“Renzi governa con la formula magica delle tre ‘F’, festa, farina e forca. E’ lo stesso metodo con cui le vecchie consorterie baronali avrebbero voluto governare il Mezzogiorno nel Dopoguerra, e cui PSI e DC opposero un articolato programma di sviluppo economico”. Sono le parole di Rino Formica, ex ministro socialista delle Finanze e del Lavoro. Nell’editoriale di domenica su Repubblica Eugenio Scalfari ha scritto che Renzi “ricorda alcuni personaggi che provenivano tutti dal socialismo e che instaurarono qualche cosa che somiglia molto alla democratura. Si tratta di Crispi, Mussolini e Craxi”.



Che cosa ne pensa del paragone tra Renzi e Craxi fatto da Eugenio Scalfari?

Dovrebbe chiederlo all’autore. Perché lo chiede a me?

Perché immagino che lei non sia d’accordo con Scalfari…

Non devo fare polemica con chi offende la nostra storia.

Se è per questo l’editoriale di Repubblica paragona Renzi anche a Crispi e Mussolini…



Qui non si tratta di fare paragoni storici: il problema è giudicare come Renzi sta governando l’Italia. E’ questo il punto che interessa gli italiani. Il fatto che sia paragonabile a chi ha governato l’Italia 100 o 200 anni fa ha scarsa importanza.

Veniamo all’attualità allora. Esiste davvero il tesoretto?

Come atto politico è una vergogna, è una sorta di San Vincenzo di Stato. Anziché rimuovere le cause della povertà, si preferisce lenire le difficoltà più semplici e marginali. La Chiesa ha insegnato che l’elemosina va fatta senza ostentazione proprio perché non è risolutiva delle cause della povertà.



Renzi ostenta l’elemosina?

Sì, e perdipiù questo governo pensa di risolvere il problema della crisi drammatica di una società dove si va formando una polarizzazione tra massa povera e pochi ricchi, proprio come fecero a loro tempo le vecchie consorterie baronali del Mezzogiorno. La loro idea era che si dovesse ricorrere alla formula magica delle tre “F”: festa, farina e forca. Oggi la festa è l’Expo, la farina è il bonus da 80 euro e la forca sono le riforme costituzionali. E’ una vergogna, perché Renzi lo fa dirigendo un partito che dovrebbe avere le radici nelle grandi storie del riformismo socialista, comunista e cattolico in Italia.

A proposito di riforme Napolitano, riferendosi all’Italicum, ha detto: “Non si può tornare indietro e disfare quello che è stato faticosamente costruito”. E ha aggiunto che fu un grave errore liquidare il Mattarellum. E’ d’accordo con lui?

La dichiarazione di Napolitano soddisfa due esigenze. La prima è dire che la legge è sbagliata, come lo sarebbe disfare tutto completamente, mentre ciò che va fatto è introdurre delle correzioni. Napolitano quindi è come se dicesse: “Date un’accentuazione più verso il Mattarellum che verso il Porcellum. Non ricominciate totalmente da capo, ma cercate un correttivo che è già stato utilizzato nel sistema elettorale italiano”.

In una prima fare Renzi sembrava disponibile a modificare l’Italicum, ma poi lo ha blindato. Vuole andare al voto?

Renzi naviga a vista, in quanto non ha nessuna strategia di carattere generale e ha come unico e solo obiettivo quello di tenere saldamente in mano il potere con la sua banda. La sorpresa per il premier saranno le Regionali. In democrazia se non sai prevedere le reazioni degli elettori ai tuoi atti, poi questi si vendicano nelle urne. Alle Regionali ci sarà una doppia vendetta: un’astensione di massa e un forte ridimensionamento del Pd.

 

Secondo lei perché Renzi andrà incontro a questa doppia debacle?

Perché non ha né una visione né una cultura politica, non ha un’idea di sviluppo della società italiana. Renzi è il governatore povero di uno Stato coloniale, regolato da un vincolo esterno. Quest’ultimo, come avveniva per gli Stati coloniali, non aveva come obiettivo quello di sviluppare un Paese ma di farlo sopravvivere.

 

In che senso l’Italia sarebbe soggetta a un vincolo coloniale?

Quando si accetta l’idea di essere deboli, il vincolo è nei confronti di tutti. Questo è un governo che accetta di essere debole verso qualsiasi altra potenza esterna. E’ un governo accattone tanto nella politica economica quanto in quella internazionale, che oramai è scomparsa.

 

Perché la politica internazionale è scomparsa?

La politica estera va fatta tenendo conto di una prospettiva di lungo periodo. La politica dell’arrangiarsi e del vivere giorno per giorno non è degna di un grande Paese, ma al massimo va bene per le tribù senusse.

 

Basta questo per far prevedere che per Renzi le Regionali saranno un insuccesso?

Posso sintetizzare in una frase il mio giudizio sulla situazione che c’è oggi in Italia e sul malgoverno renziano. La politica chi la sa la offre, chi non la sa la vende. Renzi la politica non la sa e non è nelle condizioni di offrirla e quindi di dare un ideale al Paese. Il premier vende le sue parole, e si può vendere aria una volta o due. Ma se non c’è benessere nel Paese non si può durare più di un brevissimo periodo e questo periodo ormai è scaduto.

 

(Pietro Vernizzi)