“Se la minoranza Pd accetta il rischio di essere accusata di avere votato insieme a Brunetta, ci potrebbero essere i numeri per fermare l’Italicum. Alla Camera basta cambiare una virgola per rimandare la legge al Senato e sollevare un grande punto interrogativo sul suo futuro”. A osservarlo è Antonio Polito, editorialista del Corriere della Sera. Ieri il presidente del Consiglio, parlando all’Università Luiss di Roma, ha affermato: “Tra cinque anni la nostra legge elettorale sarà copiata da mezza Europa. Deriva autoritaria è il nome che commentatori un po’ stanchi danno alla loro pigrizia. In un sistema chi è legittimato a decidere non è un dittatore, ma chi è legittimato a prendere decisioni e non le prende, consegna il Paese alla palude”. E ha aggiunto Renzi: “Sono maturi i tempi per cui l’articolo 49 della Costituzione (quello sullo statuto dei partiti, ndr) conosca una seria e sana legge di applicazione”.
Che cosa ne pensa delle dichiarazioni di Renzi sull’articolo 49?
Non vedo che cosa c’entri con i rischi di deriva autoritaria, ma è da tempo necessaria una legge sui partiti che per la nostra normativa sono ancora delle associazioni volontarie pur ricevendo denaro pubblico. E’ una contraddizione, perché i partiti possono farsi lo statuto che vogliono o non avere affatto uno statuto, possono non essere democratici al loro interno, ma ricevono i soldi pubblici.
Il caso Lupi documenta proprio la debolezza dei nostri partiti, a partire da Ncd?
Ncd non è propriamente un partito ma una forma transitoria di organizzazione politica. Inoltre oggi il clima è cambiato, perché c’è un livello di attenzione dell’opinione pubblica sui temi della corruzione che rende la soglia di tollerabilità molto più bassa. Siccome tutti hanno paura di andare al voto, Renzi ha campo libero per far fare quello che vuole alla sua maggioranza che assomiglia sempre più a un monocolore Pd.
Come esce Renzi dal caso Lupi?
Personalmente ne esce bene, perché ha fatto la parte di quello che si mette in sintonia con l’opinione pubblica, chiedendo e di fatto ottenendo le dimissioni. Il tutto senza dirlo, perché ciò avrebbe creato un problema politico con Ncd, ma attraverso i retroscena dei giornali è riuscito a farla apparire come una sua vittoria. Il premier ne esce bene anche dal punto di vista del potere, in quanto Lupi aveva un po’ resistito al tentativo di controllare direttamente da Palazzo Chigi la struttura di missione.
Renzi ora metterà al ministero un suo uomo?
Bisognerà vedere che cosa gli permetterà di fare il capo dello Stato. La nomina dei ministri nella nostra Costituzione è affidata al Quirinale su proposta del presidente del Consiglio. In ogni caso chiunque sarà scelto sarà più vicino a Renzi di quanto non lo fosse Lupi.
Come vede Ncd dopo questa vicenda?
Ncd ne esce male, in quanto deve arretrare ogni volta che gli è chiesto di farlo. Non riuscì a difendere Nunzia De Girolamo e ora non riesce a difendere Lupi. Il nuovo ministero che prenderà Ncd sarà di peso inferiore rispetto a quello delle Infrastrutture.
Quanto conta la “discesa in campo” di Landini?
Siamo nel 2015, teoricamente la legislatura dura fino al 2018 e in questi tre anni può avvenire di tutto. Quello di Landini è un processo appena avviato, ma nessun partito può nascere a tre anni dalle elezioni. Per il momento non succede assolutamente niente, se non che aumenterà un po’ la confusione nel Pd con la concorrenza a sinistra che ecciterà ancora di più gli animi.
Che cosa si aspetta dalla partita per l’approvazione dell’Italicum?
Tutto dipenderà dalla disponibilità, anche non esplicitata, della minoranza Pd a votare insieme ai parlamentari di Forza Italia, e soprattutto dal numero dei parlamentari di centrodestra che seguiranno l’indicazione del capogruppo Brunetta e voteranno contro. L’area vicina a Verdini è pronta a fare uno sconto a Renzi. Se la minoranza Pd accetta il rischio di essere accusata di avere votato insieme a Brunetta, ci potrebbero essere i numeri per fermare l’Italicum. Anche perché basta cambiare una virgola per costringere la legge a tornare al Senato, allungare enormemente i tempi e riaprire un grande punto interrogativo.
Che cosa si sta muovendo in Forza Italia?
Forza Italia sta andando verso il caos, è una sorta di reazione atomica incontrollata: non si può dire che ci sia una tendenza o un movimento in una certa direzione. E’ in atto lo spaesamento di un partito che non è mai stato tale, tenuto insieme solo dalla capacità del leader di prendere voti. Nel momento in cui questa capacità è fortemente ridotta, ognuno pensa solo a sé.
E Berlusconi che cosa farà?
Berlusconi si muoverà da par suo, riducendo i danni e prendendo tempo. Questa è la sua solita tattica, una volta uno mi ha detto: “Come ogni buon imprenditore, Berlusconi pensa esclusivamente a che cosa succede domani mattina”. Cercherà quindi di incassare qualche successo alle Regionali, in particolare con Zaia in Veneto e magari anche con Caldoro in Campania.
(Pietro Vernizzi)