“Lupi è stato costretto a dimettersi nonostante avesse giurato che non avrebbe mollato. Ora sostituiranno il ministro e ne metteranno uno che piace a Renzi”. Sono le parole di Vittorio Feltri, editorialista ed ex direttore de Il Giornale, secondo cui “quello delle Infrastrutture e dei Trasporti è un ministero ricco e che maneggia molti soldi, quindi fa comodo al presidente del Consiglio poterlo controllare”. Durante la registrazione di Porta a Porta, ieri il ministro Maurizio Lupi ha annunciato: “Al termine dell’informativa alla Camera dei Deputati rassegnerò le dimissioni. Per me la politica non è un mestiere ma passione. E’ poter servire il proprio Stato. Non ho perso né l’onore né la passione”.
Renzi esce più forte o più debole dal caso Lupi?
Renzi esce più forte perché ha un ministero in più che controlla lui anziché Ncd. Poi dal punto di vista politico è un altro discorso, ma dal punto di vista pratico è così.
In che senso dal punto di vista pratico il premier esce rafforzato?
Ora sostituiranno Lupi e metteranno al suo posto una figura che piace a Renzi. Al presidente del Consiglio fa comodo poter controllare il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. In Italia le opere pubbliche costano mediamente tre o quattro volte in più rispetto agli altri Paesi europei. Noi italiani facciamo molte creste con gli appalti, e le creste producono delle provvidenze molto ingenti che poi sono molto utili.
Renzi voleva portare la struttura di missione sotto Palazzo Chigi. In questo modo risolve il nodo appalti?
Sì, in questo modo Renzi risolve tanti problemi. Quando si parla di infrastrutture si parla di maneggiare denaro in quantità spaventose, e quindi si capisce che a Renzi faccia comodo poter controllare direttamente il ministero.
E’ sempre più un governo monocolore?
Sì. D’altronde ormai Renzi non avendo avversari ha molta facilità a tenere in piedi un governo con la maggioranza di cui dispone oggi, ma ha sempre l’interesse a essere il più protagonista possibile.
Secondo lei Lupi ha fatto bene a dimettersi?
Non dimentichiamo che il famoso posto al figlio di Lupi è un lavoro da 1.500 euro al mese: un vero e proprio contratto da barboni. Il fatto che Lupi si sia dovuto dimettere per questo motivo è una cosa ridicola. La vera questione però non era la gravità dello scandalo ma un discorso di opportunità politica…
In che senso?
Renzi ha preteso e auspicato che Lupi si dimettesse a prescindere dai risvolti giudiziari che per il momento non ci sono ancora. L’obiettivo del premier era convincere il ministro a lasciare l’incarico per evitare il voto di fiducia, ed evidentemente c’è riuscito. Un voto di fiducia, qualora fosse stato negativo per Lupi, avrebbe rischiato di fare cadere il governo. Nessuno ha interesse a provocare una crisi, neanche l’opposizione che ha il terrore di dover andare a casa.
Insomma Lupi è stato costretto a dimettersi?
Lupi è stato costretto a dimettersi perché gli è stato chiesto in modo molto perentorio. Un voto alla Camera quasi sicuramente avrebbe sfiduciato Lupi e a quel punto si sarebbe aperta una crisi di governo. E’ questo il motivo per il quale si è preferito evitare il voto di fiducia, ingiungendo a Lupi di andarsene in modo che tutto rimanesse in piedi.
Che cosa ne pensa dell’utilizzo delle intercettazioni in questa vicenda?
Le intercettazioni che non abbiano rilevanza penale non dovrebbero neppure essere rese note. Nel momento in cui Lupi fosse inquisito, le sue intercettazioni diventerebbero materia di indagine e allora si potrebbero divulgare. Ma trovo che sia molto scorretto divulgarle quando il ministro non è indagato. Finché però le intercettazioni non saranno disciplinate per legge, è chiaro che ciascun media agisce come vuole.
Come spiega l’accelerazione politica e anche mediatica del caso Lupi rispetto a quelli di Francesca Barracciu, Umberto Del Basso De Caro, Vito De Filippo e Filippo Bubbico, oltre al ministro Poletti?
Questa effettivamente è una contraddizione, in quanto c’è il caso del ministro Poletti che non si è dimesso. Ma ritengo ancora più significativo che in questo momento ci sono ben quattro viceministri che hanno avuto o hanno delle grane giudiziarie. Ci sono però anche dei precedenti che invece dimostrano come comportamenti simili a quello del ministro Lupi abbiano portato alle dimissioni. Mi riferisco al caso di Josefa Idem, ministro dello Sport del governo Letta, che è stata indotta a dimettersi per essersi dimenticata di versare 300 euro per un locale. Poi c’è il caso di Nunzia Di Girolamo, un altro ministro costretto ad andarsene a casa. La stessa Cancellieri fu messa nel mirino su tutti i fronti e poi assolta.
Secondo lei è in atto uno scontro tra Renzi e la magistratura?
Non vedo in atto nessuno scontro. C’è soltanto il problema che i magistrati si sono arrabbiati per la questione della riduzione delle ferie, cui si aggiunge la vicenda della responsabilità civile dei giudici. Al contrario dei medici che devono assicurarsi altrimenti ci rimettono di tasca propria, i giudici non rispondono mai dei loro errori. C’è stato su un attrito su questo ma con una parte della magistratura.
Sabelli dell’Anm ha detto che “i magistrati sono stati virtualmente schiaffeggiati e i corrotti accarezzati”, suscitando la reazione di Renzi. E’ una vicenda che ha a che fare anche indirettamente con il caso Lupi?
Personalmente non vedo un rapporto di causa/effetto tra queste due vicende.
(Pietro Vernizzi)