“L’Italicum? Ora che Forza Italia ha ritirato il suo appoggio e che una parte consistente del Pd lo rifiuta, lo si potrebbe tranquillamente modificare”. Lo sostiene Antonio Polito, editorialista del Corriere della Sera, nel momento in cui la partita per la legge elettorale entra in una fase cruciale. Ieri il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha escluso qualsiasi modifica sottolineando che sulla legge elettorale “vediamo la fine, dopo mesi passati a discutere abbiamo detto ‘basta si decide’. Non è il Monopoli dove c’è la casella ‘tornate al vicolo corto’”. E ha aggiunto il premier: “Sta cambiando molto nella struttura del nostro Paese e la grande riforma, da quella istituzionale a quella elettorale alla Pa fino alla giustizia, entro l’anno sarà realizzata”.



Partiamo da quest’ultima dichiarazione di Renzi. Andrà avanti sulle riforme a ranghi serrati o accetterà spazi di dialogo?

Le riforme vanno fatte in fretta e bene. Farle bene vuole dire che il Parlamento deve svolgere la sua funzione, in quanto non possono essere tutte leggi delega o decreti legge. Le riforme cambiano radicalmente i sistemi pubblici e quindi richiedono necessariamente un’attività legislativa accorta e libera.



Renzi ha i numeri alla Camera per fare passare l’Italicum?

La maggioranza per approvare l’Italicum c’è, ma il problema vero è se si può creare una maggioranza che cambia per ogni singolo emendamento. In questo caso l’Italicum dovrebbe necessariamente tornare al Senato, e il governo teme di non avere la maggioranza a Palazzo Madama. Ecco perché Renzi non vuole che cambi neanche una virgola della legge.

A Renzi conviene approvare una legge elettorale in odore di incostituzionalità?

Che ci sia un odore di incostituzionalità lo dice lei. La Corte costituzionale bocciò il Porcellum perché non c’era una soglia per il premio di maggioranza, che invece con l’Italicum è stata introdotta. In secondo luogo la Consulta disse no al Porcellum perché non consentiva all’elettore di scegliere il parlamentare. Con l’indicazione dei candidati sulla lista e con un collegio più piccolo della circoscrizione, nella nuova legge c’è l’identificabilità da parte dell’elettore di chi sta votando. Per Napolitano fu un errore abolire il Mattarellum.



Allora che senso ha andare avanti con l’Italicum?

Se siamo d’accordo sul fatto che è stato un grave errore eliminare il Mattarellum, basterebbe tornare a quel sistema… Quando nacque, l’Italicum aveva il grande vantaggio di essere accettato da maggioranza e opposizione. Ora che Forza Italia ha ritirato il suo appoggio e che una parte consistente del Pd lo rifiuta, lo si potrebbe tranquillamente modificare. La domanda che pone lei in effetti è corretta: ma se il Mattarellum era così buono perché facciamo l’Italicum? Tanto più se si pensa che il Mattarellum garantirebbe l’unità interna al Pd.

Ma non c’è il rischio di ricominciare da capo e quindi di perdere tempo?

Teniamo conto che l’Italicum stesso prevede che la nuova legge non entri in vigore fino al luglio 2016. Abbiamo di fronte altri 16 mesi, esattamente quanti ne sono passati dalla sentenza della Consulta che ha abolito il Porcellum.

 

Passiamo al tesoretto. Secondo lei esiste o è soltanto una farsa?

Il tesoretto tecnicamente non c’è. Quel miliardo e 600 milioni è una cifra che si può ricavare a deficit da un calcolo contabile basato anzitutto su previsioni. Poiché si stima che il Pil salirà dello 0,7% e che la spesa per interessi scenda, ci si attende di poter rimanere nei parametri che ci siamo dati anche con 1,6 miliardi in meno. In ogni caso non utilizzerei quella somma per aumentare la spesa pubblica, ma quantomeno per ridurre il peso fiscale.

 

Secondo lei che tipo di agibilità politica si ritrova Berlusconi da domani mattina?

Berlusconi raggiunge l’agibilità politica, ma ci si domanda a che cosa possa servirgli. Le decisioni sui principali temi politici non gli erano impedite dalla sentenza giudiziaria o dal suo status di condannato, bensì dalla politica stessa e dal fatto che il suo progetto e la sua forza si siano enormemente ridotti. Il leader di Forza Italia arriva quindi alla fine degli effetti della sentenza quando non ha più agibilità politica.

 

Salvini si candiderà realmente come sindaco di Milano?

Salvini ci sta pensando seriamente a fare il sindaco di Milano, d’altra parte è il massimo che può diventare. Salvini ha rilanciato la Lega nord, trasformandola in un “partito nazionale”. E’ un partito che però dal punto di vista elettorale ha un limite significativo, dato dal suo stesso radicalismo, e territoriale, perché i meridionali non dimenticano che cosa è stata la Lega. Questi due limiti consigliano a Salvini di concentrarsi sui luoghi dove la Lega può governare.

 

(Pietro Vernizzi)

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