“Invece di andare a piagnucolare da Obama per invocare l’intervento dei droni americani per contrastare i trafficanti di esseri umani, Renzi dovrebbe essere consapevole del fatto che questo è un problema che dobbiamo risolvere noi da soli”. Sono le parole di Margherita Boniver, ex ministro del Turismo ed ex sottosegretario per gli Affari esteri. Per la Boniver, Washington ha già risposto picche alle richieste di Renzi, mentre giovedì il tema sarà all’ordine del giorno del Consiglio europeo di giovedì. Il premier intanto ha commentato: “Per la prima volta l’intera Europa si è mostrata attenta e solidale, con alcuni impegni concreti che proveremo a puntualizzare nelle ore che ci separano dal Consiglio europeo di giovedì”.
Che cosa ne pensa delle stragi di queste ore?
Innanzitutto vorrei puntualizzare che dobbiamo essere fierissimi dello straordinario ed efficace lavoro che in questi giorni, mesi e anni le forze italiane di Marina militare, Guardia di finanza e Guardia costiera hanno messo in atto per salvare decine di migliaia di vite umane.
Che cosa sta avvenendo dal punto di vista dei flussi migratori?
La guerra in Libia ha avuto tutte e soltanto delle conseguenze negative. A ciò si aggiunge il fatto che Mare Nostrum e poi Triton hanno spalancato un’autostrada per l’immigrazione dai Paesi subsahariani, la Siria e il Corno d’Africa. L’Europa rappresenta una via di salvezza, e dal punto di vista statistico le centinaia di morti sono “poche” rispetto alle decine di migliaia di persone che sono in viaggio in questo momento. Quando il Procuratore di Palermo, Maurizio Scalia, parla della possibilità di un milione di arrivi non dice una cosa inventata ma fa una stima realistica.
L’Italia è passata dai respingimenti a Mare Nostrum a Triton…
Non va dimenticato che quando l’Italia, in un’ottica sacrosanta di interesse nazionale, ai tempi di Gheddafi mise in atto dei protocolli di reimbarco e respingimento fu sommersa dalle critiche in Parlamento e poi addirittura condannata dalla Corte di giustizia europea. La strada attraverso cui tutti i Paesi mediterranei cercano di evitare questa invasione sregolata di centinaia di migliaia di poveretti va nella direzione giusta. E’ d’altra parte impensabile rimandare in Libia i barconi con i profughi a bordo.
Quale può essere la soluzione?
Più che di una vera e propria soluzione, parlerei di un’opera di contenimento. Il respingimento è considerato una pratica illegale, soprattutto se avviene in situazioni di assoluta precarietà. Nel 2010 vi furono accese polemiche perché la Guardia di finanza e la Marina militare riportarono nei porti libici qualche centinaio di profughi.
Per quali motivi?
I protocolli di reimbarco e di respingimento, ma soprattutto di rimpatrio delle persone che non hanno titolo legale per entrare in Europa può avvenire solo se è firmata da parte dei rispettivi governi. Sono per esempio funzionanti nei confronti di Tunisia, Egitto e Marocco. Ciò di cui oggi dobbiamo occuparci è del cataclisma umano e di un esodo di proporzioni bibliche che attraversa soprattutto un Paese totalmente destabilizzato come la Libia. Quest’ultima è nella stessa situazione di Paesi altrettanto nel caos come Mali, Yemen e Somalia. Questo esodo biblico, dopo avere fatto centinaia di morti, sembra per fortuna avere risvegliato le coscienze dell’Unione Europea e deve essere fronteggiato con le misure oggi all’ordine del giorno.
Che cosa deve fare l’Europa?
Sono stati resi noti ieri i dieci punti del consiglio europeo dei ministri di Interni ed Esteri, che saranno discussi la settimana prossima nel corso di un vertice straordinario. Li ritengo dei punti di buon senso, in quanto danno la possibilità di bombardare le imbarcazioni dei trafficanti ferme nei porti prima che partano dalle coste della Libia.
Di che cos’altro ci sarebbe bisogno?
E’ necessario aggiungere un finanziamento straordinario delle operazioni di Frontex e una serie di misure che vanno dall’accoglienza diffusa sul territorio europeo per le migliaia che sono già arrivati, alla trattazione delle richieste di asilo politico d’intesa con la Grecia. Ciò potrebbe alleggerire il peso legato alle richieste dei rifugiati. Sono inoltre necessari investimenti in sicurezza e intelligence, anche con i Paesi limitrofi come il Niger da cui partono decine di migliaia di persone. Tutte misure che non si capisce perché non siano ancora state messe in opera, in quanto ciò rappresenta un gravissimo ritardo.
E’ necessaria la collaborazione di Onu e Nato?
L’Ue dovrebbe veramente prendere coscienza del fatto che questo è un problema che va risolto a livello europeo, senza aspettare improbabili decisioni dell’Onu e senza invocare piagnucolando l’intervento dei droni americani. A Washington hanno già risposto picche a Renzi nel corso del suo incontro con Obama. Molto meglio che sia una task force europea a mettere in campo i droni per uccidere scafisti e trafficanti di esseri umani.
(Pietro Vernizzi)