufera che ha colpito il ministro Lupi?
I cittadini hanno bisogno di onestà. Questo spiega e giustifica le reazioni impietose dell’opinione pubblica. Ma bisogna essere prudenti e critici nei confronti delle ondate criminalizzatrici. I fatti sembrano molto gravi; ma bisogna lasciare alla magistratura il tempo per procedere con serietà e profondità. Sono contrario alla criminalizzazione indiscriminata, che assolve i colpevoli e condanna gli innocenti. Credo che il ministro Lupi riuscirà a spiegare quello che deve spiegare. Sarebbe però un fatto di civiltà astenersi dall’utilizzare queste vicende per ragioni di strumentalità politica.
Secondo lei Lupi dovrebbe dimettersi?
Sono contrario all’uso immorale della questione morale, quando si usano questioni morali, vere o presunte, a fini di lotta politica. Il ministro deciderà nella sua autonomia politica e personale.
Che cosa ne pensa dello scambio polemico tra il presidente dell’Anm Rodolfo Sabelli e il premier Renzi?
Le magistrature sono particolarmente preoccupate per alcuni aspetti della legge sulla responsabilità civile, anche per l’atteggiamento politico che l’ha accompagnata. I problemi particolari possono porsi per la magistratura amministrativa e per quella contabile. Questo non vuol dire che il magistrato non debba rispondere civilmente se ha commesso con dolo o colpa inescusabile errori gravissimi, però c’è spesso un pregiudizio della politica nei confronti della magistratura.
Il governo però ha optato per la responsabilità civile indiretta. Di fatto un magistrato paga solo una parte dei danni…
Come nella grande maggioranza dei paesi civili. Il problema più grave non è questo. E’ il rischio che attraverso la semplice richiesta di risarcimento una parte privata forte si possa liberare del suo giudice.
Ci sono altri elementi che hanno pesato sullo scontro Renzi-magistrati?
Non hanno contribuito a placare gli animi alcune polemiche non necessarie, come quella sulle ferie, e alcuni toni sopra le righe di esponenti dell’associazione nazionale magistrati.
Come vede il rapporto tra politica e magistratura?
E’ un rapporto a corrente alternata. Eppure non dovremmo dimenticarci del fatto che dal presidente del Senato, al presidente della commissione Affari costituzionali del Senato e ai presidenti della commissione Giustizia di Camera e Senato, al presidente dell’autorità anticorruzione sono tutti magistrati. La magistratura per un verso è spesso attaccata a torto, ma per altro verso costituisce un bacino di reclutamento quando serve una responsabilità particolarmente rilevante per il Paese.
Per Renzi nella sfida alla corruzione c’è bisogno innanzitutto di un “passaggio culturale ed educativo”. E’ veramente così?
Sì. Renzi ha perfettamente ragione. Pensare che la questione della corruzione si risolva con l’aumento delle pene è una stupidaggine, perché nessun corrotto pensa di finire in carcere. Sarebbe utile ridurre le pene nei confronti di chi parla.
Per quale motivo?
La corruzione crea un vincolo solidale tra chi corrompe e chi è corrotto; nessuno ha interesse a parlare perché sono puniti entrambi allo stesso modo. E’ un vincolo che va spezzato. Vanno inoltre alleggeriti i “check-point” dei procedimenti amministrativi, perché ogni passaggio burocratico è un potenziale fattore di corruzione. Le procedure semplici sono facili da controllare; quelle più complesse favoriscono la corruzione.
C’è un nodo appalti che andrebbe riformato?
Il nodo appalti c’è. Le autorità europee e l’Ocse hanno più volte insistito sugli appalti in quanto meccanismo tipico della corruzione. Dalla nomina della commissione che designa il vincitore delle gare, a tutti i meccanismi specifici delle procedure d’appalto, ci sarebbe molto da rivedere e molto da controllare.
Renzi ha detto che andrà avanti con il ddl Grasso sul falso in bilancio. E’ la strada giusta?
Il disegno di legge sul falso in bilancio va bene. Se i bilanci di una società sono inattendibili, non ci sono investitori che scommettano su quell’azienda. Quando il falso in bilancio non è considerato un reato grave, diventa facile frodare sui bilanci. Tutto ciò scoraggia gli stranieri dall’investire nelle società italiane perché non si fidano.
(Pietro Vernizzi)