“E’ il tempo dell’autonomia e della costruzione di un’alternativa a Renzi nel Pd. Si apre una fase politica nuova e chi ha più filo tesserà”. Lo ha detto Miguel Gotor, parlamentare della minoranza Pd, in un’intervista al Corriere della Sera pubblicata all’indomani del voto in assemblea che ha promosso l’Italicum con 190 sì, mentre 120 deputati del Pd sono usciti o non hanno votato. Per Peppino Caldarola, ex direttore de L’Unità ed ex parlamentare dei Ds, “la minoranza Pd si accorge in ritardo che se vuole costruire un’alternativa deve trovare un leader. Renzi sarebbe il primo a trarne beneficio”.



All’assemblea del Pd in 120 si sono astenuti anziché votare contro. E’ mancato il coraggio?

E’ la conferma del fatto che la battaglia intrapresa dalla sinistra Pd sull’Italicum non trova tutti i deputati concordi. Il dissenso non è sul fatto di condividere o meno la proposta di Renzi, ma su come schierarsi rispetto a questa vicenda. E’ evidente anche dal voto di mercoledì che c’è una parte che ormai si prepara alla madre di tutte le battaglie, mentre un’altra parte rifiuta questa logica perché o spera in un compromesso o immagina un atteggiamento meno conflittuale.



Renzi alla Camera avrà i numeri?

A questo punto il voto alla Camera diventa un terno al lotto. Potremmo assistere alla defezione di parlamentari del Pd e al soccorso di alcuni parlamentari di centrodestra che hanno partecipato all’elaborazione di questa legge, e che soprattutto vedono con grande preoccupazione l’ipotesi che il suo fallimento porti direttamente alle elezioni anticipate. Penso però che Renzi possa farcela, perché non scommetto sul fatto che tutta quanta la minoranza Pd si schieri contro il segretario. Ci sarà una parte che marcherà il dissenso, ma non fino al punto del voto contrario.



Gotor sul Corriere ha parlato della possibilità di creare un’alternativa a Renzi dentro al Pd. E’ davvero possibile?

E’ fisiologico che la minoranza crei un’alternativa a Renzi dentro al Pd. Anche se ci ha messo troppo tempo per capire che per contrastare Renzi ci vuole un leader in grado di concorrere con lui sull’età, che abbia il suo stesso sprint e che proponga idee che conquistino la base del Pd. Renzi avrebbe tutto da guadagnare da un confronto sempre aperto con una sola minoranza ben rappresentata.

La Paita in Liguria è inquisita. Per Renzi si tratta di un fronte sensibile?

Quella nei confronti della Paita è un’accusa che non reggerà nel tempo. Il problema vero per quanto riguarda la Liguria non è tanto la vicenda giudiziaria che sta investendo la candidata del Pd quanto il peso elettorale che può avere la combinazione tra Cofferati e Civati. Bisogna capire se questa doppia defezione può sottrarre alla candidata renziana quel 3-4% di voti che darebbe un vantaggio a Toti. Quindi i problemi non sono giudiziari ma politici.

 

Le richieste della minoranza Pd sull’Italicum sono ragionevoli?

Ho sempre ritenuto che le loro richieste fossero ragionevoli. Tutto ciò che consente di diminuire la possibilità di parlamentari prefabbricati va nel senso giusto. Adesso però siamo arrivati al punto finale, e la minoranza deve considerare che la legge è notevolmente migliorata anche per merito suo. Il meccanismo per correggere l’eccessivo numero di nominati non sta nel voto di preferenza e neppure nei collegi, perché sia l’uno che l’altro vedono prevalere i “signori delle tessere”. Tra l’esigenza di maggiore rappresentatività e il tipo di battaglia c’è quindi uno iato molto forte. C’è un eccesso di polemica che anche di fronte all’opinione pubblica rischia di nascondere i risultati che la sinistra Pd ha raggiunto e che potrebbe vantare.

 

E’ una sinistra Pd troppo battagliera o troppo debole?

La minoranza Pd è estremamente debole, ma i toni che usa sono francamente eccessivi. Io non sono un renziano, ma trovo aberrante l’idea che la minoranza Pd tratti il suo segretario come un nemico del popolo. Non si può convivere nello stesso partito e definire la figura del proprio leader come antidemocratica. Se pensano che Renzi sia un leader antidemocratico, è giusto che se ne vadano e che fondino un altro partito.

 

Il bipolarismo dell’Italicum risponde ancora alla realtà nel momento in cui con l’M5S siamo passati al tripolarismo?

Sulla difesa del bipolarismo erano in fondo tutti d’accordo. Noi teniamo ancora i fari puntati sul Pd e sulle componenti che hanno portato alla sua creazione, ma l’ossessione di questi anni è stata quella di salvare il bipolarismo. L’Italicum è una legge bipolare in un Paese che lo è da sempre, fin dalla Prima Repubblica. Abbiamo una legge bipolare ma non bipartitica. I partiti che contano sono perlomeno quattro, perché oltre a M5S, Pd e Forza Italia c’è anche la Lega di Salvini. La logica dei Paesi occidentali è però il bipolarismo, la cui essenza è che un minuto dopo che hai votato si sa chi ha vinto.

 

(Pietro Vernizzi)

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