Con 165 sì, 74 no e 13 astenuti il Senato ha approvato il Ddl anticorruzione. In sostanza il falso in bilancio torna ad essere un reato. Come pure saranno reato le false comunicazioni sociali per le società quotate, per tale reato è prevista una pena dai tre agli otto anni di reclusione. Non passa invece la proposta del Movimento 5 Stelle, ovvero quella di introdurre l’interdizione perpetua dai pubblici uffici a coloro che commettono il reato di corruzione. Quindi stamattina l’assemblea di Palazzo Madama ha approvato a scrutinio segreto l’articolo 8 con 124 voti favorevoli, 74 contrari e 43 astensioni. E ancora a scrutinio segreto è stato approvato l’articolo 9 del Ddl anticorruzione che prevede le pene per le società su “fatti di lieve entità” nel caso di false comunicazioni sociali. Nel frattempo su Twitter il premier Matteo Renzi ha twittato così: “Approvata legge #anticorruzione: stretta sui reati di mafia, falso in bilancio, aumentano pene per corruzione PA #lavoltabuona”. Intanto è stato approvato anche l’articolo 10, quello che disciplina il reato di falso in bilancio nelle società quotate. Con 205 voti favorevoli, 56 contrari e un solo astenuto è stato approvato inoltre l’articolo 11 che prevede sanzioni pecuniarie per le false comunicazioni per tutti i tipi di società. Di conseguenza, se i vertici delle società si macchiano di questo reato, dovranno pagare dalle 200 alle 600 quote. “La legge sull’anticorruzione è falsata dal voto di pianisti che si esprimono per senatori assenti e il presidente Grasso non annulla le votazioni”, dichiara il capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Giustizia al Senato Enrico Cappelletti, aggiungendo: “Molti emendamenti anche migliorativi non vengono approvati sul filo del rasoio per 1-3 voti – chiarisce – Il Movimento 5 Stelle ha gia scoperto un ‘pianista’ che ha votato per il senatore Tarquini (Forza Italia) assente in aula, ma di fronte alle denunce del M5S, Grasso non annulla votazioni palesemente irregolari”. Il presidente del Senato, Pitero Grasso, ha fatto sapere che l’esito del voto non è stato alterato. (Serena Marotta)