“Posizioni come quelle espresse dalla minoranza del Pd sono poco funzionali al progetto del premier Renzi, e quindi da parte sua c’è un’indisponibilità a mediare e la volontà di creare una pressione per rendere sempre più difficile la nostra presenza nel partito”. Sono le parole di Stefano Fassina, deputato del Pd ed ex viceministro dell’Economia. Ieri la Direzione del Partito Democratico ha approvato all’unanimità la relazione del segretario, che ha chiesto di considerare chiusa una volta per tutte la discussione sulla legge elettorale. La minoranza di cui Fassina è espressione ha scelto di non partecipare allo scrutinio. Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, aveva sottolineato: “Il mio auspicio è che sia l’ultima direzione in cui si discute di legge elettorale”.
I giochi sull’Italicum sono fatti. Adesso che cosa fate?
Continuiamo a fare il nostro diritto/dovere di parlamentari. Siamo di fronte a una materia di rilevanza costituzionale, perché la legge elettorale è una delle norme fondamentali che regolano la vita democratica di un Paese e quindi faremo le nostre proposte, presenteremo emendamenti e li sosterremo.
Resterete dentro al partito o uscirete?
Noi abbiamo posto dei problemi di merito che non dovrebbero essere considerati rilevanti solo per la minoranza del Pd. Con il pacchetto di revisione del Senato e con la legge elettorale scivoliamo in un presidenzialismo di fatto. Cambiamo la forma di governo, senza introdurre i necessari contrappesi, e quindi arretriamo sul piano democratico.
Lei dice che Renzi ci fa arretrare rispetto a un valore imprescindibile come la democrazia. Perché restate nel suo partito?
Come ho detto il problema non riguarda la minoranza del Pd. Continueremo la nostra iniziativa parlamentare, presenteremo gli emendamenti e porteremo avanti le nostre iniziative. Quella di ieri è stata una giornata pesante, in cui si è determinata una frattura profonda, mentre con una qualche disponibilità da parte del presidente del consiglio sarebbe stato possibile evitare tutto ciò.
Riferendosi all’Italicum, Renzi ha detto di avere fatto tutte le concessioni possibili. Ci sono state oppure no?
Ci sono state correzioni di norme che erano assolutamente improponibili. Non è stata certo una concessione alla minoranza Pd il fatto di avere rimosso una soglia dell’8% per l’ingresso in Parlamento. Attenzione quindi a considerare concessioni alla minoranza delle correzioni nate dal fatto che si rischiava di andare contro ai contenuti ordinari delle democrazie di tutti i Paesi sviluppati.
Ci sono ancora margini di trattativa per migliorare l’Italicum?
Il capogruppo Roberto Speranza, che è persona seria e che ha sempre svolto il suo ruolo con estrema responsabilità, ha posto l’esigenza politica di non considerare chiusa la discussione. Dopo di che si è messa ai voti la relazione del segretario, in cui si afferma l’opposto e cioè che la discussione è chiusa: temo quindi che non ci sia la volontà di discutere.
Ma non è che Renzi sta andando al muro contro muro perché vi vuole cacciare?
Renzi sta spostando il Pd verso gli interessi più forti, ed è quello il suo vero obiettivo. In questo contesto la minoranza Pd può essere un fattore di “inquinamento” per la ricollocazione del partito. Posizioni come quelle espresse da noi sono poco funzionali al progetto del segretario, e quindi da parte sua c’è un’indisponibilità a mediare e la volontà di creare una pressione per rendere sempre più difficile la nostra presenza nel Pd.
Durante il suo intervento in Direzione, lei ha detto: “Le preferenze non mi piacciono, vorrei avere solo collegi uninominali”. Ma i capilista bloccati in fondo non sono come i collegi uninominali?
Sì, ma il problema è che si tratta di “collegi uninominali” molto ampi con una difficoltà di rapporto tra eletto ed elettore. La mia proposta è che ci sia un significativo aumento del numero dei collegi in modo da ridurne le dimensioni e da avere così una riconoscibilità piena del rapporto tra eletto ed elettore.
La minoranza del Pd è unita o divisa a sua volta in correnti?
La minoranza non va intesa secondo il percorso congressuale che abbiamo chiuso 15 mesi fa. La minoranza si definisce nelle posizioni che sono assunte su punti rilevanti per la vita parlamentare di ogni giorno. Ieri certamente è emersa una minoranza più ampia di quella che si è manifestata sulla delega lavoro.
Lei ha preso parte alla manifestazione di Landini a Roma. Erano le prove generali di un nuovo soggetto politico?
No, non era la manifestazione per avviare un soggetto politico. Quella di Roma è stata una manifestazione sindacale e la stragrande maggioranza di quelli che erano in piazza erano lavoratori iscritti alla Fiom, disoccupati e precari. Il tentativo di ricondurre la manifestazione alla fase germinale di un partito è il tentativo di nascondere il fatto che il Pd oggi non è in grado di rappresentare le domande che vengono da una parte rilevante del mondo del lavoro.
(Pietro Vernizzi)