“Salvini guarda a Le Pen, Tosi ai moderati del centrodestra. Le loro visioni politiche sono inconciliabili e alla lunga ciò porterà a una rottura nella Lega nord”. E’ l’analisi di Massimo Cacciari, filosofo ed ex sindaco di Venezia, nel momento in cui le tensioni nel Carroccio per il caso veneto non sembrano essersi ricomposte. Ieri parlando a La Telefonata di Maurizio Belpietro, il segretario Matteo Salvini ha detto che “Tosi è un ottimo sindaco, ha cambiato Verona come un calzino, per lui ci sarà spazio, basta che nessuno litighi con qualcun altro. La gente chiede fatti, non parole e nessun litigio”. Quindi la stoccata di Salvini: “Chiunque esce dalla Lega poi non va da nessuna parte”.
Che cosa sta avvenendo nella Lega nord?
C’è una differenza di fondo tra le posizioni di Tosi e quelle di Salvini. Se troveranno una soluzione, la resa dei conti è soltanto rimandata. Si tratta di due personalità e di due visioni politiche antitetiche come quelle che erano emerse all’interno di Forza Italia e Pd. Si possono comporre solo sulla base di tatticismi e opportunismi, ma non in termini politici.
Qual è questa differenza politica di fondo?
Tosi vuole costruire un grande centrodestra che possa competere con Renzi, tenendo quindi dentro anche il voto moderato. Per Salvini invece il centro moderato non esiste più e le antitesi in Italia e in Europa si vanno radicalizzando. In questa visione c’è quindi spazio solo per una destra alla Le Pen, e soltanto così si può vincere. Sono due visioni diverse che si basano anche su previsioni diverse.
Tosi ha qualcuno dietro o agisce di sua spontanea iniziativa?
Agisce di sua spontanea iniziativa, si è trovato totalmente spiazzato dalla crescita di Salvini in quanto certamente non pensava che il segretario della Lega potesse avere un successo così dirompente. Il suo obiettivo ora non è spaccare la Lega quanto piuttosto potersi contare nel Veneto. La scelta più di buonsenso per tutti del resto è permettere a Tosi di formare una sua lista in appoggio alla candidatura di Zaia. Una lista Tosi sarebbe una carta molto forte che la Lega può giocare in Veneto, se invece il sindaco di Verona andasse per conto proprio sarebbe un suicidio politico per l’intero partito.
Lei che cosa ne pensa dell’ultimatum che gli è stato dato?
Per la Lega è un suicidio. Non avere Tosi, averlo contro o anche averlo sconfitto e deluso non è certo una scelta conveniente. Dopo di che è chiaro che Tosi va per un’altra strada, prima o dopo si arriverà alla rottura come del resto avverrà anche nel Pd.
L’alleanza Lega-Forza Italia si farà?
In Veneto terrà. Hanno governato insieme fino all’altro ieri, perché dovrebbero rompere ora? Anche in Lombardia l’idea di Maroni è quella di proseguire con l’alleanza. Se non fa così, il centrodestra perderà anche le ultime roccaforti che gli sono rimaste. Dal punto di vista politico Lombardia e Veneto sono strategiche anche perché sono le due Regioni che finanziano l’Italia.
Per Salvini, “Bruxelles è peggio del fascismo”. Come si spiega questa uscita?
Sono solo stupidaggini elettoralistiche, che ormai fanno pochissimo effetto agli stessi cittadini più moderati e tradizionalisti.
Il leader della Lega sta copiando Marine Le Pen?
Questo è vero, e rappresenta un fatto pericoloso: l’idea seria di Salvini è proprio questa. Nella sua visione ormai l’elettorato moderato non c’è più, e quel poco che c’era è sempre più schierato con Renzi, soprattutto nella prospettiva che la sinistra dem molli il Pd. Renzi ha di fronte a sé le praterie per conquistare l’elettorato moderato.
Che cosa c’entra questo con la Lega?
C’entra perché Salvini ha voltato le spalle alla prateria dei moderati e guarda ai modelli europei di movimenti di destra-destra, a partire appunto da Marine Le Pen ma non solo, che si caratterizzano come anti-europeisti e xenofobi. Salvini è convinto che questa sia l’unica carta a disposizione per mandare a casa Renzi.
Perché secondo lei?
Per Salvini le forze moderate di cui disponeva Berlusconi non ci sono più: metà si sono sciolte e metà sono già andate con Renzi. Si tratta di una prospettiva molto pericolosa, perché significa che si potrebbe concretizzare un movimento di estrema destra di massa come unica alternativa a una grande palude di centro.
Con questa linea, Salvini riuscirà a prendere i voti del Sud Italia?
Qualcuno di sicuro, anche se la Lega non dilagherà mai al Sud. Rimane infatti l’eredità pesante dell’anti-meridionalismo di Bossi, che pesa su Salvini e sulla sua strategia.
Salvini ha detto che gli “piacerebbe tantissimo” candidarsi come sindaco di Milano. Ha delle probabilità di farcela?
Nel 1993 la Lega ha già vinto a Milano con Marco Formentini, tra l’altro correndo da sola, in una situazione di sfascio del ceto politico e dei partiti tradizionali simile a quella attuale. Una vittoria di Salvini sarebbe quindi un’ipotesi plausibile, anche se è pur vero che Pisapia è un sindaco tutto sommato ben visto. Se si ripresenta Pisapia la vittoria della Lega sarà quindi difficile.
(Pietro Vernizzi)