“Renzi vuole ‘strappare’ sulla legge elettorale per poi andare al voto anticipato entro qualche mese, anche perché è chiaro che a quel punto la riforma della Costituzione si verrà a trovare su un terreno sempre più accidentato”. Lo afferma Alfredo D’Attore, deputato del Pd, nel momento in cui il dibattito sull’Italicum passa dalla Direzione del partito alla commissione Affari costituzionali e poi all’aula della Camera. Ieri è arrivata la sfida di Pier Luigi Bersani: “Non sono così convinto che abbia i numeri per approvare l’Italicum. A partire dalla commissione Affari costituzionali. Ne dovrà sostituire tanti di noi per arrivare al traguardo. E se continuerà a fare delle forzature, io stesso chiederò di essere sostituito”.



Che cosa criticate dell’ultima versione dell’Italicum?

Dopo la sentenza della Corte costituzionale, l’Italicum sottrae di nuovo agli elettori la scelta della maggioranza dei parlamentari. Gli eletti di tutti i partiti, tranne quello che vince, saranno interamente determinati dalle liste bloccate. C’è un enorme problema di stravolgimento del principio di rappresentanza, perché il meccanismo di ballottaggio di lista, senza possibilità di apparentamento al secondo turno, comporta la possibilità che un singolo partito, anche prendendo meno del 20% dei voti al primo turno, possa ottenere la maggioranza assoluta dei seggi.



Le preferenze non mettono la politica alla mercé del malaffare?

Infatti le preferenze non sono la soluzione ideale. La nostra proposta parte da un ritorno ai collegi uninominali, di cui è stato finora impossibile discutere per la radicale contrarietà di Forza Italia e per il potere di veto che si è riconosciuto a Berlusconi e a Verdini. Il paradosso è che finito il Patto del Nazareno si pretende di considerare intangibili testi che erano stati concordati con Forza Italia.

Se invece fosse necessario un compromesso sulle preferenze, qual è la quota giusta nel rapporto con i nominati?

Il compromesso accettabile è quello che era previsto dal Mattarellum, che lasciava a tutti i partiti un 25% di nominati, attribuendo agli elettori la scelta del restante 75% dei parlamentari. Questo si può fare o con le preferenze o, come avveniva fino al 2005, con i collegi uninominali. L’altro aspetto insostenibile dell’Italicum è che le preferenze si applicano a un solo partito, quello che vince.



Nel Pd la “Ditta” esiste ancora oppure no?

Renzi sta procedendo di strappo in strappo indebolendo il senso di comunità e di appartenenza e mettendo larga parte del nostro mondo e dell’elettorato di sinistra di fronte a scelte che appaiono estranee alla nostra identità. C’è un’incoerenza rispetto allo stesso programma con cui Renzi ha vinto le Primarie, nel quale non c’era nessun accenno all’abolizione dell’articolo 18 e lo stesso Jobs Act era presentato in termini completamente diversi da come è stato approvato.

Bersani dice che Renzi sull’Italicum non ha i numeri. E’ solo un bluff?

Lo vedremo in aula, ma il tentativo di dividere una minoranza buona e una cattiva, magari lusingando la prima con la promessa di posti garantiti alle prossime elezioni, non è certo una scelta lungimirante. In Parlamento si manifesterà un dissenso che potrebbe essere più esteso rispetto ai confini della minoranza Pd. D’altra parte quando discutiamo di temi come la Costituzione e la democrazia, è bene che i convincimenti di fondo siano anteposti sia rispetto all’appartenenza di corrente ma anche rispetto all’appartenenza di partito.

 

Il vero obiettivo nell’approvare l’Italicum è fare sparire la minoranza Pd?

Sono rimasto colpito dal fatto che in Direzione Renzi non abbia fatto neppure una piccola menzione alla riforma costituzionale. La sensazione che molti hanno è che Renzi voglia farsi approvare la legge elettorale e poi andare al voto nel giro di qualche mese, abbandonando al suo destino la riforma del Senato.

 

Ma il premier non ha sempre detto che il suo governo durerà fino al 2018?

Se l’Italicum dovesse essere approvato con uno strappo molto forte nel partito e nella maggioranza di governo è chiaro che le riforme costituzionali verrebbero a trovarsi su un terreno molto accidentato. A quel punto si creerebbe un piano inclinato verso possibili elezioni anticipate. Anche per questo noi rinnoveremo fino all’ultimo istante utile l’appello a Renzi a concordare un pacchetto di modifiche condivise alla legge elettorale e alla riforma costituzionale.

 

La pattuglia di Verdini alla fine verrà in soccorso di Renzi?

Il fatto che Renzi si fidi di più di Verdini che di una larga parte del suo partito davvero non è un bel segnale. Io mi auguro che ci sia un soprassalto di saggezza e che si possa tornare al metodo Mattarella, che dimostra che quando il Pd trova l’equilibrio al suo interno poi in Parlamento è molto facile raggiungere intese e condivisioni molto ampie.

 

(Pietro Vernizzi)

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