“Berlusconi e Salvini hanno difficoltà a trovare un patto politico per sopravvivere all’Italicum, la vera sfida che sta dietro le trattative sulle regionali è questa. Devono tentare in ogni modo di ribaltare una situazione che per loro si è molto, molto complicata”. A dirlo e Franco Bechis, vicedirettore di Libero, al quale chiediamo un commento sulle trattative in vista delle prossime Regionali. Intanto ieri è arrivato il decreto firmato dal ministro dell’Interno, Angelino Alfano, che fissa la data al 31 maggio come previsto.
Però in Veneto Salvini si gioca molto, moltissimo.
Salvini sì, ma l’emergenza di Berlusconi è un’altra. Deve fare il possibile per ribaltare la sciocchezza che ha commesso rompendo il Nazareno in occasione dell’elezione di Mattarella. Anche lui ha scritto l’Italicum, ma dopo la rottura non può più condizionarlo. E ora ci sono tutte le premesse perché Renzi rimanga vent’anni al governo.
Altro che Regionali, dunque. Per questo Renzi vuole chiudere la partita dell’Italicum entro aprile?
Sì. Nella forma in cui tornerà alla Camera, l’Italicum non prevede alleanze, perché o dai vita ad un unico partito, ma è impensabile che questo possa avvenire con la Lega, oppure non hai speranze. E il bello, si fa per dire, è che quella legge è stata scritta anche da Forza Italia. La formula politica che poteva garantire un futuro a Berlusconi era quella di mettere insieme singoli pezzi di centrodestra, una coalizione insomma. Ora, senza un accordo politico abbastanza forte per ribaltare la frittata, la partita è chiusa.
Renzi cosa pensa di fare?
Si prepara a dire al paese e al Pd che un Italicum cosiffatto glielo ha imposto Berlusconi… Per questo l’Italicum è la battaglia delle battaglie. Per tutti, anche per Renzi verso la minoranza dem. Che non smette di puntare il dito contro i capilista bloccati: altro punto che faceva comodo al Berlusconi del Nazareno.
Capilista bloccati, ovvero “decidono tutto le segreterie dei partiti”, eccetera.
Non i partiti, che non ci sono più, ma i loro leader. In realtà a Renzi importa poco che la riforma sia impopolare, dirà agli italiani che i gufi cercano di bloccare la legge. I suoi avversari invece sperano che non sia in grado di gestire l’impopolarità di quella norma per riaprire la partita.
Tutti contro Renzi, dunque?
E’ inevitabile. Questa volta la minoranza Pd dovrà contarsi, saldarsi a Forza Italia, Lega e 5 Stelle e sperare di mandare sotto Renzi. Se si vota con l’Italicum in questa versione, il centrodestra è finito. Chi può costruire una forza competitiva in grado di attrarre consenso e giocarsela in un ballottaggio? Oggi è difficile che sia la Lega.
Renzi dunque accelera per mettere tutti all’angolo. E poi?
Piuttosto che stare a barcamenarsi con una fastidiosa opposizione interna, chi nelle sue condizioni non sarebbe tentato di andare al voto?
Anche in un momento così delicato per la ripresa? Anche durante l’Expo?
Dopotutto, si parlerebbe di un voto in autunno. Anzi, la giustificazione c’è ed è perfetta: elezioni per rafforzare il governo.
Ma perché Berlusconi ha regalato la vittoria a Renzi in questo modo?
Berlusconi ha fatto un passo falso e n’è accorto un minuto dopo averlo fatto. Pensava di essere l’unico politico candidato ad avere dalla sua il 51 per cento degli italiani, la fiducia che aveva riposto nell’Italicum era dettata da questo. Ha sempre ritenuto irrealistico pensare che l’operazione potesse riuscire a un altro. Ma il suo sogno oggi ha la pelle di Matteo Renzi.
Berlusconi ha il problema di Fitto, Salvini quello di Tosi. Che non si sa quanto possa togliere al candidato Zaia.
Dal punto di vista pratico la vicenda Tosi è ormai chiusa. E’ vero, ora si tratta di vedere quanto la gente lo segue o no. Chi sta con lui ha però un problema politico: deve difendere un accordo con chi se n’è andato dal partito per l’articolo 36 dello statuto… Non è il massimo, è un po’ difficile da trasformare in un tema da campagna elettorale.
Qual è stato l’errore di Tosi?
Invece di giocare una battaglia sulla linea politica, che avrebbe richiesto coraggio e avuto il rischio dell’impopolarità, l’ha giocata su un tema che non si sa quanto interessi davvero gli elettori veneti.
Ma una Lega stile Le Pen come quella di Salvini riuscirà a erodere il voto moderato?
I temi non sono esattamente quelli dei moderati, è vero, tranne l’immigrazione però, che è sentito trasversalmente e al momento è molto forte. Quando l’immigrazione esplode a Roma, o in Sicilia, che sono terre storicamente aperte e abituate ad accogliere, vuol dire che la gente, almeno in parte, vede il problema con altri occhi. E il silenzio del Pd su questo punto può senz’altro regalare a Salvini un po’ di consenso in più.
E Fitto? Romperà con Berlusconi, presentando liste sue?
Se in Campania presentasse una sua lista, farebbe certamente perdere Caldoro, ma la vittoria durerebbe un giorno perché poi si taglierebbe fuori. Finora ha cercato di fare il Renzi dentro Forza Italia, senza però avere la determinazione e la cattiveria sufficiente, ma la strada è quella: perdere le partite ma rimanere dentro rafforzandosi. Nessuna leadership nasce in accordo col re e questo Fitto l’ha capito.
A destra la mappa delle alleanze è complicatissima: sembrava cosa fatto in Veneto tra Lega e FI, ma Salvini fino all’altro giorno negava di aver visto Berlusconi; la rinuncia a presentare liste di disturbo in Campania e Puglia, l’accordo in Toscana ancora da chiudere, l’attendismo di Ncd… Perché?
La partita è “doppia”, come dicevo. Si cerca un accordo politico anti-Renzi sull’Italicum, in attesa di trovarlo si tentano accordi tattici sulle Regioni. Poiché oggi i partiti sono evaporati, ciò che dà forza ai partiti è il governo locale. Ovvero: proviamo di dare del filo da torcere a Renzi dove possiamo.
(Federico Ferraù)